Lo Zingaro e l'uomo
Testimoniano la presenza millenaria
dell'uomo nello Zingaro alcune strutture insediative isolate,
che si integrano con l'ambiente naturale in modo da formare
un'unità rappresentativa. La Torre dell'Uzzo, la Tonnarella
dell'Uzzo, il Borgo Cosenza e la C.da Sughero e, per la vita
che vi si svolgeva, anche la Grotta dell'Uzzo sono elementi di
un paesaggio umanizzato, in cui il sopravvissuto equilibrio di
forme e di tecniche invita al ritrovamento di antiche matrici
di civiltà. Così fino a poche decine di anni fa, si lavorava
ogni area anche modesta, purché adatta: ciò che rimane delle
coltivazioni di mandorli, carrubi, viti, olivi e seminativi
pone in evidenza che l'attività agricola era importante per
l'economia del luogo. La presenza del frassino, per estrar-ne
la manna, e del sommacco, per ricavarne il tannino per la
concia delle pelli, completano il quadro delle colture
introdotte. Altra attività era quella della raccolta e della
lavorazione che riguardava il crine vegetale, con il taglio e
la vendita dell'Ampelodesma tenax ( = mauritanica), la comune
disa, mentre la palma nana, Chamae-rops humilis, si utilizzava
per fare scope, corde e ceste («coffe»). Attività peraltro
quasi del tutto cessate, a differenza dell'allevamento di
ovini e caprini, che invece è continuato, anzi incrementato,
fino alla data di istituzione della Riserva.
Grotta Grande o dell'Uzzo
Abitata dall'uomo dal periodo paleolitico
superiore (60.000-15.000 a.C.) fino ai nostri giorni, è un
importante giacimento preistorico. La grotta si presenta come
un'ampia cavità di 50 mt. di apertura e profondità e di 45 mt.
di altezza; si trova a quota 5 mt. sul livello del mare. La
prima segnalazione archeologica risale al 1926; a seguito
degli scavi condotti è stato possibile, dai ritrovamenti,
ricostruire la vita dell'uomo nella Sicilia occidentale.
L'uomo del paleolitico viveva cacciando il cinghiale, la
volpe, il bue e molti uccelli. Nel mesolitico (12.000-8.000
a.C.) si affiancano la pesca e la raccolta di cereali
selvatici. La caverna costituisce l'abitazione di un gruppo
plurifamiliare. Nella grotta si svolgono tutte le attività
sedentarie come la cottura, la lavorazione delle pelli, ma
anche le pratiche magico-religiose e la sepoltura, come si può
vedere dai graffiti e dalle deposizioni funerarie, che si
trovano proprio nella grotta dell'Uzzo. Nel neolitico
(5.000-4.000 a.C.) si avranno la nascita dell'agricoltura, la
pratica della pastorizia e la produzione della ceramica. I
livelli neolitici hanno restituito frammenti di ceramica
impressa, incisa, nonché dipinta. Sono stati ritrovati,
inoltre, resti ceramici riconducibili all'età del bronzo
(2.000 a.C.) e frammenti che ci riportano pure al VI secolo
a.C. e all'età romano-bizantina. La frequentazione della
grotta si è protratta nei secoli fino a raggiungere i nostri
giorni, nella sua utilizzazione ad ovile, come rifugio per i
pastori transumanti, che spostandosi d'inverno dall'entroterra
alla costa, occupavano la grotta per ripararvi gli animali.
Borgo Cosenza e C.da Sughero
Il primo costituisce un agglomerato di circa
una ventina di piccoli fabbricati rurali, situati in una valle
riparata, presso il M.te Passo del Lupo. Il Borgo, abitato
fino agli anni '50, conservatesi nel suo complesso, ha avuto
un primo intervento per la liberazione da terra e detriti, che
ha consentito di mettere in luce le originarie pavimentazioni
lastricate, esterne ed interne. Nel palmento, la stanza dove
si pigiavano le uve, esiste un antico torchio di oltre 150
anni. Lavori attinenti all'agricoltura e alla pastorizia si
svolgevano anche in C.da Sughero, prossima a C.da Uzzo,
seppure maggiormente indirizzati alla caseificazione. Piccoli
casolari, simili a quelli di Borgo Cosenza, formano la
contrada, ma non aggregati, quanto piuttosto sparsi tutt'intorno
alla grotta omonima. Ambedue sono destinati, nel progetto di
fruizione della Riserva, a musei e centri delle attività
tradizionali agricole-zootecniche.
Tonnarella dell'Uzzo
Lungo la fascia costiera, all'altezza della
grotta dell'Uzzo, era situato un ridotto impianto di reti
fisse, per la pesca del tonno e anche di altri pesci,
realizzato con le reti della tonnara di Scopello, che venivano
reimpiegate al termine dell'attività di quella. Rimane il
piccolo «marfaraggio», costruzione in blocchi di pietra nelle
parti più antiche e in conci di tufo in quelle più recenti. Il
«marfaraggio» nelle tonnare costituiva l'insieme dei
fabbricati destinati alla lavorazione dei tonni, a magazzini,
ad alloggi, e che nel caso della Tonnarella dell'Uzzo era
utilizzato principalmente per ospitare gli uomini durante il
periodo della pesca. Naturale destinazione d'uso di questo
edificio è stata a laboratorio e museo di biologia marina e
delle arti marinare.
Torre dell'Uzzo
Stava di guardia a difesa della tonnarella.
La costruzione esisteva già nel 1578, ma era ancora
incompleta. A pianta circolare, con diametro di mt. 9,50 e
spessore di mt. 1,50, presenta una forte risega esterna
mediana, mancando invece del basamento a scarpa. È priva della
parte superiore e della copertura; alla parte residua
inferiore sono addossate delle fabbriche per usi agricoli. La
muratura, priva d'intonaco, si presenta costituita da piccole
pietre, legate con malta, e da qualche concio lavorato (figura
in copertina). Sarà destinata ad Osservatorio ornitologico.
Testi forniti dall' Azienda Foreste
Demaniali della Regione Siciliana
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