La costa tirrenica
Le tappe del percorso:
Capo
d'Orlando, Frazzanò, Gioiosa
Marea, Patti-Tindari,
Montalbano Elicona
CAPO D'ORLANDO
Affonda le proprie radici nelle antichissime civiltà che si
affacciarono nel bacino del Mediterraneo. La tradizione vuole che a
darle questo nome sia stato Carlo Magno fermatesi in questi luoghi
durante il suo viaggio in Terrasanta. Particolarmente entusiasta della
bellezza selvaggia della località volle che prendesse il nome del suo
valoroso paladino di Francia, Orlando. Secondo la leggenda, prima si
chiamò Agatìrso, dal nome del suo fondatore, figlio di Eolo
mitico re di Lipari. L'antica città ebbe sede sul promontorio omonimo
nel 1218 a C., stando allo storico Diodoro Siculo. La sua
posizione strategica, che permette il controllo di una vasta area marina
e luoghi tratti di litorale, fu motivo di contese tra greci romani e
saraceni. Oggi Capo d'Orlando è un promettente centro
marino-balneare. Per gli amanti della cultura suggeriamo una visita alla
casa-museo di Lucio Piccolo, in Contrada Vina, su una collinetta a pochi
chilometri dall'abritato. Fu poeta che poco diede alle stampe ma che dai
critici è considerato uno dei più grandi del dopoguerra. In questa villa
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, cugino di Lucio Piccolo barone di
Calanovella, scrisse gran parte del suo libro Il Gattopardo.
Da visitare:
il Santuario di Maria SS: di Capo d'Orlando, i ruderi del Castello
300sco, la Torre del Trappeto (il Bastione), la Villa Piccolo in
località Vina. Per la visita della casa-museo di Villa Piccolo
rivolgersi alla Fondazione (0941 957029)
FRAZZANO'
La cittadina è adagiata su uno dei più suggestivi crinali dei Nebrodi,
tra corone di monti lussureggianti di vegetazione mediterranea, da dove
si gode un panrama dei più vasti ed incantevoli mentre sul mare,
lontano, le Isole Eolie le fanno da corona all'orizzonte. Il borgo si
formò presso il Castello Belmonte e fu uno dei casali di S. Marco
durante la dominazione normanna e aragonese, nei secoli in cui queste
terre facevano parte della contea dei Filangeri. Stretto attorno alla
scomparsa chiesa di S. Antonio, il paese si sviluppò particolarmente nei
XVII e XVIII. In questo periodo l'accresciuta agiatezza fu testimoniata
dalla costruzione di ricche abitazioni e di due grandi chiese dai
superbi portali barocchi. Con il suo ricco patrimonio artistico Frazzanò
si può annoverare tra le più importanti mete del turismo culturale.
Da visitare:
La Chiesa di Maria SS. Annunziata, la chiesa di San Lorenzo, l'Abbazia
basiliana di S. Filippo di Fragalà, a pochi chilometri dal centro
abitato su di un colle raggiunto da una strada carrozzabile.
Abbazia basiliana di S.Filippo di Fragalà
Su di un poggio verdissimo, difeso da aspre rocche, è situata
l'Abbazia di Fragalà che costituisce, con la chiesa normanna e gli
edifici del cenobio, una delle più preziose testimonianze della storia e
dell'arte medievale siciliana. Durante la liberazione normanna della
Sicilia, il conte Ruggero passò da queste terre e sostò nel cenobio
greco che, secondo la tradizione orale, sarebbe stato fondato da
S.Calogero di Calcedonia nel 495. Verso il 1061 il Monastero di Fragalà
venne ricostruito ed ampliato diventando un importantissimo centro di
diffusione della fede e della cultura bizantina. Dedicato a S.Filippo di
Agira, il Monastero è uno dei più antichi edifici normanni fatti erigere
da Ruggero il quale, proprio nel territorio di Frazzanò, combattè una
delle prime battaglie per la liberazione della Sicilia dalla dominazione
araba.
