Le tappe del percorso:
Messina,
Villafranca Tirrena,
Roccavaldina, Milazzo,
Isole Eolie, Castroreale
Terme, Novara di Sicilia,
Francavilla di
Sicilia, Linguaglossa,
Etna
MESSINA
In origine si chiamò Zancle (falce) per la forma
arcuata del suo porto. La città conserva poche tracce archeologiche
interessanti del suo passato per la sovrapposizione cronologica degli
insediamenti, il susseguirsi di disastrosi eventi sismici e gli enormi
danni derivanti dagli ultimi conflitti mondiali.
Secondo Tucidide la città fu fondata nel 730 a.C. dai
Calcidici di Cuma mentre lo storico Strabene sostiene che i fondatori
provenivano dalla vicina Naxos. Il nome di Messina (Messanion) le fu
dato dai Messeni (670 a.C.) vinti dagli Spartani ed emigrati
sulla costa siciliana per salvarsi.
Il terremoto del 28 dicembre 1908 la distrusse quasi
completamente; la ricostruzione avvenne recuperando, delle sue
testimonianze storiche, quanto è stato possibile restaurare o
ricostruire come l'antico Duomo Normanno del 1192.
Da visitare: il Duomo, la Fontana di Orione, la
Chiesa della SS. Annunziata dei Catalani del XII secolo e numerose
altre chiese e monumenti. Interessante il Campanile del Duomo che
contiene un orologio meccanico, il più grande del mondo, costruito nel
1933 a Strasburgo. È un orologio che racconta le fasi
astronomiche del tempo con un quadrante del sistema planetario, le
figurazioni dei giorni della settimana e dell'età dell'uomo: inoltre,
presenta il Presepio, l'Epifania, la Resurrezione, la Pentecoste e la
consegna della Sacra Lettera della Madonna agli ambasciatori di Messina
(la Madonna della Lettera è la Patrona della Città): completano la
scenografia un gallo dorato posto tra le statue delle due eroiche
popolane Dina e Clarenza
ed un leone anch'esso dorato. Al rintocco di mezzogiorno tutta la scena
si anima fra la curiosità dei turisti che si raccolgono sulla piazza per
assistere all'evento giornaliero.
Altrettanto interessante è l'organo della Cattedrale di Messina, il più
grande d'Italia e il secondo in Europa. Fu costruito nel 1930
appositamente di grandi dimensioni perché il suo suono si sentisse anche
al di là dello
Stretto; venne distrutto nel corso della 2^ Guerra Mondiale e
ricostruito nel 1948; ha 50 tastiere, 170 registri e 16.000 canne.
Laghetti di Ganzirri.
Si tratta di due suggestivi pantani di acqua salmastra, il Grande ed il
Piccolo. Sino a qualche anno addietro erano famosi per la coltivazione
dei mìtili, oggi vietata per l'inquinamento. Il CONI dì Messina si sta
adoperando per l'utilizzo del lago di Ganzirri come centro per lo sport
del canottaggio e della canoa. In tal senso costituirebbe il più
naturale bacino posto nel meridione per tali attività agonistiche. (Il
progetto è stato curato dagli architetti M. Clerici ed E. Forte)
VILLAFRANCA TIRRENA (ME)
L'antico borgo è stato costituito in Comune soltanto nel 1929 dopo
essere stato, nel '500, feudo dei Cottone. Villafranca Tirrena,
trovandosi lungo l'impervia Strada Palermo-Messina, costituiva già nel
XVI secolo un importante punto dì riferimento per il viaggiatore che
qui poteva trovare una certa assistenza grazie al suo attivo fondaco.
Nel 1630 il feudo passò ai principi di Casteinuovo con il titolo di
contea.
Da visitare: il Castello baronale, il Santuario dell'Ecce Homo.
