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La parrocchia del SS. Ecce
Homo sorge in Piazza Chiesa S. Alfonso de Liguori, nel quartiere
Uditore. Si narra che Francesco Maria Alias, Auditore Generale dell'Esercito,
discendente da una nobile famiglia, all'età di circa 40 anni ebbe una
esperienza straordinaria. Si trovò a definire il processo di un soldato
accusato di aver ucciso un commilitone. Avendo molti dubbi sulle testimonianze
dategli, invocò il simulacro del SS. Ecce Homo, che custodiva nella sua stanza,
per avere un'illuminazione. Il simulacro, sorprendentemente, aprì gli occhi,
facendogli così comprendere l'innocenza del soldato che doveva giudicare. Il
fervore suscitato dall'avvenimento fu tale che l'Alias decise di mettere a
disposizione le sue terre dell'allora contrada Malaspina per costruire una
chiesa e una casa a favore delle famiglie sparse per la contrada, prive di
assistenza spirituale. Da allora la zona intorno alla chiesa fu denominata
Uditore, dalla carica che l'Alias rivestiva. La nuova chiesa vide subito un
afflusso di pellegrini da tutta la Sicilia e anche dalla Calabria. Intorno,
cominciarono a sorgere le case della borgata. La chiesa e la casa, nel 1804
vengono donate da Padre Salvatore Armao Valdina, pronipote dell'Alias, ai padri
Redentoristi.
Egli fece aprire nella chiesa due cappelle, una
dell'Addolorata e una di S. Alfonso dei Liguori, fondatore della congregazione
del SS. Redentore.
Nel 1829, in occasione di primi lavori di
consolidamento, la chiesa venne anche abbellita ed arricchita con pregiati
stucchi, specialmente nell'abside.
Venne affidato all'abate Giovanni Patricolo
l'incarico di affrescare la volta. Egli la suddivise in nove riquadri
incorniciati. In otto di essi è raffigurata la Passione di Gesù, nel nono la
gloria del Beato Alfonso. Oltre agli affreschi della volta, il Patricolo dipinse
due ovali sopra gli archi delle cappelle laterali, raffiguranti la Samaritana e
l'Adultera, i quattro evangelisti nelle vele della calotta, la creazione di
Adamo ed Èva e il limbo nell'abside. Queste opere, della calotta e dell'abside,
andarono perdute durante i lavori di ampliamento nel 1728. Fu rifatto infine
anche il pavimento, in marmo, che oggi si può trovare solo nelle due cappelle.
Nella chiesa è possibile ammirare inoltre una
grandiosa tela del 1854 raffigurante la Deposizione, la statua dell'Addolorata
fatta eseguire nel 1831 dagli scultori Marino, padre e figlio, e la pregevole
statua lignea di S. Alfonso, eseguita a Napoli, ma della quale non si conosce
l'autore.
Negli anni '30, la testa venne segata e poi
ricollocata, per cui il capo non appare più reclinato. Ai lati dell'altare si
trovano altri due quadri del Patricolo raffiguranti i miracoli operati dal
Santo.
Nel 1909, su progetto dell'ingegnere F. Valenti,
venne innalzato il campanile e riprogettata la facciata della chiesa e della
casa. Nel 1728, per esigenze di spazio, fu abbattuto il presbiterio, dando alla
chiesa una forma a croce latina. Tale intervento fece scomparire gli affreschi
della calotta e dell'abside, nonché i marmi mischi a motivi geometrici del
pavimento. Considerato che tale ampliamento risultò comunque insufficiente per
la popolazione, esso si rivelò un vero peccato per l'arte e per l'originale
eleganza della chiesa.
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