L'aspetto attuale di Palazzo Pantelleria è il risaltato di numerose stratificazioni
storico - artistiche comuni a molti dei più importanti palazzi palermitani; il piano terreno, affacciatesi sul cortile, è oggi centro di fabbriche e di negozi di argenteria tra i più noti e frequentati della città mentre i
piani superiori sono attualmente divisi in appartamenti di civile abitazione, ad eccezione del piano nobile, i cui saloni, riccamente dipinti e decorati e ancora poco conosciuti sono stati recentemente messi a disposizione per ricevimenti, conferenze, sfilate di moda, concerti
etc..
Il palazzo sorge sull'antico piano dei Coltellieri tra l'attuale largo Cavalieri di
Malta (già piazza Valverde) e la piazza Giovanni Meli.
Ha la forma di un grande quadrilatero con cortile centrale e nella sua ultima configurazione settecentesca veniva considerato per la sua mole uno dei più imponenti palazzi della città di
Palermo.
La fondamenta dell'edificio sono state poste probabilmente negli ultimissimi anni
del 1400 e la pròna costruzione cinquecentesca si può forse attribuire a Berengario Requesens Conte di
Buscemi: di questo periodo restano alcuni archi catalani del porticato ovest del cortile e due altorilievi collocati sulla
la scala interna ed cortile (lato ovest); del periodo cinquecentesco, sono ancora evidenti una scala, che adduce agli appartamenti del corpo di fabbrica lato ovest e un portate marmoreo collocato al primo piano sullo sfondo della prima rampa dello scalone principale.
Succede al padre Berengario il figlio Giuseppe, investito in minore età (della contea di Buscemi salto il regno
di Filippo II: di tale episodio, vi è forse ricordo in un dipinto che si trova sulla volta
del salone più
grande del palazzo al piano nobile. Giuseppe sposa la cugina Anna Requesens dei baroni di San Giacomo, proprietari
del palazzo sito in largo Cavalieri di Malta (oggi conosciuto come palazzo
Niscemi-Spaccaforno).
Successivamente il palazzo è di proprietà di Antonio Requesens, primo principe
di Pantelleria, titolo di cui è investito il 5 settembre 1620 e quindi dei suoi successori.
Uno di questi, Giuseppe Antonio Requesens e Napoli, promuove la fondazione della città di Solanno (SR), indebitandosi oltremisura (1759): da questa situazione
debitoria, la famiglia Requesens non
riesce più a sollevarsi, accrescendosi sempre più il dissesto economico.
Nel '700, il palazzo viene completamente ristrutturato con la costruzione facciata e dell'ingresso principale su piazza Valverde e con la costruzione
dell'attuale scalone d'onore posto sul lato sud del cortile del palazzo di fronte all'ingresso principale.
Verso la fine del 6700, il palazzo viene diviso in più parti: l'ala nord su piazza Valverde è assegnata a Teresa
Requesens, sposata con Giuseppe Gravina principe di Comitali, ed assume
il nome di palazzo Gravina; l'ala sud-ovest su piazza Giovanni Meli, comprendente il cortile, rimane a Michele Requesens principe di
Pantelleria; in questa occasione, viene chiuso l'accesso al cortile dalla parte dell'ingresso principale. Da questo momento,
il palazzo Pantelleria ha accesso dalla piazza Giovanni Meli attraverso l'attuale androne,
dove era forse l'entrata secondaria per le carrozze e per le merci, e comprende il cortile, le ali sud e ovest e quella est adibita a stalle e magazzini.
A Michele succede il fratello Emanuele, ultimo Requesens principe di Pantelleria, che muore nel palazzo
il 24 marzo 1848, dopo essere stato ministro della guerra nel gabinetto di Ruggiero Settimo, e ricordato da una lapide marmorea,
dove si può leggere all'ingresso del palazzo da piazza Giovanni Meli.
Per il ricordato dissesto economico della famiglia Requesens, il palazzo viene venduto all'asta nel 1835 e viene acquistato da Francesco Varvaro Querela, ad eccezione del terzo piano acquistato da Erede
Omodei. Al principe Emanuele viene concesso probabilmente di rimanere sino alla fine dei suoi giorni nel palazzo avito; in tale occasione, un appartamento al primo piano, affacciatesi su vicolo Tavola Tonda, viene lasciato a Pietro
Carreca, già amministratore del principe.
Nel piano nobile del palazzo, vi sono dei saloni con pitture a tempera, alcune settecentesche ed altre del secolo successivo e una stanza con alcova di gusto rococò; la facciata su piazza Giovanni
Meli è ottocentesca, anche se i balconi sono settecenteschi.
Il palazzo viene adibito dalla famiglia Varvaro a propria abitazione e a sede della propria attività di commercio di tessuti (la ditta, prima Francesco e Giuseppe
Varvaro, quindi Giuseppe Varvaro, era una delle più importanti del settore di tutta la Sicilia); a questo scopo, il nipote dell'acquirente, Francesco Varvaro
Piero, costruisce due piani sopra le stalle nell'ala est e una scala ellissoidale par accedervi, adibendoli a sede degli uffici della ditta. Nel centro del cortile, lo stesso Francesco Varvaro Pcjero mette a dimora nel 1896 un ficus
magnolia, che oggi signoreggia rigoglioso ed imponente.
Il palazzo è inoltre sede fino al 1914 del Consolato dell'impero Austroungarico, di cui il suddetto Francesco era console generale.
