Palermo non si chiamerebbe
cosi se la città non fosse appartenuta al mondo arabo, come
lo fu per due secoli.
Il nome, infatti "Panormus" (dal
greco, "tutto porto") che la città portava sin da tempi
antichi, dagli Arabi non fu inteso e perciò fu storpiato in "Balarmuh".
I Musulmani conquistarono la Sicilia sottraendola al dominio
del loro grande rivale dell'epoca: l'impero di Bisanzio.
Lontana dalla capitale Costantinopoli, l'isola mediterranea
era una provincia sfruttata, come nei tempi romani, dal
sistema latifondista e dalla monocoltura del grano.
Nel nono
secolo la tendenza autonomista dell'ultimo governatore
bizantino della Sicilia provocò e facilitò l'invasione
musulmana. Le navi musulmane partirono da Suso (Tunisia)
l'odierna Sousse per
approdare a Mazara nell'827
LA PALERMO ARABA
La conquista si protrae
per molti anni prima che tutti i centri Siciliani fra cui la
città capitale, Siracusa, e la roccaforte logistica nel
centro dell'isola, Enna, passino in mano musulmana. La
Sicilia viene quindi coinvolta dall'onda espansionistica
dell'Islam che ad est ha già raggiunto l'Asia centrale e ad
ovest la Spagna; politicamente farà parte di questo mondo
fino a quando, nel 1061, vi giungono i cavalieri normanni
alla ricerca di terre da conquistare.
I Musulmani, cioè "i
fedeli in Dio", non si contraddistinguono per la unicità
della razza oppure per una comune storia e cultura e tutto
ciò che concorre a formare una nazionalità: sono bensì uniti
da un unico concetto religioso - politico, l'Islam per
l'appunto.
Sono quindi vari ceppi
(Arabi, Berberi, Persiani) uniti dall'Islam che si
sovrappongono alla popolazione siciliana già composita (i
discendenti delle popolazioni più antiche quali Sicani,
Siculi,
Morgeti, mescolati con le popolazioni sopraggiunte
in seguito quali Fenici, Greci, Elimi, Romani, Bizantini).
Questi vivono sotto la dominazione musulmana che vede il
susseguirsi di varie dinastie, le quali governano il
territorio siciliano con diverse forme giuridiche di
assoggettamento che vanno dall'autonomia alla schiavitù.
Alla popolazione
pre-musulmana cristianizzata, almeno in larga misura, è
concesso di conservare la propria fede, purché non venga
manifestata in pubblico e soprattutto non davanti agli occhi
dei Musulmani: tale tolleranza è frutto di una tassa che i
cristiani devono versare nelle casse musulmane.
Mentre la Sicilia
appartiene al mondo islamico, i Musulmani economicamente la
risollevano dalla sua stasi tardo antica. Essi introducono
un nuovo sistema di agricoltura, sostituendo la monocoltura
del grano con la varietà delle coltivazioni da loro
importate: riso, agrumi, cotone, canna da zucchero, palma
dattilifera, grano duro, sorgo, carrubo, pistacchio, gelso,
ortaggi (melanzane, spinaci, meloni), ecc.
Tecniche innovative
contribuiscono al successo delle nuove colture. Maestri
nello sfruttamento delle risorse idriche, gli Arabi
sostengono le coltivazioni con efficientissimi sistemi di
irrigazione.
La Sicilia, reinserita nella rete marittima di
scambi commerciali, diviene il perno delle attività nel
Mediterraneo e assurge ad un ruolo dominante che si protrae
per gran parte del Medioevo. Come nell'antichità,
l'agricoltura rimane la principale attività dei siciliani,
certo con le nuove tecniche meglio supportata ed
economicamente resa in maniera più redditizia grazie
all'eccellente amministrazione ed a un nuovo tipo di
fiscalismo.
Sostituendosi a Siracusa, la capitale siciliana
bizantina, Palermo diventa la città principale del dominio
musulmano nell'isola. A causa del carattere urbano della
civiltà islamica Palermo precorre di vari secoli lo sviluppo
urbanistico che in altre città europee avviene più tardi. La
città islamica è il centro del potere ed ospita la corte
dell'emiro e la casta militare e, oltre gli artigiani e i
commercianti, vi svolgono un ruolo importante gli
insegnanti, i religiosi, i letterati e i giuristi.
L'antica
città, fondata nell' VIII secolo a.C. dai Fenici, era, al
tempo della conquista musulmana, chiusa entro un perimetro
di mura e torri. Nella parte più elevata della città, ad
occidente, in prossimità delle mura i Musulmani
costruiscono, probabilmente sul posto di precedenti
fortificazioni, un palazzo poi chiamato "dei Normanni". Il
palazzo diviene la prima sede governativa e tale rimane fino
ai nostri giorni (attualmente è sede del Parlamento
Regionale Siciliano). La città si arricchisce di nuove
edificazioni e si espande al di là delle mura dell'antico
nucleo.
