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 Personaggi palermitani

GIUSEPPE VENANZIO MARVUGLIA

Nasce a Palermo nel 1729 da Francesca e Simone Imbarbuglia, capomastro; muore a Palermo nel 1814.

Le prime notizie biografiche sono quelle che ci da Agostino Gallo. Soggiorna a Roma dal 1747 al 1759, anno in cui ritorna a Palermo. Durante il periodo in cui vive a Roma, Marvuglia si dedica allo studio dell' antichità classica e dell' architettura cinquecentesca. Direttore dei lavori di costruzione e di decorazione del ginnasio dell' Orto Botanico di Palermo di Leon Dufourny dal 1793, Giuseppe Venanzio Marvuglia, progettista delle due stufe neoclassiche laterali (1790-95), risulta operatore autonomo già nel 1763 con il progetto per I' oratorio dei Filippini. Preceduto dalla continuità di una tradizione classica rinascimentale che si era manifestata in Italia e in Sicilia fino alla prima metà del Settecento permettendo alla nuova visione della classicità di trovare un terreno ad essa favorevole, il Neoclassicismo architettonico si manifesta con Marvuglia in forma innovativa. Nel 1763, infatti, Marvuglia ha già presentato ai Padri Filippini il modello ligneo del nuovo organismo e con quest' opera, alla ricerca di nuove dimensioni spaziali, egli inizia il dialogo con l' antichità classica. La definizione formale dell'interno della chiesa di S. Ignazio dei Filippini e il progetto per l'altare maggiore commissionatogli nel 1760 confermano la attenzione verso una nuova applicazione degli ordini architettonici condotta alla luce degli studi sui monumenti dell'antichità greca (in Sicilia) e romana.

Dal 7 settembre 1785 al 1814, subentrando a Grazio Furetto, Marvuglia sarà Architetto della Deputazione dell'Albergo dei Poveri di Palermo, dirigendo pertanto i lavori di avanzamento della fabbrica e progettando, nel 1802, la sistemazione della fontana dei grifi sul fronte opposto all'ingresso. Anteriormente a questa carica lavora, insieme al fratello Salvatore, alla costruzione della chiesa di Francesco di Sales, su Corso Calatafimi, iniziata nel 1772 e terminata nel 1776. In qualità di Architetto dei R. Siti di Campagna si occupa delle casine di proprietà della corona durante il soggiorno forzato in Sicilia della famiglia Borbone.

Fra queste la R.Casina di Miser-grandone nel feudo di Renda, che Marvuglia restaura dal 1799 al 1802, identificata con l'attuale villa Scalia; il R. Casino della Ficuzza, la Casina Cinese nel parco della R. Favorita a Palermo. Già in costruzione nel 1790 la Casina Cinese, nella versione in pietra realizzata per Ferdinando III di Borbone, è considerata, nel panorama italiano, una delle realizzazioni più raffinate di applicazione dei reperto-ri "esotici" e di mediazione con la cultura occidentale... Nel riprogettarla, Marvuglia utilizzando rapporti matematici semplici, applica il principio dell'architettura come scienza che gli aveva fatto enunciare i famosi requisiti vitruviani sotto forma di veri e propri enunciati matematici nel suo Trattato di Architettura Civile. Nella Casina Cinese, considerata il documento di inizio dell' "eclettismo romantico ottocentesco", Marvuglia sembra far uso delle esperienze condotte dall' architetto neoclassico Robert Morris nella prima metà del secolo XVIII, sull' utilizzo dei solidi, in particolare il cubo, come "unità di base della composizione", restituendo alla casina la logica di un rigore progettuale al di là delle connotazioni stilistiche.

Negli stessi anni in cui realizza la Casina Cinese, Marvuglia è impegnato nella costruzione della villa Belmonte all' Acquasanta, sulle pendici rocciose del Monte Pellegrino. U attività di Marvuglia era destinata ad esercitare una considerevole influenza nella pratica architettonica e nello studio sistematico dell'antichità, non soltanto attraverso le opere realizzate ma anche per la sua attività di docente presso la Cattedra di Architettura Civile dell' Accademia degli Studi da lui tenuta dal 1780 fino al 1805. Le tematiche affrontate nelle sue lezioni, nonché i principi che stanno a fondamento della sua opera e del suo pensiero sono enunciati negli Elementi di Architettura, e nel Trattato di Architettura Civile, rimasto incompiuto, con una prefazione di A. Gallo. Dai manoscritti citati si evince chiaramente il fondamentale ruolo che Marvuglia riconosce alla "capanna" come "naturale" esempio di forma primordiale, di cui I' "archetipo rustico" del tempio ligneo è una derivazione.

Architetto del Senato di Palermo dal 1789, Marvuglia interviene nella definizione formale e volumetrica del nuovo incrocio urbano di piazza Regalmici e del prolungamento della via Maqueda, per i quali verranno adottate precise normative edilizie. Faranno parte di questo programma, oltre alla ricostruzione di Porta Maqueda, i palazzi ai quattro angoli della piazza e il palazzo Nicolaci di Villadorata sul prolungamento (via Ruggiero Settimo), progettato fra il 1789 e il 1791 ed edificato da Emanuele Incardona.Dei quattro palazzi costituenti il nuovo incrocio, nonché la piazza, verranno realizzati soltanto il Palazzo Gelso, poi trasformato, e il palazzo Villarosa di Notarbartolo sorto nel 1785, ma rimasto incompiuto (distrutto).

Marvuglia interviene ancora nei palazzi Belmonte-Riso (direzione dei lavori e rielaborazione del prospetto principale, intorno al 1779); Coglitore (insieme al fratello Salvatore); Conte Federico in via Biscottar! (ingresso, scalone e cortile); Costantino (partito centrale del prospetto, cortile, scalone sono attribuiti a Marvuglia, 1785-88). Insieme a salvatore Attinelli dirige i lavori di restauro della Cattedrale di Palermo sulla base dell' originario progetto redatto da Fer-dinando Fuga nel 1767. Prende ancora parte, con Domenico Marabitti, alle opere di sistemazione dell' osservatorio astronomico presso il Palazzo Reale. Nel 1805 viene nominato socio straniero nella classe delle Belle Arti dell' Istituto di Francia su proposta di Dufourny. Muore a Palermo nel 1814.


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