L'Arsenale si trova ubicato nella
parte terminale dell'attuale Via Cristoforo Colombo e
confina ad est con la sede della Fincantieri ed ad
ovest con la splendida villa dei Marchesi De
Gregorio.
Dal lato meridionale è separato
dal mare da un padiglione demaniale adibito ad
officina del cantiere navale.
Nella parte retrostante dove
attualmente si lavorano le lamiere, esisteva una
zona coperta, (bombardata durante l'ultima guerra)
che veniva utilizzata per la costruzione delle
imbarcazioni della Real Marina o di armatori
privati.
La Via del Molo, antico nome
dell'odierna strada, era molto importante per la
vita di tutta la città anche perché da essa doveva
necessariamente passare, chi arrivava o partiva da
Palermo in quanto tutte le navi di una certa stazza,
ormeggiavano in prossimità dell'Arsenale.
Il molo era noto a tutti, in
quanto denominato " La Muraglia d'argento ", poiché,
l'opera , colossale della costruzione del nuovo
porto di Palermo, realizzata fra il 1567 e il 1590,
era costata tanti scudi d'argento (circa 6 milioni)
Tutta la zona circostante il
monumento dovrebbe essere valorizzata in quanto oggi
costituisce una naturale area museale. Infatti nelle
vicinanze si , trovano il Palazzo Montalbo, Villa De
Gregorio, il Cippo Smiriglio, il Bacino in pietra
dei Florio, i Cantieri Florio, il Cimitero Inglese,
il Lazzeretto, la Nave di Pietra, lo Stabilimento
Termale dellAcquasanta.
L'Arsenale è stato eretto nel
1621-30 su progetto dell'architetto palermitano
Mariano Smiriglio che anche in altre sue opere ha
interpretato il manierismo italiano.
L'edificio occupa uno spazio
rettangolare. Al piano terra vi sono sei arcate che
proseguivano nell'atrio retrostante oggi non più
coperto. Le arcate, attualmente tompagnate,
ospitavano gli scafi in costruzione che su scivoli
venivano poi varati.
Il piano superiore è distinto dal
piano terra tramite una cornice a marcapiano che
funse da appoggio, per un ballatoio sul quale
montava la guardia armata e dove si aprono sei
grandi finestre ad edicola classica.
Nella parte superiore della
facciata, al centro, sormontata dallo stemma
borbonico a testa d'aquila, si trova una iscrizione
marmorea che riporta la seguente scritta: Philippi
IV Hispan, utriusque Siciliae regis III, auspiciis
augustis navale armamentarium, inchoatum, pefectum
MDCXXX.
L'uso attuale dell'Arsenale è
condizionato dai prossimi lavori di restauro e il
provvisorio allestimento di mostre, convegni e
manifestazioni culturali da parte del Comitato pro
Arsenale Borbonico ha come scopo principale, senza
fini di lucro quello di tenere sempre alta
l'attenzione verso il completo utilizzo del
seicentesco edificio.
L'Arsenale oggi è sede del Museo del Mare.
L'Arsenale della Real Marina Borbonica viene costruito secondo il piano politico della
Monarchia Spagnola di quei tempi di rendere autosufficienti per la difesa, ma anche per
la costruzione del naviglio militare, le più importanti piazze militari del Regno di
Spagna.
L'iniziativa della costruzione dell'Arsenale più che al Viceré Francesco De Castro, fu
dovuta, secondo il Villabianca, a Diego Pimentel, Generale delle squadre delle galee di
Sicilia; la prima pietra, benedetta dal cardinale Doria, fu buttata dalla Vice-regina la
domenica 24 gennaio del 1621, al tempo del Viceré Conte Francesco De Castro e del
Pretore di Palermo Antonio Raquesens Conte di Buscemi; l'opera fu portata a termine
nel 1630 quando regnava Filippo IV di Spagna e III Re delle Due Sicilie; ed era Viceré
Francesco Fernandez De la Cueva, Duca D'Albunquerque.
L'Arsenale si trova ubicato nella parte terminale dell'attuale Via Cristoforo Colombo,
che prima era chiamata "la Vìa del Molo", dove ormeggiavano, in prossimità
dell'Arsenale, le navi di una certa stazza; la "Via del Molo" era molto importante,
perché da essa doveva necessariamente passare chi arrivava o partiva da Palermo; del
resto il Molo era noto a tutti, in quanto era denominato ''la Muraglia d'Argento",
perché era costata tanti "scudi d'argento", circa sei milioni di allora, quando fu costruito
(nel 1567- 1590) il nuovo porto di Palermo.
L'Arsenale, costruito su progetto dell'architetto palermitano Mariano Smeriglio, si
articola su pianta quasi quadrata, occupa uno spazio triangolare, il corpo principale è
prospiciente il mare; questo corpo si sviluppa su due livelli: il pianterreno che si articola
su quattro alti fornici [arco con funzione di passaggio e anche come sostegno di una
struttura architettonica], coperti da volte a botte e da altri due portici laterali (oggi solo
uno di questi appare coperto da una volta a crociera, però di dubbia originalità).