Palermo raggiunge dimensioni davvero cospicue per un
centro medievale. Si possono calcolare almeno 100.000
abitanti. Notevole è il numero delle istituzioni e delle
infrastrutture: moschee (sia pubbliche che private), bagni
(anch'essi pubblici e privati), il porto, l'arsenale, le
mura e le porte, le fortificazioni, i mulini, i fondachi e i
mercati. Verso il mare i Musulmani costruiscono, in
alternativa al palazzo superiore, una seconda fortificazione
allorquando, nel X secolo, per la travagliata successione
dinastica, il governo fatimide si deve proteggere dalle
ostilità della popolazione palermitana e da eventuali
attacchi dal mare. La nuova cittadella, un vero centro
militare e amministrativo, accoglieva il palazzo dell'
emiro, il diwan (centro di amministrazione fiscale),
l'arsenale, bagni e moschee.
Il carattere metropolitano
che Palermo assume nel medioevo è esplicitato dall'organizzazione evoluta con cui viene gestita
l'accresciuta dimensione della città nella quale, per
esempio, i nuovi quartieri vengono affidati ai gruppi
etnici, corporazioni o gruppi militari che vi abitano.
L'amministrazione si occupava, oltre che delle istituzioni
pubbliche (cui appartenevano anche gli edifici religiosi e
politici), della ripartizione dei mestieri e dei commerci,
del rifornimento idrico per i bagni (pubblici e privati),
della pulizia delle strade.
L'immagine di Palermo nel
periodo islamico splende nelle descrizioni fatte da
viaggiatori che, in pellegrinaggio per la Mecca o in viaggio
per motivi commerciali, in gran numero passavano per la
capitale siciliana.
Oggi a Palermo non è rimasto alcun
edificio islamico, un fatto molto sorprendente data
l'importanza e la dimensione della città in quell'epoca. Chi
abbia distrutto tutti i grandi o piccoli edifici e quando
ciò sia avvenuto è difficile da chiarire. Certamente le
prime distruzioni risalgono all' XI secolo, allorché i
Normanni conquistarono la Sicilia. Ma poiché durante la
reggenza normanna i Musulmani non furono repressi, anzi
largamente coinvolti negli affari della monarchia cristiana,
dall'artigiano all'amministratore di uffici pubblici, è
difficile pensare che i Normanni abbiano sistematicamente
distrutto ogni traccia della cultura architettonica dei loro
concittadini; e lo è ancora di più considerando il fatto che
proprio dal periodo normanno ci sono pervenute numerose
testimonianze dell'abilita artistica dei Musulmani
E' in seguito, nel periodo
in cui la Sicilia fece parte del regno cattolico della
Spagna, regno che fondava il proprio prestigio nella
vittoria sui Musulmani della penisola iberica, che è
possibile ipotizzare un clima iconoclasta che imponeva la
distruzione di tutto ciò che rappresenta l'Islam e la sua
gloria, prime fra tutto le moschee. Se, quindi, vogliamo
andare alla ricerca della Palermo araba, dobbiamo munirci di
spirito di esploratore e raccogliere tante piccole tessere
per poi unirle in un quadro complessivo.
I mercati e i quartieri
commerciali
La produzione artigianale e il commercio nelle città
islamiche sono organizzati secondo la merce in una o più
strade-mercato: il suq. Dei suq di Palermo scrive già Ibn
Hawqal, mercante che nell'anno 973 visita la città e che
indica i prodotti venduti nei suoi mercati.
Tale strutturazione
urbanistica è riscontrabile a Palermo ancora oggi, resa
palpabile dal perdurare, nella città storica, di aree di
mercato di antica tradizione.
Il carattere orientale si
assapora senz'altro di più nella vivace Via Calderai, in
cui, nonostante la ristrettezza, sono esposti fuori delle
piccole botteghe i prodotti di latta, alluminio, ottone o
rame, di fattura artigianale.
Dei famosi mercati
alimentari stabili di Palermo alcuni si trovano nei luoghi
indicati da Ibn Hawqal, alcuni conservano ancora il nome
arabo (p.e. Ballarò da Baiharu, cioè il villaggio da cui
provenivano i commercianti dello stesso mercato).
Per approfondire visita la nostra
pagina: I Mercati storici di
Palermo
Artigianato di alta
qualità
E' famosa la capacità dei popoli musulmani di rendere
prezioso il più semplice oggetto decorandolo con disegni
floreali o geometrici, A questi ornamenti si associa la
scrittura araba che si presta ai più eleganti esercizi
calligrafici. Questi oggetti, dalla trave lignea intagliata
al vasellame di ceramica, erano profusi all'interno di ogni
edificio.