ROCCAVALDINA (ME)
Sorge nell'entroterra milazzese, sulle pendici dei Peloritani
settentrionali. La cittadina medievale vanta un'antica farmacia sulla
Piazza Umberto I con una collezione singolare di 238 vasi medicinali in
maiolica
di Urtano del 1580, bellamente esposti nelle bacheche e negli
scaffali. Si tratta di un originale e raro patrimonio artistico di
squisita fattura, conservato nello stesso ambiente per il quale fu
allora creato e consistente in albarelli, vasi, mortai, rocchetti,
bottiglie, brocche, etc...
Da visitare: la Farmacia, la chiesa della Catena, il Duomo
dedicato a San Nicolo da Bari, la chiesa dei Cappuccini (sulla strada
che conduce a Valdina), il Castello baronale.
MILAZZO (ME)
Non si può leggere la storia della Sicilia senza soffermarsi su
Milazzo. Già 4000 anni fa, in questo magnifico lembo di terra, di
fronte all'arcipelago Eolìano, si esprimeva una cultura fra le più
elevate dell'Isola, appartenente alla civiltà Thapsos.
Da allora sono passati per questa terra i Greci che vi fondarono Mylae, fino ai Borboni che non seppero rinunziare alle sue
bellezze.L'antica
Mylae si rese, però, indipendente dai Greci di Zancle nel 550 a.C. La
sua particolare posizione geografica suscitò le attenzioni dei maggiori
popoli conquistatori che si sono succeduti nel tempo. Occupata da
Corradino di Svevia, durante la guerra del Vespro, sarà prima
espugnata da Carlo d'Angiò poi liberata da Pietro d'Aragona e, quindi,
riconquistata da Roberto d'Angiò. A conquistarla saranno, in seguito,
gli austro-piemontesi, gli inglesi, i garibaldini e, infine, le truppe
alleate durante il secondo conflitto mondiale.
La città odierna si caratterizza per la magnifica fortezza, di
origine normanna, che svetta dal suo promontorio da dove domina il
canale fra la Sicilia e le Isole Eolie e controlla la pianura a sud.
Da visitare: nel Borgo Antico-Città Alta: il Santuario di S.
Francesco da Paola, la Chiesa di S. Gaetano, il Castello
medievale, il Duomo Antico * dei primi anni del '600, la chiesa
della Madonna del Rosario; nella Città Bassa: la Chiesa della Madonna
del Carmelo, il Duomo Nuovo, la Chiesa di S. Caterina, la Chiesa del SS.
Crocifìsso.
ISOLE EOLIE (ME)
[vedi link>]
Le prime impronte umane nelle Isole Eolie, a Lipari ed a Panarea, compaiono nel 6000 a.C., cioè nel
neolìtico. La cronologia
eoliana si può identificare quasi totalmente con la storia di Lipari,
l'isola maggiore dell'arcipelago. Tra il V ed il IV millennio a.C. i
popoli del Mediterraneo orientale, migrando verso occidente, arrivarono
nel Tirreno e per le Eolie iniziò un'epoca di grande floridezza grazie
al commercio dell'ossidìana (pietra lavica particolarmente dura e
tagliente) che si dimostrò una materia prima più resistente della
felce e adatta a molti usi, il che trasformò gli interessi economici
della gente prima dedita all'agricoltura. Dopo alterne vicende
preistoriche, dal XIII sec. a.C. iniziò la fase di decadenza
dell'arcipelago fino al IV sec. a.C. quando nuovi impulsi di civiltà
furono portati dai greci di Cnido e di Rodi. Seguono ulteriori vicende
tra battaglie, occupazioni, piraterie, distruzioni e incendi finché,
conquistata dai Romani, nel 252 a.C., fu rasa al suolo perdendo
l'indipendenza e la prosperità. Riuscì, comunque, a trarre ulteriori
vantaggi dal commercio dell'allume e dalle acque termali di
Vulcano e di Lipari. L'arcipelago delle Eolie comprende le isole dì
Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stròmboli e Vulcano.
Quest'ultima ha acquisito notevole rinomanza, oltre che per la
straordinaria bellezza della sua costa, per il valore termale delle
acque e dei fanghi che insistono sulla spiaggia vicino ai
faraglioni dove l'acqua ribolle per le sottostanti fumarole vulcaniche; tali
manifestazioni post-vulcanìche si riscontrano anche a Lipari ed a
Panarea ma solo nell'isola di Lipari esiste uno stabilimento termale
(Terme di S. Calogero).