Le arcate ospitavano gli scafi in costruzione, che su scivoli venivano poi varati.
Il piano superiore è distinto dal piano terra da una cornice a marcapiano [striscia in
rilievo sulla parte esterna come limite tra un piano e l'altro], che serve da appoggio per
un ballatoio sul quale montava la guardia armata e dove si aprono sei finestre ad edicola
classica.
Il piano superiore è composto di quattro grandi ambienti centrali e da due ambienti di
più ridotte dimensioni; nel primo piano erano situati gli appartamenti dell'Ammiraglio
(prima la dimora del "Generale delle galee" era nel palazzo del Marchese Emanuele
Viallabianca alla Cala).
Il piano terra si articolava pure su grandi gallerie, che partendo dagli archi di prospetto,
erano coperti, nella parte sottostante il palazzo, da volte a botte, e nella parte più
consistente da volte a crociera: il sistema consentiva un attraversamento sia
longitudinale che ortogonale (perpendicolare).
Sui due lati e sul retro gallerie e locali più bassi, coperti da tetti ad una falda (strato
largo e sottile), che erano occupati da officine e da magazzini. Ai due angoli, della parte
ora demolita, c'erano le garitte delle sentinelle.
Il prospetto principale è scandito da sei archi, più alti quelli centrali, e
anche da lesene [risalto decorativo a forma di pilastro sulla superficie del
muro] e da grandi finestroni; sulla lesena centrale c'è Io stemma Borbonico con
una grande aquila e con l'iscrizione in latino: "Phlippi IV Hispan, utriiusque Siciliane regis III, auspiciìs faustis navale
armamentarium inchoatum, perfectum an. Salutis MDCXXX" (con i fausti auspici di
Filippo IV di Spagna, III re delle Due Sicilie, l'incompiuto arsenale navale fu ultimato
nell'anno della Redenzione 1630).
La parte retrostante, oggi demolita, era delimitata da muri di minore altezza rispetto
alle dimensioni del primo ordine del prospetto, ma esprimeva una grande qualità
architettonica, come dimostra l'unico muro superstite sul lato meridionale; questo muro
infatti ha grandi finestre con fasce a rilievo ed è abbellito dal concio [pietra squadrata]
dell'arco; all'interno venti grandi pilastri reggevano un imponente sistema di colte a
crociera che copriva un unico immenso ambiente.
I bombardamenti del 1943 produssero gravi danni; oggi si prevede il restauro di questo
importante monumento.
Nell'Arsenale venivano costruiti gli sciabecchi, la feluca, il bertone, l'alalungara, le
berche cannoniere, ecc. (vds. NOTA).
Oltre che per la costruzione delle galee, l'Arsenale era un punto di riferimento per le
flotte che nel mare di Sicilia potevano avere avarie che venivano riparate da maestranze
qualificate.
All'interno dell'Arsenale sono custoditi due cannoni che nella parte retrosuperiore
hanno lo stemma borbonico; questi cannoni quasi certamente erano posti a guardia della
parte settentrionale della Città.
Nell'Arsenale negli ultimi anni del secolo XVIII (fino alla rivolta a Palermo del 1848)
venivano asserragliati i condannati alla pena del remo cioè i rematori nelle galere (le
galee).
L'Arsenale oggi, in via di restauro, è sede di provvisori allestimenti di mostre, di
convegni e di manifestazioni culturali, promossi dal Comitato pro Arsenale Borbonico.
Intorno all'Arsenale c'è un'area monumentale:
Villa De Gregorio (i Marchesi De Gregorio);
Palazzo Montalbo (oggi sede del Centro Regionale del Restauro);
Quinta Casa - dei padri Gesuiti (oggi Scuola Media "Antonello da Messina");
Cantieri Florio;
II Lazzaretto (ospedale);
Lo Stabilimento Termale dell'Acqua Santa (santa perché eliminava i disturbi
digestivi e curava la stipsi).
NOTA:
- lo sciabecco (fra 150 - 200 tonnellate di stazza) aveva un armamento di
circa 20 cannoni; era molto veloce: aveva tre alberi;
- la feluca imbarcazione a bassa sponda, molto leggera, senza ponte,aveva due alberi e la vela latina (cioè triangolare):
- il bertone bastimento tondo, molto utilizzato per il trasporto costiero
delle merci: aveva tre alberi e la vela quadra (a forma di trapezio);
- l'alalungara da allunga, pesce delle coste palermitane) lunga circa 12
metri con la prora (prua) svasata leggermente in fuori e con la poppa a rientrare, era a quattro remi e con la vela latina;
- le barche cannoniere barche lunghe circa 12 metri, avevano un solo albero e vela
latina, era armata con un cannone leggero, messo a proravia (cioè verso la prua).
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