Nel
Natale del 1798, in fuga dai tumulti di Napoli, sbarcò a
Palermo la coppia reale Ferdinando di Borbone e Carolina,
accolta favorevolmente dalla nobiltà palermitana.
Il re, amante della caccia,
acquistò dai nobili palermitani del tempo Ajroldi, Salerno,
Pietratagllata, Niscemi. Vannucci, Malvagna e Lombardo una
buona parte dei terreni situati nella piana dei Colli, per
costruire una riserva ove dare sfogo alla sua passione
venatoria.
Mediante editti reali espropriò feudi e tenute
fino a costruire un magnifico parco di circa 400 ettari che
raggiungeva le pendici del Monte Pellegrino; nacque così il
Parco Reale della Favorita.
Nel terreno dei Lombardo si
trovava una stravagante casina di stile cinese che, per la
sua capricciosa sfoggia la si trova segnalata in scritti
dell'epoca ed anche raffigurata in un dipinto di Pietro
Martorana, realizzato prima del 1797.
Al re non dovette dispiacere
tale capriccio architettonico, tanto che incaricò il più
noto architetto palermitano del tempo, Giuseppe Venanzio
Marvuglia (1729- 1814), di ristrutturare la palazzina senza
mutarne lo stile.
Pur essendo un architetto
neoclassico, Marvuglia dimostra notevoli capacità
compositive e vasta cultura nell'affrontare un tema tanto
insolito, per una committenza d'eccezione.
La palazzina presenta tre
elevazioni ed un piano seminterrato; i due prospetti
principali hanno al centro un portico semicircolare con sei
colonne in marmo, concluso da un bizzarro coronamento
orientale su cui è un terrazzo. Il portico del prospetto sud
è sopra elevato e vi si accede da due scalinate simmetriche,
ruotate quasi a 45°, di tre rampe ciascuna. Il motivo degli
scaloni esterni di fantasioso disegno era stato per tutto il
periodo barocco un tema ricorrente nell'architettura delle
ville extraurbane a Palermo, sorte numerose nella Piana del
Colli ed a Bagheria.
Il Piano seminterrato si
affaccia all'esterno con un portico ad archi acuti di gotica
memoria. La parte centrale dell'edificio si eleva sul resto
e si conclude con la "specola" o "stanza dei venti", un
ambiente ottagonale coperto a pagoda. Le ali laterali più
basse hanno due terrazzi con strane travature traforate.
Al primo piano è poi una
balconata continua a cui si può accedere da due originali
torri (realizzate nel 1806 dal real capomastro Giuseppe
Patricola), che ospitano scale "a lumaca", staccate dal
corpo della costruzione, enfatizzando così il carattere
ludico dell'edificio; del resto anche i cromatismi dei
prospetti, rosso, verde malva sul fondo ocra, si addicono
perfettamente allo stile.
Inoltre, ogni dettaglio,
dalle cancellate al piloni in muratura dei cancelli, dai
lampioni alle cornici, è rigorosamente cinese. Le recinzioni
in ferro si concludono in alto con buffi campanellini che si
muovono al vento.
Negli interni si esalta il
gusto esotico, magistralmente interpretato da artisti quali
Benedetto Cotardi e Rosario Silvestri (adornisti), Vincenzo
Riolo e Giuseppe Velasco (figuristi) e ancora Giuseppe
Patania e Raimondo Gioia, che si muovono tra il cinese ed il
pompeiano, tra il trucco e il gusto delle rovine, suggerendo
in ogni caso un senso originale della spazialità in sintonia
con la diversa funzionalità degli ambienti.
Nel seminterrato è la sala da
ballo, decorata dal Velasco in stile Luigi XVI, con finta
rovina nella volta (affresco attribuito a R. Gioia), un
Tromp-l'oleil di grande efficacia, vi sono anche la sala
delle udienze e la camera da bagno con grande vasca ovale in
marmo incassata nei pavimento.
Nel piano rialzato, la sala
del ricevimenti ha pannelli in seta, dipinti con succhi
d'erbe a motivi cinesi; mentre la sala da pranzo presenta la
famosa "tavola matematica", progettata dal Marvuglia,
provvista di un dispositivo che consente il "saliscendi "
dei piatti con le vivande direttamente dalle cucine
sottostanti evitando l'intervento dei domestici. Il relativo
meccanismo è stato restaurato a cura della delegazione di
Palermo del FAI, in occasione della Giornata di primavera
del 1999.
La camera da letto del re,
con affreschi di G. Cotardi e G. Velasco, ha un baldacchino
con otto colonne di marmo bianco; al piano superiore la
camera da letto della regina Maria Carolina è decorata in
stile neo-classico con affreschi attribuiti al Cotardi. Vi è
Inoltre una sala "alla turca" con colonne ed una in stile
pompeiano.
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