RISALE AL 1997 LA SCOPERTA
DI UN RELITTO NAVALE DEL III SEC. A.C. - IMPORTANTE ANCHE L'AREALE DI
SFERRACAVALLO
di
Pippo Lo Cascio
I circa dieci chilometri
di costa che vanno dalla torre del Rotolo, confine naturale con il
quartiere di Vergine Maria, sino alla falesia del Malopasso del monte
Gallo, hanno costituito per molte popolazioni ed in diversi
periodi storici, basi commerciali o semplici approdi per le attività
economiche e militari verso l'entroterra, in questa fascia della Sicilia
Nord-Occidentale.
E' quindi naturale che tante tracce della loro
presenza siano state lasciate in loco, si pensi, ad esempio ad
imbarcazioni affondate per improvvise tempeste, o probabili avarie, a
perdite accidentali di ancore, a semplici oggetti gettati "fuori
bordo" durante le pulizie in coperta o per alleggerire il carico
durante la navigazione. Nei cinque o sei secoli intercorsi dalla
frequentazione della Marinella o Fossa del Gallo, attestata dalla presenza
dei disegni delle navi puniche, alle tracce di una frequentazione
in periodo arabo del Marsa at-tin ed a quello dello "scaro" di
età medievale e post - medievale di Mondellus vi fu senz'altro un
continuo apparire di navi con scafi e vele di diversa foggia.
Non meno importante é
l'areale di Sferracavallo - Isola delle Femmine, soprattutto dal III
al I a. C. ricco di testimonianze archeologiche, come quelle della
Montagnola con il sito punico - romano, il Vallone della Cala e la
concentrazione di materiali sull'antistante isolotto, costituite dalle
ben note vasche per la preparazione della salsa del garum, dove con
molta probabilità era operante una cetaria di età romana per la
lavorazione del pescato. Di non secondaria importanza sono i materiali
di età rinascimentale e tardo-rinascimentale di uso quotidiano dei
torrari della torre di Isola delle Femmine "di Fuori" e dei
pesi da rete in argilla, recentemente ritrovati sulla scogliera.
Nei lunghi periodi di
guardia e soprattutto durante i mesi della brutta stagione quando erano
più improbabili gli attacchi nemici alle coste siciliane, i torrari
praticavano la cosiddetta "piccola pesca" nello specchio di
mare antistante il "luogo forte" che essi erano preposti a
vigilare ininterrottamente giorno e notte. La "piccola
pesca" é tutt'oggi una particolare attività marinaresca
circoscritta ad un vasto areale, al cui interno vengono catturati pesci
che vivono sottocosta tra gli scogli, detti perciò "pesci di
pietra". Di essi fanno parte numerose specie ittiche come le
comuni serrane, le viole, i tordi, gli scorfani, le lappane, le minole,
gli sgombri e gli occhioni. Il tipo di reti maggiormente usate per le
catture erano le reti da posta, calate sul fondo o ad una distanza
intermedia con la superficie, ancorate in fondo al mare per mezzo di màzzare
(ancore di pietra o di ferro). Ad esse si aggiungevano le derivanti, così
chiamate perché stavano stese a pelo d'acqua e quindi portate alla
deriva dall'ineguale moto ondoso. Non é da escludere che i militari
preposti alla sorveglianza delle torri si servissero anche dell'angamello,
una particolare rete rotonda a sacco, larga di bocca e stretta di fondo
con maglie fitte, ideale per praticare la pesca sottocosta ed ottimo
attrezzo per la cattura di piccoli pesci, di cro-stacei e di gamberi.
Anche la rete del cianciolo é un antico attrezzo per la pesca che si
perde negli albori dell'umanità.
Negli anni antecedenti
al 1728, nella porzione di mare tra Capo Gallo e Punta Raisi si sono
verificati consistenti ritrovamenti di reperti sottomarini, come ancore
ed anfore, che hanno arricchito i musei privati di alcuni sommozzatori
privi di scrupoli. Dagli anni '60 in poi, le scoperte si sono fatte più
frequenti in seguito alle immersioni con l'autorespiratore in siti più
profondi e quindi del tutto integri. Tutto il numeroso materiale
archeologico rinvenuto e recuperato tra la Punta Célesi e la torre del
Fico d'india, stando alle notizie ricavate dai pescatori di Mondello, é
andato disperso o rivenduto dai tombaroli, senza che mai sia stato
compiuto uno studio preventivo o un censimento delle presenze di relitti
affondati. Le prime notizie documentarie di rinvenimenti di materiale
subacqueo, consistenti in anfore ed ancore di piombo dinanzi la spiaggia
di Mondello, si hanno a partire dal 1958, per opera di Vincenzo Tusa, in
occasione di uno studio archeologico che ha interessato il tratto di
costa palermitana che va dalla torre di Sòlanto (Bagheria) ad Est, sino
alla Punta Molinazzo (Terrasini) ad Ovest.
Diamo qui di seguito,
le indicazioni relative ai i rinvenimenti noti.
Mondello:
Un'anfora "greco-italica"
rinvenuta al largo della spiaggia di Mondello custodita oggi presso
l'Hotel Sole di corso Vittorio Emanuele a Palermo.