Dopo l'ultima guerra, il palazzo viene smembrato tra vari proprietari con successive compravendite; attualmente, però, la maggior parte di esso è
tornato in proprietà della famiglia Varvaro ed una piccola quota appartiene ancora ad una Omodei erede di Ercole.
Partiamo da Palazzo
Pantelleria
e andiamo a scoprire il rione Bandiera.
La nostra scuola "ITC F.
Ferrara" è ubicata nel mandamento Castellammare e il nostro
itinerario che parte da Palazzo Pantelleria proseguire attraversando Via
Roma, per Via Bandiera, vi farà conoscere tante nobili dimore costruite
tra i secoli XVI e XVII, spesso sconosciute e non considerate dall'occhio
frettoloso non solo dei visitatori ma soprattutto nostro. Una serie di
strade dal percorso contorto caratterizza il rione "Bandiera", attivissima
area commerciale sviluppatasi in epoca Alto Medievale sul tracciato delle
strade mercato che dal quartiere giungevano al porto della città.
Si credette che la Via Bandiera avesse quel nome da un
puttino che si trovava ne!la costruzione all'angolo con Via Patania, casa
nel 1599 apparteneva al protomedico Tantillo, Questo puttino reggeva una
bandiera con le armi della famiglia. In realtà il toponimo è di almeno due
secoli più antico di quella casa.
Questa zona abitata dalla maestranza dei conciatori che
utilizzavano l'acqua del fiume Papireto per la lavorazione dei pellami; La
zona considerata malsana si era sviluppata secondo un intricato intreccio
di vicoli in cui si aprivano piccole piazzette. Nel 1820 alcuni ritoltosi
durante il mese di luglio vi trovarono rifugio. Oggi purtroppo tutti i
portoni d'ingresso di Via Bandiera sono stati trasformati in botteghe di
vendita che hanno invaso i cortili, i passi carrai e i locali ai piano
terra, per tanto è difficile individuare gli ingressi, dalle abitazioni,
celati all'interno dei cortili.
Palazzo Pantelleria
Il palazzo del principe di Pantelleria si innalza tra largo
Cavalieri di Malta e piazza Meli dove ha uri altro ingresso. Di
grandissime dimensioni, ruota attorno ad un vasto cortile in cui cresce,
rigoglioso, un ficus magnolia. Nel XVI secolo appartenne ai Rechisenz di
Buscemi, passato ai Requesenz e Branciforte di Pantelleria nel '700,
divenne proprietà, nel secolo successivo, dei Gravina e quindi dei Varvaro.
Per la sua mole era considerato uno dei palazzi più imponenti del '700. I
prospetti nel largo Cavalieri di Malta sono ancora settecenteschi, il
partito centrale comprende il portale al civico nr.16, affiancato da
colonne in pietra tufacea, e decorato da mascherone, ed il balcone del
primo piano con mensola dal contorno mistilineo e ringhiera in ferro
sagomata. Il palazzo sì conclude in alto con una balaustra a colonne
dall'aereo disegno. Il cortile, con accesso da piazza Giovarmi Meli al n.
15, ha il lato occidentale porticato con archi policentrici a scala sul
fronte meridionale; al primo piano è un portale in marmo con iscrizione. I
prospetti su piazza Meli sono ottocenteschi.
Palazzo Avarna
D'origine settecentesche, il prospetto con parte a basamentale
bugnato.
Palazzo Termini Pietra
Tagliata
Costruito da Antonio Termini verso la fine del XV secolo,
secondo altri alla fine del XVI secolo è la più emblematica dimostrazione
del perdurare di tutto il '500 del gusto gotico. L'edificio è un blocco
murario compatto, chiuso inferiormente ed appena inciso da monofore
gotiche, ha il portale d'ingresso ad arco ribassato ornato da forte
cornice. Il palazzo si conclude in alto con una possente torre per quei
tempi la più alta della città. Passato ai Marassi e Naselli è pervenuto
agli Alliata che lo abitano. Il palazzo ha subito molte modifiche nel
XVIII secolo furono sistemati i saloni di rappresentanza decorati nel 1762
da affreschi di Vìto D' Anna e la biblioteca affrescata da Francesco Sozzi
con l'allegoria della saggezza.
Palazzo Oneto di Sperlinga
Posto al n. 24, splendido esempio d'architettura del 4700,
i soffitti dei saloni del piano nobile e del primo piano furono affrescati
da Gaspare Serenario nel 1746. Ricca è la facciata su Via Bandiera con
medaglioni in stucco e figure a mezzo busto, il portale affiancato da
colonne di marmo grigio, immette alla porta. Anche i prospetti su Via Bari
mantengono le decorazioni settecentesche.
Palazzo Battifora
Ricordiamo ancora sul fronte opposto Palazzo Battifora
appartenuto alla famiglia Geremia trasformato in albergo Gran Bretagna.
Proseguendo per Via Bandiera troviamo una serie di palazzi recenti
costruiti dopo il risanamento del rione Conceria avvenuto nel 1922.
Palazzo Mazzarino
Nell'800 appartenne ai Lanza di Trabia e successivamente ai
Lanza di Mazzarino. Sul gran portale che si trova su Via Maqueda insiste
lo stemma, mentre nell'architrave sono fregi in stile Luigi XV; le
aperture hanno cornici semplici. Il complesso palazzo si estende fino alla
retrostante Via Trabia dove si affacciano terrazze con giardini pensili, e
si articola attorno ad un cortile porticato. Intorno al 1745 Gaspare
Serenario affrescò con "le nozze del re Numi" la galleria del palazzo.
L'edificio è attualmente abitato dai proprietari.
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