Da Palermo a Cefalù
Le tappe del percorso:
Palermo,
Bagheria, Solunto,
Altavilla Milicia, Trabia,
Termini Imerese,
Himera, Caccamo,
Cefalù
PALERMO
breve riepilogo... per i dettagli clic
qui
Capoluogo della Sicilia, è circondata
perire lati dai monti della Conca d'Oro (il sole, sorgendo,
illumina foro dei limoni, degli aranci e dei mandarini).
Dodicimila anni di preistoria documentano insediamenti umani sui monti
che la circondano. La città conserva testimonianze fenice, greche,
romane, bizantine, arabe, normanne, sveve, spagnole. Il cuore storico ed artistico della
città è dislocato nella parte compresa dall'incrocio (Quattro Canti)
delle due lunghe arterie, il corso Vittorio Emanuele (già via Marmorea
e poi vìa Toledo) e la vìa Maqueda. Il primo nucleo abitativo (la paleopoli)
sorse in quella fascia di terra compresa tra i fiumi Kemonìa (a nord) e
Rapirete (a sud) dove, nelI'VIII sec. a.C., approdarono i fenìci, i
primi abitatori, che la chiamarono Ziz (fiore) per quanto il nome
greco di Panormus potrebbe far pensare ai greci quali fondatori della
città. Dell'antica città punica rimane ben poco poiché i suoi resti
sono sepolti sotto la città moderna e solo sporadicamente, in occasione
di lavori, viene alla luce qualche particolare. Prima di essere occupata dai greci la
città, unitamente alle vicine Mothya e Solunto, costituiva una base
commerciale fenicia di primaria importanza e proprio in queste città i
fenici si ritirarono quando i greci arrivarono nella Sicilia occidentale
nelI'VIII sec. a.C.
Ai fenici, dunque, seguirono i greci
dalI'VIII al III sec. a.C.quindi, i romani dal II sec. a.C. al V d.C.; dal VI al IX sec.
d.C. fu la volta dei bizantini mentre gli arabi
arrivarono nel IX e vi permasero fino all'XI secolo quando furono
scacciati dai normanni a cui seguirono svevi (XII-XIII), angioini (XIV),
aragonesi (1302), spagnoli (1503), sabaudi (1713), austriaci (1720) e
borboni (1734).
Interessanti i ruderi di antiche
costruzioni rinvenuti in piazza Vittoria e le Catacombe del complesso
di Porta d'Ossuna risalenti al periodo paleo-cristiano (IV-V sec.
d.C.).
Da visitare: Santuario di Santa Rosalia, Oratorio di Santa Cita,
Cattedrale, Basilica di S. Francesco, Chiesa del Gesù (Casa
Professa), Palazzo dei Normanni con la
Cappella Palatina, la Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, la Martorana,
Palazzo Steri, Palazzo Abatellis (sede della Galleria Regionale che
conserva, tra l'altro, tre capolavori d'arte: il busto di Eleonora
d'Aragona di Francesco Laurana, l'Annunciata di Antonello da Messina e
il Trionfo della morte di autore ignoto), Castello della Zisa, Palazzo
Mirto (Museo), Chiesa di S. Giuseppe dei Teatini, Catacombe del Convento
dei Cappuccini, Teatro Massimo, Villa Giulia, Parco d'Orleans, Mercati
della Vuccìria, del Capo e di Ballarò, Mercato delle Pulci (bric a
brac), Galleria d'Arte Moderna, Museo Archeologico Regionale, Museo
delle Marionette, Museo Etnografico Pitrè, Orto Botanico, i Graffiti
delle Grotte dell'Addaura.
Nei dintorni:
Mondello, Sferracavallo, Convento di Balda, San Martino delle Scale.
BAGHERIA
Nel settecento l'aristocrazia palermitana, sull'esempio del principe di
Butera Giuseppe Branciforte, vi edificò sontuose ville e nobili palazzi
trasformandola da centro agricolo ad elegante località di villeggiatura.
Si costruirono in breve tempo le ville: Butera
Trabia, Villarosa, Valgualnera,
Roccaforte, San Marco, Cutò, Rammacca, Moncada di Larderia. San Cataldo,
Inguaggiato, De Spuches di Santostefano.
Attualmente sono visitabili:
Villa Palagonia, resa celebre soprattutto per l'aria esoterica e di mistero
delle statue mostruose che la decorano: draghi, rospi, chimere mostruose e
suonatori di strumenti impossibili.
Villa Cattolica, sede della Galleria Comunale d'Arte Moderna, ospita una
raccolta di opere del pittore Renato Guttuso. Inoltre, è possibile visitare i
laboratori di pittura su carretto siciliano e di scultura su pietra d'Aspra.
Bagheria offre ai visitori una buona tradizione gastronomica siciliana con
ottimi ristoranti tipici.
