Una
leggenda, riferita dal Fazello, ha come protagonista un coraggioso
cavaliere normanno. Nell'anno 1071, durante l'assedio della città
da parte dei normanni, gli Arabi, che tenevano
saldamente in mano la città, si sentivano tanto sicuri da
beffeggiare, dall'alto delle mura, le truppe capitanate da Ruggero e da
Roberto il Guiscardo, e tenevano addirittura aperte le porte urbane.
"Mentre si combatteva, un cavaliere normanno (...) fece
un atto veramente memorabile, e fu che vedendo la porta della città
aperta, per vituperio dei nostri, volle con disprezzo ricompensare l'altro
e, spronato il cavallo, entrò con grande impeto nella città, ed
uccise
uno con la lancia che era a guardia della porta; e (...) passò per mezzo
dei nemici, e cavalcando per vie incognite a lui, che non vi era mai
stato, arrivò finalmente all'altra porta ed uscì fuori, e ritornò salvo
nel campo al suo capitano".
Secondo il Padre Amato la porta dalla quale
uscì il valoroso cavaliere era quella di Sant'Agata.
Verosimilmente la porta ha preso il nome di Sant'Agata
per la vicinanza dell'omonima chiesa che sorge lungo la via del Vespro. In
quel luogo, secondo la tradizione, la martire cristiana, nell'uscire dalla
città nell'anno 253, per recarsi a Catania dove avrebbe subito il
martirio, si sarebbe fermata per allacciarsi un calzare, lasciando
l'impronta del piede su di un sasso. E qui fu innalzata una chiesa detta
per questo "Sant'Agata de petra" o "Sant'Agata la pedata", chiesa
certamente molto antica, tanto da non esserci notizie della sua
fondazione.
Si può supporre che tale nome sia stato dato alla porta
tra il 1071 (data della cessazione del dominio arabo) e il 1178, cosa che
indurrebbe a pensare che la porta sia stata aperta nel primo periodo della
dominazione normanna. La porta comunque risulta già citata in alcuni atti
di vendita del 1275. Da porta Sant'Agata il 31 marzo 1282 uscì il popolo
palermitano per andare a festeggiare i Vespri, e dalla stessa porta
rientrò la moltitudine agitata, insorta contro gli Angioini con quella
sommossa conosciuta col nome di Vespri Siciliani.
L'architettura della porta è molto antica, anche se non
è facile affermare che essa sia quella originaria del periodo normanno. Il
Di Giovanni, nella topografia di Palermo, precisa però a tal proposito che
da nessun documento risulta che sia stata rifatta. È quindi essa una delle
più antiche testimonianze della cinta muraria medioevale, che si conserva
in discrete condizioni. Poche tracce restano dell'affresco raffigurante la
Madonna del Carmine, dipinto nella volta, e delle figure di angeli che si
trovavano nelle lunette.
La porta è composta da pietre ad intaglio con due archi,
uno più sporgente che termina a punta, l'altro più dentro al vano della
porta che è tondeggiante. Si nota l'influenza della fiorita cultura araba
e bizantina, nella ricercata eleganza degli archi, nel taglio della
pietra, nell'effetto chiaroscurale dosato, dovuto alle sporgenze di alcune
strutture rispetto ad altre più incassate, e infine negli affreschi che,
contrastando col colore della pietra tufacea, assumevano toni molto
raffinati.
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