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Palermo, 30 - 31 Maggio 2003 

Chiesa del SS. Ecce Homo

Piazza Chiesa S. Alfonso de Liguori

Palermo

adottata da:

S. M. S. Carducci; I.T.C Crispi; D.D.L. Da Vinci

 

 

 

Chiesa dell'Ecce homo all'Uditore Chiesa dell'Ecce homo all'Uditore

Chiesa dell'Ecce homo all'Uditore Chiesa dell'Ecce homo all'Uditore

Chiesa dell'Ecce homo all'UditoreLa parrocchia del SS. Ecce Homo sorge in Piazza Chiesa S. Alfonso de Liguori, nel quartiere Uditore. Si narra che Francesco Maria Alias, Auditore Generale dell'Esercito, discendente da una nobile famiglia, all'età di circa 40 anni ebbe una esperienza straordinaria. Si trovò a definire il processo di un soldato accusato di aver ucciso un commilitone. Avendo molti dubbi sulle testimonianze dategli, invocò il simulacro del SS. Ecce Homo, che custodiva nella sua stanza, per avere un'illuminazione. Il simulacro, sorprendentemente, aprì gli occhi, facendogli così comprendere l'innocenza del soldato che doveva giudicare. Il fervore suscitato dall'avvenimento fu tale che l'Alias decise di mettere a disposizione le sue terre dell'allora contrada Malaspina per costruire una chiesa e una casa a favore delle famiglie sparse per la contrada, prive di assistenza spirituale. Da allora la zona intorno alla chiesa fu denominata Uditore, dalla carica che l'Alias rivestiva. La nuova chiesa vide subito un afflusso di pellegrini da tutta la Sicilia e anche dalla Calabria. Intorno, cominciarono a sorgere le case della borgata. La chiesa e la casa, nel 1804 vengono donate da Padre Salvatore Armao Valdina, pronipote dell'Alias, ai padri Redentoristi.

Egli fece aprire nella chiesa due cappelle, una dell'Addolorata e una di S. Alfonso dei Liguori, fondatore della congregazione del SS. Redentore.

Nel 1829, in occasione di primi lavori di consolidamento, la chiesa venne anche abbellita ed arricchita con pregiati stucchi, specialmente nell'abside.

Venne affidato all'abate Giovanni Patricolo l'incarico di affrescare la volta. Egli la suddivise in nove riquadri incorniciati. In otto di essi è raffigurata la Passione di Gesù, nel nono la gloria del Beato Alfonso. Oltre agli affreschi della volta, il Patricolo dipinse due ovali sopra gli archi delle cappelle laterali, raffiguranti la Samaritana e l'Adultera, i quattro evangelisti nelle vele della calotta, la creazione di Adamo ed Èva e il limbo nell'abside. Queste opere, della calotta e dell'abside, andarono perdute durante i lavori di ampliamento nel 1728. Fu rifatto infine anche il pavimento, in marmo, che oggi si può trovare solo nelle due cappelle.

Nella chiesa è possibile ammirare inoltre una grandiosa tela del 1854 raffigurante la Deposizione, la statua dell'Addolorata fatta eseguire nel 1831 dagli scultori Marino, padre e figlio, e la pregevole statua lignea di S. Alfonso, eseguita a Napoli, ma della quale non si conosce l'autore.

Negli anni '30, la testa venne segata e poi ricollocata, per cui il capo non appare più reclinato. Ai lati dell'altare si trovano altri due quadri del Patricolo raffiguranti i miracoli operati dal Santo.

Nel 1909, su progetto dell'ingegnere F. Valenti, venne innalzato il campanile e riprogettata la facciata della chiesa e della casa. Nel 1728, per esigenze di spazio, fu abbattuto il presbiterio, dando alla chiesa una forma a croce latina. Tale intervento fece scomparire gli affreschi della calotta e dell'abside, nonché i marmi mischi a motivi geometrici del pavimento. Considerato che tale ampliamento risultò comunque insufficiente per la popolazione, esso si rivelò un vero peccato per l'arte e per l'originale eleganza della chiesa.

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