Un'ancora in piombo
lunga m. 1,24 proveniente dal tratto di mare antistante lo
Stabilimento Balneare distante 3 miglia dalla costa.
Una faccia reca la seguente iscrizione: CASIVS.
Il termine equivalente a Zeus, era forse una supplica rivolta al
padre degli dei per chiedere la massima protezione durante la
navigazione.
Fuori la Punta di
Priola é stata recuperata una grossa ancora di piombo a m. 100 in
località "u tagghiu" (il taglio), ovvero dove ha termine
la prateria delle posidonie, ideale percorso sottomarino che
"taglia" il golfo di Mondello dalla Punta Célesi al
porticciolo di Mondello.
Un'antica barca, alcune anfore e frammenti ascrivibili a periodi di
diversa frequentazione del lido, si rinvengono a pochi metri dal
bagnasciuga sommersi dalla sabbia e riportati alla luce dopo ogni
grossa mareggiata.
Frammenti di anfore
"greco - italiche" (IV-III secolo a. C.) dissabbiate da
una mareggiata, in località Lauria nei pressi dell'attuale molo,
alla profondità di metri -2\-3.
Un grande pithos di
tipo corinzio, venne pescato nell'ottobre 1970 a NO di Capo Gallo a
cinque miglia dalla costa ed oggi esposto al Museo Regionale.
Tra le zone di Mondello
e di Isola delle Femmine, sono state recuperate 22 ceppi di ancore in
piombo, una preziosa anfora greco-italica, un'ancora litica con foro;
mentre all'Arenella sono state recuperate due ancore in piombo, anfore
puniche del tipo "Mana D", grossi contenitori di liquidi e
materiali aridi, ascrivibili al IV-III secolo a.C.
Particolarmente
importante é la notizia della fine di marzo 1997, del rinvenimento
di un relitto navale risalente al III secolo, nelle acque della
Fossa del Gallo, adagiato sul fondale sabbioso tra il cantiere navale
della "Motomar" e la punta del golfetto dove si erge la torre
del Fico d'india.
Il carico e le parti
disarticolate dell'imbarcazione sono stati localizzati a -29 metri di
profondità, semi - sommersi dalla sabbia e dalla prateria della
Posidonia oceanica, che ha protetto il prezioso carico di anfore dal
moto ondoso. Le prime immersioni dell'equipe di sommozzatori guidati dal
professor Sebastiano Tusa della Soprintendenza Archeologica di Palermo,
hanno potuto accertare la presenza di un carico di anfore puniche c. d.
a "siluro", molte delle quali ancora piene del loro contenuto.
Parti di fasciame dell'antica imbarcazione sono disseminate ed inglobate
tra i rizomi delle folte macchie delle posidonie.
Al momento si sconoscono
le cause dell'affondamento dell'imbarcazione, con molta probabilità
diretta o proveniente dal vicino porticciolo di Mondello, documentato in
età araba con il toponimo Marsa at-tin, ovvero "Porto del
fango", per la vicinanza del pantano.
In età medievale e
post-rinascimentale é ricordato come "scaro" o caricatore,
poiché vi si caricavano le merci prodotte nel Piano di Gallo dirette a
Palermo e nei mercati interni. La presenza del relitto della nave punica
non può non essere messa in relazione con la vicinanza della grotta
Regina, uno dei siti archeologici più importanti della Sicilia, sia per
valore scientifico che paleografico.
Altri due relitti,
uno punico ed un secondo di età araba, sono segnalati tra il Faro o
Lanterna nella punta estrema del Capo a -30 metri di profondità, e
nella baia sabbiosa del golfo di Mondello, tra la sabbia e la posidonia,
in zona u tagghiu.
Cfr. P. Lo Cascio, Le torri
siciliane di Deputazione. Manoscritto della Biblioteca Centrale
Regionale di Palermo sulla situazione delle guarnigioni e degli
armamenti delle 43 torri di Deputazioni del 1717. Lavoro di prossima
pubblicazione.
Cfr. P. Lo Cascio, Pesi da rete in
argilla, lavoro di prossima pubblicazione.
Cfr. AA. VV., Glossarium. Attrezzi
da pesca, della Commissione delle Comunità europee, Luxembourg 1987,
p. 109.
Cfr. V. Tusa, Ricerche
archeologiche sottomarine sulla costa Nord-occidentale della Sicilia,
in Atti del II congresso Intern. di Archeologia Sottomarina, Albenga
1958.
Cfr. V. Tusa, I rinvenimenti
archeologici sottomarini nella Sicilia Nord-occidentale tra il II e
III congr. internaz., in Atti del III Congresso di Archeologia
Sottomarina, Barcellona (Spagna) 1961, pp. 264-295.
Cfr. G. Purpura, Rinvenimenti
sottomarini nella Sicilia occidentale, in Bollettino d'Arte,
Archeologia Subacquea 3, Suppl. al n. 37-38, Roma 1984, pp. 144-145.
Cfr. Giornale di Sicilia dell'1
aprile 1997.