Lipari. Santuario Madonna della Catena
(Quattropani di Lipari)
È interessante la visita del Museo archeologico eoliano * che
conserva importanti reperti dell'antica civiltà dell'arcipelago; del Castello
costruito dagli spagnoli dopo la scorrerìa del Barbarossa, la
Cattedrale di età normanna ma fortemente modificata in età barocca.
Nella contrada Diana si trova la necropoli ellenistica. Lo
stabilimento termale si S. Calogero, in fase di restauro, è situato
sulla costa ovest ed ha origini antichissime.
Vulcano. È l'isola più vicina alla Sicilia ed è divisa da Lipari
da uno stretto braccio di mare detto Bocche di Vulcano. Considerata
nell'antichità la sede di Efesio, dio del fuoco, presenta uno stupendo
contrasto tra la natura brulla delle sue rocce e l'azzurro intenso del
mare. Il Porto di Levante e quello di Ponente, delimitati dalla penisola
di Vulcanello, costituiscono due splendide e contrastanti spiagge, l'una
molto colorata, l'altra nera per la sabbia vulcanica.
Panarea. Circondata da isole e isolotti tra cui si distingue
Basiluzzo,
presenta un perimetro costiero frastagliato di notevole suggestione.
Stromboli. È formata da un cono vulcanico di 926 m.(
Serra
Vancura), in continua attività, che riversa le colate laviche lungo
la costa di nord-est detta Sciara del Fuoco; a nord-est, a circa
un chilometro e mezzo, si staglia l'isolotto di Strombolicchio,
alto 43 metri.
Salina. Santuario Madonna del Terzito (Val di Chiesa - Leni)
ricca di verde e di fitte coltivazioni, ha i rilievi più elevati
dell'arcipelago, i monti fossa delle Felci (m. 962) e dei Porri
(m. 859). Lacqua dolce presente nell'isola ha dato impulso ad una
rigogliosa agricoltura con viti (da cui si trae la Malvasia,
prodotta anche a Lipari), frutta, capperi e fìchidindia. Presso Punta
Lingua si trova un piccolo lago d'acqua salmastra un tempo adibito a
salina da cui deriva il nome dell'isola, Di notevole interesse è lo
spettacolo che si può ammirare a circa 200 metri dalla spiaggia di Rinella
dove emissioni solforose dal fondo marino fanno affiorare sulla
superficie del mare grosse bolle dette sconcassi. Meta turistica
è diventata la casetta di Pollara utilizzata da Troisi per il
film II postino.
Alicudi. È l'isola più occidentale dell'arcipelago. La vetta più
alta è costituita dal vulcano spenta della Montagnola (m. 675).
Presenta un mare incontaminato ricco di pesci ed aragoste.
Filicudi. È di forma ovale ed è circondata da scogli tra cui sì
distìngue la Canna, un obelisco naturale alto 85 metri.
Interessante anche la Grotta del Bue Marino che presenta
fantasmagoriche rifrazioni di luce.
CASTROREALE (ME)
Adagiata sulle pendici settentrionali del Cozzo di Sughero, nei
Peloritani settentrionali, Castroreale è circondata da una corona di
alture degradanti verso settentrione che lasciano aperta un'ampia
visione sul Tirreno, dal promontorio di Milazzo a Capo Calava;e da questo squarcio visuale emergono le sagome delle Isole Eolie. Il
paesaggio molto vario si compone di pendii boscosi e di brulli crinali,
di vallate e torrenti. Sembra che la città sia stata fondata dai siculi
nelI'VIII sec. a.C.; divenne subito centro d'importanza strategica per
la posizione che controlla la valle di Milazzo. Buggero I la diede come
appannaggio di baronia a Goffredo Borrelli (1092);Federico II d'Aragona vi soggiornò accordandole ampi privilegi;
Carlo V le conferì il titolo dì città.