GIOIOSA MAREA
Le origini di Gioiosa risalgono al 1094 quando il conte Ruggero !l
feudo Melluso al Monastero dei Benedettini di Patti. Nel 1364
Vinciguerra d'Arargona - che aveva ottenuto dal re la Capitanìa di
Patti - eresse sul territorio di Meliuso una torre di
osservazione e di avvistamento che chiamò Oppidum Guardae Jojusae
da cui derivò il toponimo Gioiosa. Il paese era diviso in
quartieri cresciuti attorno alle rispettive chiese da cui prendevano il
nome: San Nicolo, S. Maria della Catena, S. Maria delle Grazie.
Tra questi, solo il quartiere di S. Nicolo godeva dello status di
Parrocchia. Santo protettore del paese fu, inizialmente, S. Maria delle
Grazie poi S. Giovanni Battista ma in seguito gli abitanti proclamarono
loro protettore San Nicola, vescovo di Mira, per grazia ricevuta,
avendoli salvati dalla peste e dalla carestia.
Verso la fine del 700 Gioiosa Guardia, per una serie di
calamità naturali, fu definitivamente abbandonata.
Gioiosa Guardia (l'antica Gioiosa Marea)
Si trarrà dei ruderi di quel
che resta dell'antica Gioiosa, un paesino del messinese, a 800 m. slm.
nelle ultime propaggini dei Monti Nebrodi, abbandonato a malincuore dai
suoi abitanti alla fine del '700 per la perenne carenza d'acqua, il che
costrinse i suoi abitanti a trasferirsi in pianura dando così origine
all'attuale Gioiosa Marea. Il nome di Guardia si deve al
fatto di essere stata munita di una Torre di Guardia (di cui
resta qualche traccia) per l'avvistamento di navi turche che nel '600
compivano scorrerie piratesche lungo le coste; dalla Torre, con
opportuni segnali di fuoco, venivano avvisati gli abitanti della costa.
Gli amanti delle città scomparse possono raggiungerla, per
visitarne Ì ruderi, partendo da Gioiosa Marea. Tra. Ì resti della
vecchia Gioiosa si annoverano anche i ruderi di un antico sito risalente
all'età del bronzo. Oggi Gioiosa Guardia vive nella memoria
storica degli abitanti di Gioiosa Marea ma potrebbe tornare a
vivere, con opportuni recuperi, quale testimonianza di una Sicilia verde
e incontaminata.
La Laguna di Marinello
Si tratta di sette stagni ognuno dei quali vive e si sviluppa
autonomamente. I più grandi sono il lago Marinello,
isolato dal mare, che ospita vegetazione lacustre e palustre; il Mergolo,
detto della Tonnara ed il lago Verde. Un antico sentiero parte dalla
Riserva Naturale di Marinello ed arriva alla Rocca della Femmina. Da qui
è possibile raggiungere un sentiero esterno alla cinta muraria della
città antica di Tyndaris
che porta al Nuovo Santuario e da! vicino sentiero Coda di Volpe
ridiscendere nella zona lagunare di Marinello.
PATTI
Costituisce il centro principale della zona orientale dei
Nebrodi. È
un vivace centro della costa tirrenica affacciato nella parte più
interna dell'omonimo golfo. È sorto sulla cima di una collina (m. 157
slm) espandendosi, recentemente, in direziono del mare ove ha assunto
notevole sviluppo la frazione di Patti Marina. Le origini di
Patti, erede di Tindari, si fanno risalire ad epoca premusulmana ma le
prime notizie concrete risalgono al 16 luglio del 1027 quando il
saraceno Gaito Maimone depredò ed incendiò la città. Con la
dominazione normanna la città risorge nel suo maggior splendore. Nel
1094 il Gran Conte Ruggero I il Normanno, primo re di Sicilia, con
apposito diploma conservato nell'Arca Magna della Curia vescovile,
fondò un monastero benedettino sulla sommità della collina dove oggi
è la Cattedrale che conserva il sarcofago della Regina Adelasia, moglie
de! Gran Conte.
