di Ignazio Mercadante
Nei primi anni del XX secolo,
Mondello era un piccolissimo paese di pescatori venuto su 500
anni prima intorno ad una tonnara medievale. Si trovava a nord
di Palermo, dietro il promontorio di Capo Gallo, ad un'estremità
del golfo di Mondello: un arco di costa dell'apertura di circa
un miglio che si estende dalle falde di Montepellegrino a quelle
di Monte Gallo.
Monte Pellegrino è un promontorio
alto 600 metri a nord di Palermo in splendido isolamento dalla catena
che cinge la Conca d'Oro, cioè il bacino su cui sorge la città. Mondello
e Palermo sono opposte rispetto ad esso. Il Monte Gallo è un po' più
piccolo di Monte Pellegrino e sembra, infatti, che il suo nome sia di
origine araba e che originariamente fosse "Gal" cioè monticello.
La gente del luogo, per abbreviare,
prese a dire Mondello e sembra che da ciò prese il nome il porticciolo
ai piedi del Monte, diventando nel tempo Mondello. Un'altra possibile
etimologia sembra essere legata ad una unità di misura, il "mondello"
pari a circa 277 metri quadrati.
La zona fu abitata fin dalla
preistoria come dimostrano alcuni graffiti ritrovati in una grotta di
Monte Pellegrino. La piana compresa tra esso e Capo Gallo era allora
quasi tutta un pantano che nei secoli era rimasta tale. Il mare
originariamente penetrava tra i due monti; poi, per eventi naturali, per
la morfologia e per le caratteristiche idrogeo-logiche del luogo, si era
andato ritirando ma non si può escludere che sia stato determinante
l'eccessivo disboscamento dei monti circostanti. In inverno, però, le
onde superavano la sabbia antistante il mare, andando ad impaludarsi
oltre le dune: si erano formati così degli acquitrini che gli antichi
abitanti avevano imparato a sfruttare come saline.
Intorno al 1455, accanto alla
tonnara, venne innalzata la torre ancora oggi emblema del paese. Doveva
servire ad avvistare tempestivamente i pirati che arrivavano con le
feluche per razziare con scorribande armate. Nel XVII secolo, all'altro
estremo del golfo oltre la palude, si estendevano i campi detti "campi
di Valdesi" dal nome del loro proprietario, Valdes. E questa sembra
l'etimologia del nome Valdesi.
Agli inizi del XVIII secolo, la
zona degli acquitrini divenne malsana perché col tempo l'acqua non
defluì più verso il mare; il suolo divenne melmoso, paludoso e diede
luogo a perniciosi miasmi.
Alla fine dello stesso secolo, il
territorio dalle falde del Monte Pellegrino al mare, divenne una Real
Riserva di caccia e di pesca borbonica: ormai le saline erano ridotte a
una palude ed in essa vennero scavati dei canali con l'intento di
migliorare il deflusso delle acque o forse piuttosto per diletto dei
regnanti che vi fecero allevare lucci, trote e anguille. Ciononostante
la malaria fece parecchie vittime tra la popolazione e nei primi decenni
dell'Ottocento la Real Casa allarmata provvide all'apertura di altri
canali per far defluire l'acqua. Ma la situazione peggiorò.
Nel 1860 la Real Tenuta passò alla
Casa di Savoia ed entrò a far parte dei beni della Corona. Circa cinque
anni più tardi, un giovane principe vagheggiò la redenzione di quelle
contrade con una visione divinatrice e, incoraggiato dalla consorte, vi
si accinse con entusiasmo: Aveva una villa vicino a quei luoghi ed era
circondato dall'affetto dei borghigiani per le innumerevoli opere
munifiche compiute da lui come dalla moglie. Era il Principe Francesco
Lanza di Scalea.
Mondello deve la bonifica delle sue
paludi a lui, alla principessa Tasca Lanza sua consorte e ad un comitato
di borghigiani volenterosi. Trascorsero 25 anni di tenace attività,
invitarono tutti i ministri dei lavori pubblici che si succedettero e
gli stessi Presidenti dei vari Governi per esporre loro gli studi e i
progetti dell'opera.
Tutte queste personalità dello
Stato furono ospitate nella casa del Principe e ricevettero insistenti
richieste ed efficaci sollecitazioni per risolvere il problema.
Finalmente il 4 aprile 1890 fu definitivamente approvato un progetto che
prevedeva il riempimento di terra di tutti i canali, lasciando un solo
collettore semicircolare per raccogliere tutte le vene d'acqua
provenienti dalle contrade a monte con due sbocchi a mare: a Mondello e
all'estremo opposto del golfo. Altra terra avrebbe dovuto colmare la
vasta spianata ottenuta.
