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 Sicily virtual tour !

Dal mare ai monti

Le tappe del percorso:
Licata, Campobello di Licata, Naro, Canicattì, S. Cataldo, S. Caterina Villermosa, Caltanissetta

LICATA

La città fu fondata sui monti Sole e Monserrato intorno al 280 a.C. dagli akragantini guidati dal tiranno Phinzias da cui prese inizialmente il nome. Questi vi deportò gli abitanti della vicina Gela fatti prigionieri dopo averne distratto la città. Lo specchio di mare su cui si affaccia la città fu, all'epoca delle Guerre Puniche, teatro di terribili scontri navali tra romani e cartaginesi di cui famosa resta la battaglia vinta dai romani guidati da Attilio Regolo. In epoca ellenistica la città si estese e si sviluppò alla destra del fiume Salso su un'altura denominata Montagna di Licata. Nel rilievo più orientale della montagna sì trova Monte Sant'Angelo dove insistono resti di fortificazioni greche e tombe a grotticella della prima età del bronzo ma la presenza umana è attestata sin dall'età paleolitica.

Sulle spiagge licatesi, oggi meta di turisti e bagnanti, il 10 luglio 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, guidate dal generale Alexander vi sbarcarono le truppe alleate che da qui iniziarono l'avanzata sul territorio italiano.

Da visitare: la Chiesa Madre, il Palazzo Municipale (opera postuma del Basile), il Chiostro S. Angelo (1220), il Museo Civico in cui si trovano esposti i reperti dal paleolìtico all'età del bronzo, reperti litici, terracotte decorate, vasi, monete, etc...


CAMPOBELLO DI LICATA

Centro collinare dell'agrigentino fondato alla fine del XVII secolo (1681). Si sviluppò in prossimità della chiesa di Gesù e Maria, preesistente alla sua fondazione, per favorire i lavoratori che lavoravano nella zona. Da visitare: la Chiesa Madre nata con la fondazione del paese.


NARO

È una cittadina da visitare per ricchezza di monumenti (risplende di magnifico barocco) e amenità dei luoghi. A darle il nome di Nar (fiamma) furono gli arabi. Pittorescamente disposta sulla sommità di un colle a 600 metri slm., la cittadina era un tempo divisa in Valle del Paradiso, dove abbondanti erano i mandorleti, e in Valle del Purgatorio perché la coltivazione era meno intensa. Era nella Valle del Paradiso, nei pressi della stazione ferroviaria, che sino alla 2' Guerra Mondiale si svolgeva, ogni anno, con lunghe sfilate di carretti addobbati, la Sagra del Mandorlo in Fiore (oggi celebrata ad Agrigento nel mese di febbraio).

Una scala nel barocco: nel mese di agosto l'intero paese, la sera, si raccoglie in una scenografica scalinata per assistere a rappresentazioni teatrali in dialetto siciliano. La scalinata è quella che si apre in via Dante e lunga corre sino al Vecchio Duomo. Il palcoscenico viene allestito in basso, sui primi gradini, di modo che gli spettatori (la scalinata, lunga trecento metri, può ospitare sino a tremila spettatori), fittamente assiepati lungo tutta la scala, guardano attori e scene dall'alto, l'effetto è suggestivo specie quando al di sopra della scena lentamente trascorre la luna nel chiaro del cielo agostano.

Da visitare: i resti di catacombe cristiane del IV sec. d.C. (Grotta delle meraviglie) in contrada Canale Baglio e Donna Ligara, la merlata Porta Vecchia, il Castello Chiaramontano, la chiesa del SS. Salvatore, il Portale del Collegio dei Gesuiti, il settecentesco Chiostro del Convento di S. Francesco, il Santuario di San Calogero. Un codice miniato del '400, manoscritti, incunaboli e reperti archeologici si trovano nella Biblioteca Federiciana (ex convento dei Frati minori).


CANICATTÌ

È, certamente, il centro commerciale e industriale più importante dell'intera provincia agrigentina, particolarmente, conosciuta per la produzione dell'Uva Italia. Fondata dai saraceni, come testimonia l'origine araba del suo nome (al-Qatah), si sviluppò attorno ad un fortilizio musulmano fino ad essere acquisita dalla famiglia Palmeri da Naro e, successivamente, da Andrea De Crescenzi. Nel 1448 il territorio di Canicattì pervenne ai baroni Bonanno che vi costruirono un castello di cui oggi è possibile vedere pochi ruderi. Nelle zone archeo-logiche di contrada S. Vito, Civita, Casalotti e Fiumara di Giacchetto sono state rinvenute testimonianze dì età preromana e romana.

Da visitare: la Chiesa Madre con facciata di E. Basile, la chiesa di S. Diego ornata di pregevoli stucchi, la chiesa di S. Francesco, la Torre dell'Orologio, Villa Firriato (in ctr Casalotti) progettata da E. Basile.