Da visitare: la visita della cittadina riserva un fascino discreto
attraverso i suoi monumenti tra i quali sì segnalano il Duomo ed
il SS. Salvatore con le 500esche Torri Campanarie
idealmente allineate alla Torre del Castello federiciano, la Chiesa
della Candelora con la caratteristica cupoletta di ispirazione araba
con all'interno un bellissimo altare in legno intarsiato del XVII
secolo, la Pinacoteca dì S. Maria degli Angeli, la SOOesca Croce
dipinta del Museo Civico, la Chiesa romanica di S. Marina, il
Gruppo Marmoreo dell'Annunciazione realizzato da Antonello Gagini
per la Chiesa dei Minori Conventuali e conservato nella Chiesa di S.
Agata, la Statua di S. Agata del Montorsoli (1554), il Cristo
Lungo (XVII sec.).
NOVARA DI SICILIA (ME)
Il Paese sorge in una pittoresca vallata, cinta a sud dalla Rocca
Salvatesta e dalla Rocca Leone ed aperta a nord verso il mar Tirreno, al
confine tra i monti Peloritani ed i Nebrodi. Per la sua imponente Rocca
dalle pareti a picco ed i suoi 1.340 m di altezza è chiamata //
Cervino
di Sicilia.
Dall'alto della Rocca è possibile intrattenersi per godere di uno
dei panorami più belli della Sicilia che spazia dalla Calabria al
Tirreno con una visione nitida e completa delle Isole Eolie, dall'Etna
allo Jonìo coprendo tutti i Peloritani. Dì grande interesse, tra
questi monti, appaiono i numerosi insediamenti monastici basiliani,
le Grange, risalenti al periodo tra i secoli VI e IX, allorquando
ebbe inizio il processo dì coevangelizzazione del Valetemene
prodotto da monaci orientali. Novara di Sicilia offre squarci di grande
suggestione con le sue strette vie, i vìcoletti del suo centro storico
e le tante testimonianze di un'attività edilizia religiosa come il Duomo
del XVI secolo, la chiesa dell'Annunziata del 1697, la chiesa di S.
Maria La Noara (poco distante dal Paese), l'Abbazia di Novara.
L'origine insediativa dell'attuale città muove dall'area del
Castello
dì cui restano pochi spezzoni di mura e il cui poggio si affaccia a
strapiombo sul torrente San Giorgio.
Dopo la conquista normanna Novara fu abitata da coloni lombardi al
seguito di rè Ruggero. La dominazione lombarda contribuì a creare una
civiltà unitaria fra il 1061 ed il 1072 da cui sì sviluppò la Novara
moderna e, soprattutto, la nuova lìngua, quel dialetto gallo-italico
parlato ancora oggi. Novara affonda le sue radici nella
preistoria; infatti, nelle contrade Casalini (sotto la Rocca Salvatesta) e
dì Sperlinga (presso S. Basìlio) esistono ripari sotto roccia
ove gli uomini dell'età della pietra vivevano e lottavano contro le
intemperie della natura. Nella contrada Casalini trovò la sua
collocazione l'antica città di Noa (Cluverio, Sicilia Antica, I, II)
che fu fiorente in età greco-romana. Scomparve, probabilmente, in
seguito al terremoto che tra il 24 ed il 79 d.C. distrusse anche Tindari.
Interessante, accompagnati da una guida locale, l'escursione alla Grotta
o Riparo di Sperlinga: vera e propria oasi
archeologico-preìstorìca per i resti di civiltà paleolitiche e
mesolitiche che custodisce. Sulla cima Salvatesta una leggenda
vuole che
sia nascosto un tesoro. Sarà della donna che, tra una mezzanotte e
l'altra, avrà raccolto in sette boschi la legna per il forno, tessuto
un lenzuolo al telaio, ritirata la farina al mulino e fatto il pane;
porterà quest'ultimo, ancora caldo, entro la mezzanotte, sulla cima del
monte. Suo il tesoro.
Da visitare: chiesa di S. Antonio Abate, Chiesa Madre, chiesa di S.
Francesco, Abbazia di S. Ugo, chiesa di S. Maria La Noara, ruderi dei
mulini ad acqua.