Esempi dell'abilità artigianale musulmana si
ammirano al Palazzo Abatellis in via Alloro, che ospita il
Museo Regionale (che è degno di una visita non solo per gli
oggetti medievali). Il museo conserva, inoltre, iscrizioni
arabe in pietra, incise o intagliate.
Nella
Martorana,
o
chiesa di S. Maria dell' Ammiraglio, voluta dal sommo
comandante della flotta normanna, si trova sul lato destro
una porta lignea, riccamente intagliata. Questo lavoro
raffinato, con la suddivisione dei battenti in riquadri
rettangolari che recano eleganti intrecci, trova riscontro
nella tradizione del legno intagliato sviluppatasi nello
stesso periodo al Cairo.
Frammenti
architettonici
Il luogo in cui sorge l'attuale cattedrale, fondata dai
normanni nel XII secolo, è anche il punto dove i musulmani
avevano il loro massimo edificio di culto. Nel portico
gotico sul lato meridionale della cattedrale si trova una
colonna che reca sul fusto un'iscrizione araba.
Fu una prassi diffusa, nel
medioevo quella di riutilizzare componenti di monumenti
costruiti da culture vinte.
Non sappiamo se la mente,
che ha deciso la collocazione della colonna all'ingresso
della cattedrale, fosse in grado di leggere il testo arabo
preso dal Corano. Nella lode di Dio espressa da queste righe
arabe ci si possono riconoscere, comunque, tutti i fedeli:
"Egli fa coprir dalla notte il giorno, che la incalza
veloce; e il Sole e la Luna e le Stelle regolate dal Suo
comando. O che debbesi a Lui la creazione e non spetta a Lui
l'impero? Sia lodato Iddio Signore dei mondi".
Un altro esempio del
genere si trova nella chiesa Martorana, dove due colonne con
iscrizione araba furono inserite nell'ampliamento barocco.
In provincia di Palermo, vicino
Cefalà Diana, esiste un
bagno medievale, sito su una sorgente termale.
Il Bagno di Cefalà-Diana,
di incerta datazione, è l'unico esempio oggi esistente in
Sicilia della particolare attenzione che la cultura
musulmana dedicava all'elemento acqua. Nella tradizione
islamica l'istituzione del bagno, presa in eredità da quella
romana, trova la più larga diffusione e, oltre che a servire
all'igiene, costituisce un forte elemento di
socializzazione.
Il Bagno di Cefalà è costituito da un vano
rettangolare coperto da una volta a botte ogivale. L'ultimo
quarto del vano è separato dal resto da un diaframma murario
poggiante su tre archi impostati sui muri d'ambito e su due
colonnine al centro. Nel pavimento sono ricavate le vasche
di diversa profondità e nello spessore dei muri scavate le
nicchie per accogliere utensili e cosmetici. L'edificio è
attraversato da una fascia orizzontale che reca
un'iscrizione araba, purtroppo non più decifrabile.
I
Normanni, che nell'XI secolo subentrano ai Musulmani nel
governo della Sicilia, impegnò sapientemente le conoscenze e
le maestrie della cultura islamica per i propri interessi.
Per questo nei
monumenti del periodo normanno troviamo tanti segni della
cultura islamica.
Unico al mondo del suo
genere è il soffitto, della
Cappella Palatina, cioè la
cappella, all'interno del palazzo normanno, riservata al re
e alla corte. Il soffitto copre il vano della cappella,
rivestito di splendidi mosaici bizantini, come un cielo
stellato (e cosi lo vedeva anche il vescovo all'atto della
consacrazione).
In esso 24 piccole cupole a forma di stelle
sono disposte in due file, mentre sulle pareti scendono le
muqarnas, elementi alveolari, tipici dell'architettura
islamica. Nel soffitto, fatto di legno di cedro e poi
dipinto, a stento si percepisce l'incredibile ricchezza
della decorazione: figure imperiali, musicisti, danzatrici,
scene di lotta e di caccia, animali reali e mitici, il gioco
degli scacchi e tante altre scene che rappresentano gli
aspetti della vita, in forma ideale e simbolica, di un
principe musulmano di quei tempi.
Il soffitto dipinto
dimostra ancora una volta che l'arte islamica conosce,
nonostante il divieto coranico, la rappresentazione di
figure.
Ci può sorprendere il fatto di trovare un tema
apparentemente cosi laico in un luogo di culto cristiano, ma
ci dice molto sulla personalità di re Ruggero, committente
dell'opera e, soprattutto, della sua stima verso i sudditi
musulmani.
Introduzione storica
-
Storiella
semiseria -
I Fenici
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