SAN CATALDO

Di origine greca e, successivamente, territorio di conquista dei romani, San Cataldo venne edificata sul territorio del vecchio Casale Caliruni, costituito da nove ex feudi. La Licentia Aedificandiìu concessa nel 1607 al barone Nicolo Galletti dal re di Sicilia Filippo III. Il Comune ha avuto nel corso della sua storia alterne fortune legate alle attività estrattive dello zolfo e dei sali potassici, uniche fonti di benessere unitamente all'agricoltura.

Nel 1820 la popolazione si ribellò al dominio borbonico e nel territorio circostante si svolsero cruenti scontri tra i sancataldesi ed i legittimisti.

Da visitare: la Chiesa Madre, la zona archeologica di Vassallaggi.

VASSALLAGGI (SAN CATALDO)
Si tratta di un rilievo montuoso formato da 5 colline rocciose. Questo sistema collinare è sede di un centro antico identificato con Motyon (citato da Diodoro Siculo). Gli scavi hanno identificato una fase preistorica (l'età del Bronzo) con indizi di un centro abitato, una fase protostorica (testimoniata da ceramiche indigene e da tombe a camera) e una fase dì ellenizzazione (VI sec. a.C.). Il centro andò distrutto probabilmente ad opera dei cartaginesi ma fu ricostruito da Timoleonte e seguì la stessa sorte dei vicini siti di Sabucina e Gebel-Habib distrutti nel 310 a.C.


S. CATERINA VILLERMOSA

Borgo collinare secentesco dominato a nord dal massiccio di Monte Matarazzo (823 m), ad ovest dalla catena di Filo delle Rocche (832) e a sud-est dal Monte Fagaria (813 m). Il territorio da est ad ovest è solcato dal torrente Vaccarizzo, affluente del fiume Imera Inferiore. Tali condizioni geografiche offrono angoli di straordinaria bellezza ancora incontaminata che danno l'opportunità, a chi ama la natura, di fare lunghe passeggiate nei sentieri per respirare aria pura. Le escursioni diventano più interessanti nei periodi dì raccolta di funghi, asparagi, erbe selvatiche officinali (spaccapietre, belladonna, gramigna, etc,..) ed erbe aromatiche come l'origano. S. Caterina è, peraltro, famosa per le sue ricamatrici i cui preziosi lavori sono destinati alle migliori famiglie siciliane. I lavori più squisiti, gli intrecci e i punti più antichi e complessi non sono un mistero per le mille ricamatrici di S. Caterina, un'attività tradizionale appresa dalle madri e dalle nonne. Dalle loro mani escono corredi, coperte, servizi da tavola, asciugamani, ormai introvabili altrove. Interessante acquistare, nelle vecchie Robbe (agglomerati rurali) i prodotti locali direttamente presso i produttori come ricotta, formaggio, provola, mandorle, pistacchio, olive, olio e vino.

Da visitare: le microstrutture carsiche del costituendo Parco Geologico Naturalistico di contrada Scaleri (a nord dell'abitato), il Santuario di Maria SS. delle Grazie, la Chiesa Madre, il lavatoio comunale in contrada Fiumara.

Escursione consigliata: Museo della Civiltà Mineraria presso la stazione ferroviaria di Villarosa


CALTANISSETTA

Posta nel centro dell'Isola, sorge su un colle alle pendici del Monte San Giuliano. La città ha origini antichissime. In tempi remoti l'abitato si estendeva sulla collina di Gebel Gabib dove ricerche archeologiche hanno individuato avanzi dell'insediamento sìculo-greco dì Nissa, primo nome della città. Si trattava, probabilmente, di un centro sicano successivamente ellenizzato i cui reperti ritrovati sono conservati nel locale Museo Civico. Conquistata dai siracusani intorno al 400 a.C,, la città assunse il nome di Petiliana dopo l'invasione romana operata da Lucio Petilio. All'antico nome di Nissa preceduto dal prefisso arabo qal'at (rocca) si ritornò dopo l'assedio e la conquista da parte degli Arabi. Con l'arrivo dei Normanni, intorno all'anno 1000, il centro della città si portò nei pressi del Castello di Pietrarossa di cui rimangono alcuni ruderi. Sulla strada che dal capo-luogo porta a San Cataldo, in contrada S. Elia, si può respirare la migliore aria di Sicilia. Interessante visitare, se si vuoi conoscere la Sicilia più vera, il Museo Mineralogico e della Zolfara presso l'Istituto Industriale Sebastiano Mottura dove si trovano esposti campioni di minerali ed attrezzi di lavoro per l'estrazione dello zolfo.

Manifestazioni: la Settimana Santa a Caltanissetta è una delle più suggestive della Sicilia. Il Giovedì Santo sedici gruppi scultorei (chiamati Vare), realisticamente ed artisticamente riprodotti a grandezza naturale e riproducenti con accesi toni drammatici sedici momenti della Passione di Cristo, vengono fatti sfilare per le strade della città.

Da visitare: il centro storico, il museo delle Vare, il Museo Mineralogico, l'Abbazìa di S. Spirito, le zone archeologiche di Gebel Gabib, Sabucina e Capodarso.


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