FRANCAVILLA DI SICILIA (ME)
Posta a 350 m s/m ed a 5 chilometri dalle Gole
dell'Alcantara, la
cittadina sorse, sulle lave eruttate dal vulcano IVIoio nel 396 a.C.,
attorno all'XI secolo da un piccolo borgo cui Buggero il Normanno
concedeva franchigie e privilegi. Nei primi decenni del secolo XVI un
nobile messinese Antonio Balsamo compra Taormina ma, essendosi i
taorminesi ribellati, nel 1535 Carlo V ordina che Taormina ritorni al
demanio ed in compenso del prezzo versato da al Balsamo la cittadina di
Francavilla
conferendogli in titolo di Visconte. Successivamente appartenne ai
Ruffo, agli Oneto, agli Sperlinga che continuarono a fregiarsi del
titolo fino a quando la feudalità siciliana non venne abrogata, nel
1813.
Il 20 giugno del 1710 Francavilla fu teatro della più grande
battaglia che la storia della Sicilia contemporanea ricordi, quella
fra spagnoli ed austriaci che si sviluppò attorno al Convento dei
Cappuccini e che culminò con il passaggio della Sicilia dalla
Spagna all'Austria. I morti nei due eserciti superarono i 15.000 ed il
fiume S. Paolo e il torrente Zavianni divennero rossi di sangue. Nel Convento
dei Cappuccini esistono ancora le forti tricere e la garitta
spagnole. Anche se gli storici la fanno risalire al periodo romano,
intorno al III sec. a.C., recenti ritrovamenti archeologici effettuati
dai soci di Italia Nostra ne spostano le orìgini al V sec. a.C.
mentre in via Don Russotti è stato rinvenuto un santuario con
depositi votivi risalente all'età greco-arcaica.
Da visitare: l'antico borgo medievale con la chiesa
Matrice,
il Convento dei Cappuccini rimasto nella sua forma originaria
con le finestre delle celle a bocca di forno, le rovine del castello
normanno, la Cappella della Madonna delle Preci, già tomba di
famiglia dei Balsamo e dei Puffo, la chiesa dell'Annunziata, il palazzo
baronale e la chiesa della Madonna del Darmelo.
LINGUAGLOSSA (CT)
Esistente già in epoca mormanna, il suo nome ha origine,
probabilmente, da una grossa lingua di lava eruttata dopo il 1634 e
ricordata da una lapide in comune con il nome della città di Linguagrossa
(in greco g/ossavuoi dire lìngua). Si tratta di un centro frequentato,
essenzialmente, per villeggiatura e sport invernali.
Da visitare: Chiesa Madre (S. Maria delle Grazie) con affreschi di
Olivio Sozzi, la 5OOesca chiesa di San Francesco di Paola, Convento dei
Cappuccini.
Nei dintorni: il Bosco di Linguaglossa e l'Etna.
ETNA
Identificato nell'antichità con la fucina di Vulcano, chiamato
da Pìndaro colonna del cielo e dagli arabi gebel (monte)
Etna,
più che un vulcano, è una vera e propria regione vulcanica attiva,
ormai, da circa 500mila anni.
Cosi come appare attualmente, con un'altezza che si aggira mediamente
intorno ai 3.350 m., è stato originato da almeno due grandi vulcani, il
Trifoglietto nella cui area si è andata formando una vasta
depressione chiamata la Valle del bove ed il Mongibello
che è in attività quasi permanente. Al contrario della maggior parte
dei vulcani, il suo camino scende direttamente per ben 50 km.
all'interno della terra e la trimìllenaria storia della Sicilia non
conosce lunghi perìodi di riposo del colosso di fuoco. Per le
caratteristiche uniche di questo territorio, nel maggio del 1981, una
legge della Regione Siciliana ha decretato l'istituzione del Parco
Naturale dell'Etna.
Per ammirare le bellezze naturali del posto si può utilizzare la
ferrovia
circumetnea che ad una quota tra i 700 ed i 1.000 metri consente di
visitare quasi tutto il fianco della montagna.