La città può vantarsi di un bene culturale prestigioso venuto alla
luce durante gli scavi per la realizzazione dell'autostrada
Palermo-Messina. Si tratta di una splendida Villa Romana del
periodo tardo imperiale (IV
sec. d.C.) che, probabilmente, si estendeva su una superficie di circa 2
ettari nell'incantevole scenario del Golfo di Patti, a pochi chilometri
dall'insediamento greco-romano di Tindari. La Villa è ricca di mosaici
policromi di notevoli dimensioni che presentano affinità, per
composizione e tipo, con lo stile africano, caratteristica che accomuna
la Villa a quelle di Casale in territorio di Piazza Armerina e di
Noto presso la foce del fiume Tellaro.
Da visitare:
in via dei Verdi un caffè in stile liberty,
nella chiesa di S. Nicolo La Mira (XV-XVI sec.) un tabernacolo in
marmo, in via XX Settembre l'antica chiesa di S. Giuseppe, nella
chiesa di S. Maria dei Greci una Statua in marmo della Madonna dei
Greci, nella Cattedrale Statua in marmo della Madonna con il
Bambino fra Angeli, nella chiesa di S. Michele la Custodia
marmorea del .Sacramento con S. Agata e M. Maddalena, chiesa di S.
Ippolito.
TINDARI
Fu fondata nel 396 a.C. dal tiranno siracusano Dionìsio il Vecchio
dopo avere sconfitto i Cartaginesi: ad abitarla vi spedì i profughi
messeni provenienti dal Peloponneso. Egli chiamò la città Tyndaris in
onore degli dei protettori del messeni, i Tyndaridae o Dioscuri. Il
versante orientale del promontorio su cui sorge Tindari è
caratterizzato da una imponente scogliera alta 250 metri dominante
un'ampia spiaggia che racchiude tre laghetti formati da cordoni
litoranei esteri per circa due ettari di superfìcie l'uno.
Da visitare:
la Basilica
(IV sec. a.C.) e il Teatro
Greco (fine del IV sec. a.C.) dove, in estate, si svolgono
manifestazioni culturali.
MONTALBANO ELICONA
È uno dei più antichi e suggestivi centri dell'area
nebroidea,
ricco di storia, arte e tradizioni. Situato a 907 m slm, l'abitato si
estende sulla sommità di due rilievi contigui attorno ai quali il
torrente Elicona forma un'ampia curva. Oggi si propone come stazione
climatica a spiccata vocazione turistica senza, tuttavia, trascurare le
attività artigianali ed agricole ed il recupero dei suoi pregevoli
tesori storico-artistici. Le origini del primo nucleo abitato di
Montalbano, che nell'antichità faceva parte del vasto territorio della
siculo-greca Abakainon, sono da collocare intorno all'anno mille.
Caratterizzata da un impianto tipicamente medievale, presenta i resti un
imponente Castello di Federico II d'Aragona (XIV sec.), recentemente
restaurato. Edificato su preesistenze bizantine ed arabe, il Castello è
costituito in alto da un fortilizio normanno-svevo ed in basso dal palatium
fortificato svevo-aragonese. Vive di pastorizia e di piccole aziende
alimentari di trasformazione. Recentemente ha visto sorgere nei pressi
uno stabilimento per l'imbottigliamento delle acque minerali che
sgorgano dalla sorgente Lagrìmusco in località Mitizzo. Si
narra che nella Fonte del Tirone Federico II, malato di gotta, vi
si immergesse per curarsi. Gli studiosi da decenni discutono sulle
origini del paese e del suo stesso nome. Si parla di una possibile
derivazione dai nomi latini mons albus con evidente riferimento
ai monti imbiancati dì neve.
Da visitare:
nella Chiesa Madre la Statua di S. Nicola da Bari
(1587), nel Santuario di Maria SS. della Provvidenza una Statua lignea
della Madonna, nella 300esca chiesa dì S Caterina la Statua di marmo
di S. Caterina, resti del Castello di Federico II d'Aragona (XIV
sec.), il bosco di Malabotta, gli antichi mulini ad acqua sul fiume
Elicona.