Nel 1891 ebbero inizio i lavori. La
terra fu dissodata dalle falde del Monte Pellegrino e trasportata sulle
paludi con vagoncini. Tre o quattrocento operai presero parte ai lavori
e in poco tempo i canali furono riempiti. Tutta la zona fu portata ad un
metro di altezza sul livello dell'alta marea e fu spianata la maggior
parte delle dune che il mare oltrepassava. L'opera fu compiuta su
un'estensione di circa 45 ettari.
Nessuna traccia dell'antica palude
era più rimasta e quel luogo malsano che era stato il terrore dei
viandanti e l'incubo dei suoi abitanti, divenne ridente come per dono di
natura. Il Principe aveva così compiuto la sua opera benefattrice verso
la popolazione nativa, liberata dal tormento malarico; e quella vasta
piana poteva diventare una gradevole località balneare piena di vita,
con costruzioni eleganti che consentissero di godere della riconquistata
bellezza della natura.
Il primo ad avere questa felice
intuizione e che si adoperò per metterla in atto fu il commendatore
Luigi Scaglia, un imprenditore milanese venuto in Sicilia nel 1906,
forse per assistere alla prima edizione della Targa Florio. Si deve
esclusivamente a lui l'idea e l'elaborazione di un piano tecnico -
finanziario per la valorizzazione del territorio con la costruzione di
una grande stazione balneare, 300 villini da realizzare in sei anni, uno
stabilimento balneare su piloni in mare, un kursaal, una cattedrale e un
grande albergo. Nel progetto Scaglia vi era anche la richiesta di
concessione per l'impianto di una tramvia elettrica lunga circa 28 km
per il collegamento di Palermo con Mondello.
Il Consiglio comunale cittadino accolse la proposta e
venne presto stilata una bozza di compromesso che, sottoposta a votazione
dello stesso Consiglio, nel 1907 ebbe esito positivo. Secondo tale
compromesso, interlocutore del Comune era un gruppo d'imprenditori: il
ragioniere Ugo Casalis, gli ingegneri Antonio Carissimo e Andrea La
Porta, con la garanzia dell'avvocato Edoardo Borioli, di Milano. I
suddetti professionisti si impegnarono per realizzare il progetto della
città giardino, sottoscrivendo l'accordo con il Comune nell'interesse di
una costituenda Società Anonima.
Frattanto, sulla rivista "La Sicile illustrèe" che
usciva a Parigi in francese e in italiano, comparve un articolo che
illustrava il grandioso progetto di Luigi Scaglia. Sembra che
imprenditori belgi, esperti in questo genere di realizzazioni, letto
l'articolo, colsero a volo l'opportunità e inviarono alcuni loro emissari
a Palermo.
Nel 1910 un episodio straordinario lasciò traccia nella
storia di Mondello: una gara di aerei che si svolse in occasione dei
festeggiamenti per il cinquantenario dell'impresa garibaldina. A
ricordare quella competizione aerea, in cui primeggiò l'audace pilota
Clemente Ravetto, rimane un piccolo obelisco in piazza Caboto. L'aspetto
più rimarchevole della gara fu l'affluenza in massa dei palermitani a
Mondello; affluenza che si ripeteva ad ogni manifestazione. Si registrò
in tal modo un cambio di preferenze: l'abbandono della Marina e la
scoperta della vicina borgata.
Tra gli ultimi giorni del 1910 e i primi dell'anno
successivo, si procedette alla stipula del contratto fra il Comune di
Palermo e una società che non era, però quella creata da Luigi Scaglia. A
questa, infatti, era subentrata, non si sa come, la Società Anonima "Le
tramways de Palerme". Si presume che gli emissari degli imprenditori
belgi... ci sapessero fare. Cinque giorni dopo, un quotidiano cittadino
informò in cronaca i lettori di avere ricevuto un lungo telegramma di
protesta da parte del milanese Luigi Scaglia che, rivendicando a sé la
primogenitura dell'idea di valorizzare Mondello, si riservava energiche
azioni legali volte a dimostrare ciò che affermava. Ma il commendatore
Scaglia, in un momento di depressione dovuto al crollo di questo suo
sogno, pose fine ai suoi giorni, buttandosi da una stanza dell'hotel
Excelsior di Roma. Lasciò così campo libero alla società belga che
ricalcò in linea di massima il progetto dello sfortunato milanese.
Lo stesso anno ebbero inizio i lavori di costruzione
della stazione climatica che si voleva porre in competizione con le
rinomate località della Costa Azzurra. Protagonisti dell'impresa furono
l'amministratore delegato Conte Pol Mouton e il direttore generale e
direttore dei lavori, Giulio Monard.
In breve tempo furono realizzati lo stabilimento
balneare su piloni in mare e alcune strade principali. Intanto, giovani e
brillanti architetti come Salvatore Caronia Roberti elaboravano progetti
di villini in stile Liberty in vari esemplari. Così i primi acquirenti di
un lotto di terreno poterono avere di che scegliere.
