Se osservate sulla carta geografica la fascia
settentrionale della Sicilia, guardate bene l'arco costiero
che si stende fra Capo d'Orlando e Capo Calavà,
la Costa Saracena, al centro c'è Brolo. E di
fronte a Brolo lo scoglio, “plurato” come lo chiamano
ancora, con reverenza, i vecchi marinai.
Sembra messo lì apposta per rendere più amena una marina
baciata dagli dei, terra di Titani, approdo di re angioini,
svevi, saraceni e poeti.
Per la verità il paese non ne avrebbe poi tanto bisogno,
visto che basta alzare lo sguardo verso l'orizzonte per
scoprire il profilo di Vulcano, al centro delle
Eolie, mentre leggermente sulla destra, si stagliano
Salina e Filicudi tra le più selvagge ed
incontaminate dell'arcipelago.
Brolo, i suoi lidi, i boschi che salgono lungo i pendii
di monte “Cipolla” e “pizzo Rocchetta”, posti baciati dal
Signore che quando li fece non badò a spese. Per non parlare
del mare. Il mare è mare in qualsiasi parte del mondo, è
vero, ma questo ha qualcosa di particolare. Se permettere e
più mare.
Perché e più ricco di colori, si va dal celeste tenue
all'azzurro che sfuma poi sul verde, per concludersi con un
blu intenso che fa intuire abissi profondi, puliti, case
delle sirene che tentarono di ammaliare Ulisse nel suo
girovagare, ma anche dei grandi banchi di pesce azzurro e
dei grandi totani che da quelle profondità vengono in
superficie attratti dalle “lampare” e dai loro giochi
amorosi.
Un pesce dal buon sapore, unico, che vi serviranno senza
nessuna salsa coprente, per apprezzarne il gusto nel
migliore dei modi. Il più antico, forse, condito dal
sorriso, dalla cortesia, dall'ospitalità che ben alberga tra
queste genti.
Per il resto riponete pure la vostra carta geografica.
Date le spalle al mare e scoprirete i Nebrodi. Che
sono propaggini dell'Appennino italiano. Da quelle montagne
verdissime e severe vengono odori di terra, profumi di
resine, di muschi, di fieno e di tante essenze che mal si
legano a quel mare dai colori tropicali. Ma scendono giù
anche le fiumare. Torrenti che in inverno si allargano, si
gonfiano a dismisura, scendono a precipizio giù verso il
mare, con una massa d'acqua fangosa che è una benedizione
per i campi assetati. Lasciano il limo sulle sponde come fa
il Nilo in Egitto.
Ebbene Brolo si trova esattamente al centro fra due fiumare
che cercano di evitare il paese. Ma lo cingono come in un
abbraccio. E poi non tralasciate di godervi dalla costa
quelle strade tortuose che si arrampicano sulla montagna per
raggiungere paesetti da presepe che si chiamano Naso,
Ficarra, Piraino e Sant'Angelo di Brolo
con le sue prelibate leccornie gastronomiche.
L'etimo di Brolo la dice lunga. Viene dal basso latino
medievale “broilum” che sta per campo coltivato. In
siciliano il “bbrolu” è il giardino, l'orto attiguo alla
casa. Da questo viene il raro termine letterario italiano di
“brolo” per orto, frutteto, giardino.
Non a torto visto che tutto attorno al borgo marinaro è
verde intenso: di agrumi, di ulivi, di orti, di vigne.
Le prime notizie sull'abitato sono di epoca normanna
quando attorno a una munitissima fortezza, eretta a difesa
dai pirati saraceni, cominciò a formarsi, e successivamente
a svilupparsi, il paesetto attuale anche se la mitica Croix,
di origine preromana, ogni tanto fa affiorare le sue antiche
vestigia. Già nel duecento Brolo appartenne alla famiglia
Lancia i cui discendenti ebbero il titolo di baroni. A
partire dal 1624 ottennero il titolo di duchi.
Resta l'antico castello con gli aggiustamenti e i
rifacimenti seicenteschi e con il pinnacolo dell'imponente
torrione centrale. I Brolesi per i loro rapporti con il
Cielo si sono sempre rivolti, ricavandone gratificazioni e
grazie, a Maria Santissima Annunziata onorata con tanto di
Chiesa Madre. La “Madonnuzza” è celebrata il 25 marzo con il
pesce fresco e vino bianco del luogo, ma i brolesi non
trascurano di rendere onore a San Martino, l'11 di novembre
che non sarà il loro patrono, ma è pur sempre occasione per
assaggiare salsicce e salami fatti con il suino nero dei
Nebrodi, e il vino novello.
Altro appuntamento importante nell'orologio stagionale
dei riti e delle feste è quello con i festeggiamenti della
Madonna del Lacco con le “luminarie”, grandi falò che
ricordano le feste del fuoco di origine pagana.
Ed i grandi appuntamenti con i riti della Pasqua,
del Carnevale, del Natale e soprattutto con il
cartellone dell'Estate brolese. La gente di mare sa sempre
apprezzare i piccoli piaceri della vita nel segno di
Epicuro.
L'unico malinconico, in questo borgo baciato dal sole e
dal mare, è un soldato. Protagonista del monumento ai Caduti
della prima guerra mondiale, che si trova accanto alla
chiesa Madre lungo la vecchia trazzera regia. Il soldato che
vi troneggia non è in atteggiamento eroico o sprezzante del
pericolo, come tradizione vuole. Il nostro rappresenta un
fante in atteggiamento cosi malinconico e sconsolato che
sembra meditare sulla inutilità della guerra.
Una passeggiata per le stradine strette e silenziose del
borgo medievale, quasi un casbha maghebrina, ha il potere di
riportarvi a quella dimensione umana ormai dimenticata. La
sosta a un tavolino di caffè è d'obbligo: serve a poter
cogliere la vita degli abitanti da una posizione di estremo
privilegio gustando il “gelato” brolese tra i più rinomati
di Sicilia. Se poi volete gratificarvi con un regalo,
offritevi un giro in barca. A scoprire le meraviglie della
sua costa vista dal mare. |