Mariano Orlando ricorda tutto della tonnara di
Mondello.
L'Antico Chiosco era una "campana" cioè un deposito di reti,
imbarcazioni e attrezzi.
Un errore del rais segnava di vergogna la sua vita.
di Stefania Sgarlata
Sicuramente, nei frequentatori
dell'Antico Chiosco, uno dei simboli di mondello paese, è assente l'idea
che quel locale, decine di anni addietro, era adibito a cam-paria cioè a
deposito di reti, imbarcazioni e attrezzi della tonnara. lo stabilimento
inglobava anche gli ambienti contigui fino all'attuale ufficio postale.
La tonnara non esiste più da 40 anni e la sua scomparsa ha avuto
notevoli ripercussioni negative, specialmente in passato, sull'economia
(essa era fonte di sostentamento per ben 50 famiglie, oltre a quelle
dell'indotto per la lavorazione del tonno) e sul turismo. La mattanza,
infatti, rappresentava un avvenimento festoso (non per i tonni, si
capisce...) che richiamava centinaia di turisti italiani e stranieri, i
quali, sulle barche, accorrevano a fare da cornice a un eccezionale
spettacolo di sangue e di morte, una sorta di corrida marina. La tonnara
ora è soltanto nei ricordi di poche persone del luogo, di età avanzata,
e di qualche "superstite" che ha consumato la maggior parte della sua
esistenza nella faticosa attività. Uno di questi, forse l'ultimo, è
Mariano Orlando, un uomo ben piantato, anche se si appoggia a un
bastone. In lui c'è ancora la fierezza, lo spirito intraprendente dei
vecchi lupi dì mare. I suoi 82 anni, portati con disinvoltura, gli hanno
nociuto soltanto alla vista e all'udito. Per il resto, è in forma.
Soprattutto, la sua mente: si mantiene lucida, non perde un colpo.
Senza bisogno di pause per raccogliere
i ricordi e senza stentare nel parlare, ci racconta fluidamente il suo
passato, la sua passione per il mare, su cui il padre Giulio, pure lui
tonnaroto, lo avviò che aveva soltanto 14 anni. Il ragazzo si abituò
presto a sopportare sacrifici e rinuncie che risultavano di lieve peso
di fronte al sogno realizzato di dedicarsi anima e corpo per l'intera
giornata ai nuovi impegni di pescatore. Aiutava con zelo a ricucire le
reti, a riparare le imbarcazioni, a disporre in ordine gli strumenti
utili alla mattanza. E tutto gli veniva ripagato saltuariamente con
pochissimi soldi dati a titolo di regalia. Ma questo per il giovane
marinaio non aveva importanza. Era lì, felice, andava sulla barca,
remava, calava le reti, seguiva le operazioni della chiurma e imparava
avidamente. Si sentiva libero, inserito nel mondo.
Mariano Orlando parla parla, è un
fiume in piena, senza argini. Si rivede uomo fatto, bruciato dal sole,
ritto sulla prua di un vasceddu, a torso nudo, nell'atto di conficcare
l'asta nella carne di un tonno che si dibatte disperatamente,
rifiutandosi a una morte assurda, in uno specchio d'acqua rossastra.. E
poi, spossato dallo sforzo e dalla tensione godere della lieta serenità
del vincitore davanti agli ultimi sussulti del tonno, nel fondo della
barca.
Mariano Oddo ha tutto scolpito nella
mente. Ci elenca ciò che occorre per la mattanza che ha soltanto termini
dialettali: Vasta (bastone di legno lungo da tre a quattro metri munito
di uncino all'estremità. Serve per issare a bordo il tonno) la chiurma
(l'insieme dei tonnaroti), il calatu (la posa delle reti in mare), il
chiummu e il surrnno (i due cavi per reggere le reti), il coppu (la
camera della morte) Yisula (corpo della tonnara, diviso in varie camere)
la muciara rais (barca munita di sei remi, otto scalmi su cui monta
stabilmente il rais), il panaticu (paga del tonnaroto) il rais (parola
di origine araba. Indica il capo assoluto e incontrastato della chiurma,
il comandante che è responsabile di tutto e a cui sono affidate le sorti
della tonnara) ecc...
Con l'efficacia di un cantastorie,
aiutandosi con i gesti quando la rappresentazione lo richiede, ci fa
rivivere le fasi più affascinanti della mattanza, il confronto dell'uomo
con l'animale disperato e quindi pericoloso, il dominio difficile delle
onde, di colpo agitate dal terrore delle vittime, gli sforzi della
chiurma per non perdere la preda, e sangue, tanto sangue dappertutto.
In questa lotta, anche una piccola
disattenzione può costare molto cara. Ne sa qualcosa lo stesso Orlando,
colpito a una spalla dalla punta della coda di un tonno che stava
issando in barca. Se fosse stato colpito con l'intera coda sarebbe morto
all'istante. Momenti terribili.
- Come si arrivava al ruolo di
rais?
"Era molto difficile - ci spiega Orlando. -
Bisognava avere soprattutto prontezza ed eccellente intuito, poi aver
bevuto tanta acqua di mare, cioè aver fatto molti anni di esperienza per
conoscere tutti i segreti del mestiere, curare ogni particolare e
risolvere immediatamente qualsiasi problema. I gradi inferiori al rais
erano quelli di vice rais e capoguardia. Se il rais sbagliava
nell'operazione più difficile, quella cioè di misurare con assoluta
precisione le distanze tra le varie stanze, i pesci non entravano e non
c'era più nulla da fare, l'annata andava a male con le conseguenze
facilmente immaginabili. Per il rais era una vergogna che lo segnava per
sempre. La tonnara di Mondello era proprietà dei fratelli Tonino e
Salvatore D'Acquisto nativi di Porticello. Loro sceglievano i rais.
Mondello vantava i più bravi come Angelo Caruso, Felice Saccone e
Totuccio Ristante.
Nel 1963 le reti della tonnara vennero
ammucchiate per sempre e Orlando fu costretto ad appendere l'asta al
chiodo. Trovò nuova occupazione alle raffinerie di Siracusa. Ora, già in
pensione da tempo, da lezione di tonnara all'Istituto Roosevelt, all'Addaura.
- Perché quasi tutte le tonnare
hanno chiuso?
"I tempi sono cambiati - afferma Mariano
Orlando.- Con l'evoluzione tecnologica, le tonnare sono un anacronismo.
Resiste quella di Favignana, ma è più che altro folcloristica. Ora ci
sono le cosiddette tonnare volanti. Pescherecci di grosso tonnellaggio
di qualsiasi bandiera. Solcano tutti i mari. Con l'apporto
dell'elicottero scoprono i tonni e posano in acqua enormi reti che si
chiudono a "cianciolo"; poi gettano una grande quantità di sardine ai
tonni che per divorarle si scontrano fra di loro e si ammazzano. Le reti
li tirano su. Troppo facile. Siamo in un'altra epoca, dove per fare
qualsiasi cosa non sono più necessarie la fatica e, soprattutto, la
passione". Mariano Orlando tace, si astrae come se l'elegante sala
dell'Antico Chiosco dove ci troviamo seduti a uno dei tavolini, fosse di
colpo ritornata un angolo della camparia e lui si sentisse trasportato
magicamente nel passato.