SOLUNTO
Sulle pendici del monte Catalfano, nei pressi di Santa Flavia, in una
stupenda posizione sul mare, sorgono le rovine di Solunto, una delle tré
principali città puniche della Sicilia. La città ellenistica, nata nel IV sec.
a.C., ha la par- ticolarità di essere costruita su di un irto pendio, ciò la
rende estremamente suggestiva per lo straordinario panorama sul mare e sul
paesaggio circostante. Si riconoscono il teatro ed il ginnasio (grande casa
patronale con atrio e peristilio a colonne).
DA VISITARE NEI DINTORNI SANT'ELIA E
PORTICELLO. PITTORESCHI BORGHI
MARINARI, DOVE IN PICCOLE TRATTORIE DALLA PIACEVOLE VISTA SUL MARE, È POSSIBILE
DEGUSTARE SQUISITE SPECIALITÀ A BASE DI PESCE FRESCO.
ALTAVILLA MILICIA
Fondata su un piccolo insediamento preesistente, il centro ha origine
agli inizi del XVII secolo. Il paese si è sviluppato, sino alla metà
dell'800, a pettine ed ortogonalmente all'asse principale, prendendo
come punto di partenza l'ingresso alla residenza nobiliare di Palazzo
Beccadelli. Questo comprendeva una piccola chiesa dedicata alla Madonna
di Loreto, oggi Chiesa Madre, che s'affaccia su un lungo e panoramico
belvedere. L'8 settembre il Santuario e meta di pellegrinaggi.
TRABIA
Già menzionata nel XII secolo con il nome arabo dì Attarbi 'ah (la
quadrata), nel 1635 il principe del feudo di Trabia, Ottavio Lanza,
ottenne la licentia populandi per 20.000 scudi. All'ingresso del
paese è riconoscibile una rupe calcarea probabile testimonianza dì un
centro preistorico. La nuova chiesa risale al XIX secolo.
Recentemente, Trabia è salita agli onori della cronaca grazie ad
un'antica pergamena del 1154 del geografo arabo Al-ldrisì, conservata
al Museo di Oxford, dove si cita la città di Tarbìah (l'odierna Trabia)
per la produzione degli spaghetti e, pertanto, un secolo prima
della nascita del veneziano Marco Polo (1254) che, secondo le notizie di
quel tempo, aveva importato gli spaghetti dalla lontana Cina (Katai)
alla fine del XIII secolo.
Da visitare: il Castello di Trabia a picco sul mare, la
caratteristica Cappella di S. Rosalia, il porticciolo di S. Nicola
l'Arena.
TERMINI IMERESE
La storia di questa città a 36 km da Palermo risale al V sec. a.C.
quando gli abitanti della distrutta /mera si rifugiarono nel luogo dove
sorgevano le Thermae Himerenses. Sotto l'impulso dei nuovi
arrivati la città crebbe notevolmente; nel 251 a.C. fu conquistata dai
romani, nell'828 fu assalita e presa dagli arabi che ne promossero lo
sviluppo urbano. Al subentrare dei normanni Thermae divenne
città demaniale. Il cuore della città era e rimane l'antico nucleo
romano e poi arabo, per quanto l'area in cui sorse era stata abitata fin
dalle più remote epoche preistoriche; infatti, nelle Grotte Geraci,
Di Nuovo e nel cosiddetto Riparo del Castello sono stati
rinvenuti reperti che vanno dal Paleolitico fino all'Età del Bronzo.
Le Terme
Le origini delle ferme risalgono alla fondazione della città di Thermai,
nel 407 a.C., ad opera dei Cartaginesi, sulla sommità di un promontorio
in vista del magnifico golfo.
Successivamente, divenuta colonia romana, intomo alla rocca ormai
fortificata si espanse una grande e prospera città dotata, peraltro, di
un grandissimo stabilimento termale. Delle salubri acque di Thermae
Himerenses si favoleggiava che già Èrcole si fosse servito per
mettersi in forma.
L'attuale stabilimento termale sorse nel XVII sec. sulle rovine del
precedente. Al nuovo stabilimento fu annesso, nel XIX secolo, il Grand
Hotel delle Terme, su un progetto neoclassico di Damiani Almeyda. Fu
meta preferita della nobiltà e dell'alta borghesia palermitana e, fra
l'altro, fu sede operativa di Ignazio Florio ai tempi della mitica corsa
sulle Madome, la Targa Florio.
Da visitare:
l'ex Monastero delle Clarisse che ospita la Biblioteca
Liciniana, le rovine deli'Anfiteatro romano che poteva
contenere fino a 4.000 spettatori, l'Acquedotto Cornelio (II sec.
a.C.) che portava acqua a Termini da due sorgenti diverse e che rimase
in uso fino al 1860, la Chiesa Madre di S. Nicola di Bari (XV sec.), il
Museo civico* con reperti archeologici provenienti dal territorio e
dalla città.
HIMERA
Fondata nel 649 a.C. era una delle più fiorenti città greche in Sicilia e
costituiva, con Selinunte, il più avanzato centro greco verso l'occidente. Si
possono oggi riconoscere frammenti di colonne e la parte bassa della cella del
tempio della Vittoria, nonché i resti di alcuni quartieri.
Da alcuni anni l'Istituto di Archeologia dell'Università di Palermo, vi
conduce scavi, con l'intento di creare, accanto all'insegnamento
dell'archeologia ex cattedra, un impegno di ricerca sul terreno. Nell'antiquarium
sono raccolti ed esposti i reperti archeologici della zona.
CACCAMO
I frequenti toponimi di origine araba sono una chiara testimonianza
della presenza musulmana nel territorio che, dopo alterne
vicende, dal XV al XVIII sec. fu Signoria dei Conti di Modica sotto il
cui dominio godette di grande splendore.
Il Castello di Caccamo
E uno dei più grandi e meglio conservati Castelli di Sicilia,
secondo soltanto a quello di Mussomeli; vanta un insolito primato: non
fu mai espugnato.
Il primo impianto si ritiene essere stato un piccolo fortilizio con
torre di guardia di avvistamento e cinta muraria a forma di baglio sulla
quale si sarebbe sviluppata la Torre Madre dotata di sottostante
cisterna.
Notizie certe sul Castello si hanno nei 1160, al tempo della Rivolta,
dei Baroni capeggiata da Matteo Bonello, Signore di Caccamo.
Egli, infatti, si rifugia in Caccamo con i suoi soldati dopo aver
assassinato a Palermo il Gran Cancelliere del Regno, Maione di Bari,
l'il novembre 1160.
Soltanto con l'epoca chiaramontana il fortilizio di Caccamo assume la
forma di vero e proprio castello da cui pare si trasmetrano messaggi,
tramite fuochi accesi sulle torri più alte, con gli altri castelli
chiaramoncani viciniori.
Nei secoli successivi vengono costruite pareti a strapiombo e botole
segrete, sono aperti sotterranei e camminamenti, forse, ancora
inesplorati, per unire tutte le torri di guardia; si innalzano forche,
si scavano celle per i prigionieri, vengono escogitati trabocchetti.
Così si spiega, ad esempio, la saletta dove venivano fatti sparire gli
ospiti non graditi; essi venivano fatti accomodare ad un posto riservato
che celava un tranello. Al momento designato si apriva una botola e
l'ospite precipitava per tanti metri Hno ad essere trafìtto da
affilatissime lame di coltello.
La storia di Caccamo rimane legata, pertanto, alle vicende del
Castello che ha conosciuto, nel corso dei secoli, ristrutturazioni,
ampliamenti e rimaneggiamenti da parte dei Signori che l'hanno dominato,
fino ad assumere l'attuale forma architettonica.
Da visitare:
il Castello normanno dell'XI secolo, il Duomo*
fondato dai normanni nel 1090, ampliato nel 1477 e trasformato ne! 1614,
custodisce opere di altissimo pregio, la Chiesa Madre (1090) con
la pregevole tela di IVIatthias Stomer (1641) e altre opere di Vito
D'Anna, Pietro Novelli, Vincenzo La Barbera, Francese Laurana, Andrea
Mancino, Velasquez, Simone de Wòbrek, la Chiesa della SS. Annunziata
dove una grande tela di Guglielmo Borremans (1725) sormonta l'altare
Maggiore, la Chiesa di S. Benedetto alla Badia (considerata la
più bella chiesa di Caccamo) con il pavimento in mattoni di maiolica
con un disegno di Nicolo Sarzana (XVIII sec.), la Chiesa di S. Maria
degli Angeli con all'interno una Madonna con Bambino di Antonello
Gagini.
CEFALÙ
Ridente centro marino-balneare, le sue origini, molto probabilmente,
risalgono al IV sec. a. C.. Sotto il dominio normanno crebbe in grande
splendore con l'ampliamento della struttura urbana e la costruzione del Duomo
voluta dal rè Buggero li.
I Greci la chiamarono Kephaloidion (capo, testa), dalla forma
della rocca che la sovrasta, termine che nel dialetto locale si
trasformò in Cifalò e, poi, in Cefalù.
Da visitare:
il Duomo normanno, l'Osterie Magno (già Palazzo del
rè Buggero di cui resta una torre d'età normanna aperta da trifore e
bifore), il Museo Mandralisca che nella sezione archeologica contiene
reperti provenienti da scavi effettuati nei dintorni di Cefalù e nelle
Isole Eolie; interessanti una splendida serie di crateri, in
ottimo stato di conservazione, fra cui spicca il famoso Tagliatore di
tonno del IV sec. a. C.; sull'altura che sovrasta la città si trova
il cosiddetto Tempio dì Diana.
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