Motivi economici probabilmente furono alla base del
rinvio da parte della società belga della costruzione del kursaal, del
grande albergo e della cattedrale. Da allora, comunque, i palermitani
utilizzarono il nome di Mondello e non mancavano di aggiungervi la parola
"paese" per precisare meglio la stazione balneare.
Dalle cronache dei quotidiani dell'epoca si evince che
all'inaugurazione dello stabilimento balneare fu dato scarso rilievo
dalla comunità palermitana forse per la mancata realizzazione
contemporanea della linea tramviaria di collegamento con la città.
Infatti, il primo tram giunse a Mondello il primo novembre 1912 e i suoi
passeggeri furono autorità e giornalisti.
Il sopraggiungere della prima guerra mondiale arrestò
la crescita di Mondello. In via delle Palme sorsero hangar per
l'assemblaggio di idrovolanti della fabbrica Ducrot, nota in tempo di
pace per la qualità e lo stile dei suoi mobili. Firmati Ducrot erano gli
arredamenti dei piroscafi della Navugazione generale italiana, la società
della famiglia Florio che precedette la Tirrenia nelle comunicazioni via
mare.
Nel 1916 il conflitto portò a Mondello la brigata
Verona che si adoperò nella sistemazione di alcune strade e di ciò si è
conservato il ricordo a Mondello paese con il toponimo della via Terza
Compagnia.
Gli anni del primo dopoguerra fecero registrare un
cambiamento al vertice della società italo - belga nel periodo in cui si
affermava il fascismo. La nuova dirigenza si preoccupò particolarmente
della sistemazione delle vie: si costruirono i marciapiedi, si
asfaltarono le carreggiate, si alberarono i viali. Sempre per volontà
della società nel 1927 fu inaugurato un campo di golf, l'unico in
Sicilia. La sede del club esiste ancora oggi: è un grosso cottage dalla
parte opposta al viale Regina Margherita. Così come esiste ancora la
chiesetta nata alla fine del XVIII secolo, in piazza Caboto, per i
borghigiani che lavoravano nelle saline. Ora è diventata un villino
privato ed è difficile distinguerla. Altrettanto difficile è riconoscere
la costruzione della Generale Elettrica che dava luce alla zona e che nel
1933 fu donata alla comunità locale per essere trasformata nell'attuale
chiesa di Maria SS.Assunta di Valdesi.
Gli anni 30 videro la piccola stazione climatica
crescere di qualche altro villino ed arricchirsi di un servizio di
vaporetto sulla linea Mondello - Palermo. Nel '39 il servizio venne
soppresso per riprendere nel 1991, ma per poco. Il suo tempo di
percorrenza del tratto risultava molto più lungo di quello impiegato dai
mezzi per via terra.
In quel periodo, le occasione di svago a Mondello non
andavano oltre le serate sulle terrazze dello stabilimento. Si cercò di
spezzare la monotonia, organizzando una ginkana automobilistica e un
concorso di bellezza femminile. Episodi rari in una località, peraltro
che penava ad ogni stagione per i problemi della circolazione, dei
parcheggi e dei servizi in genere. Esisteva una sola farmacia, a Partanna
e l'ufficio postale nacque solo nel '37. Lo scarso afflusso turistico
veniva attribuito alla mancanza di un grande albergo e la stampa di
regime annunciò esultante l'inizio dei lavori per realizzarne uno
gigantesco dotato perfino di torre panoramica. La seconda guerra mondiale
dovette essere il motivo per cui il grande albergo di oggi non somiglia
affatto al disegno pubblicato nell'estate del '39. La nascita di quello
attuale risale al '49 su progetto dell'architetto Caracciolo.
Agli anni 40 è legata un'altra questione ancora non del
tutto risolta: quella della rete fognaria. Il collettore semicircolare
creato dai lavori di bonifica della palude era stato modificato
danneggiando gravemente il ruolo che espletava. Negli anni successivi, il
canale d'acqua a cielo aperto che attraversava anche i giardini dei
villini fu sostituito da una tubazione sotterranea senza risolvere il
problema. Che, invece, si acuì sensibilmente perché sensibilmente si
accrebbe il numero dei villini, in coincidenza con il boom economico dei
primi anni '60. Si superarono le trecento costruzioni preventivate dalla
società "Les tramways de Palerme", ma non più in stile Liberty, bensì in
stile Novecento.
Intanto, la società italo - belga aveva lasciato il
posto ad una società da essa derivata e costituita da imprenditori
locali. Anche i tram furono abbandonati a vantaggio dei filobus. Cambiati
i tempi, la Mondello estiva non mancò, comunque, di vitalità. Cambiavano
le auto, le moto e le canzoni ora lanciate dai juke-box. Aumentavano i
palermitani in piacevole passeggiata sulla piazza del paese. Va
ricordato, soprattutto, l'insediamento di due circoli sportivi
prestigiosi, il Lauria e il Vela - Sicilia che contribuirono con i loro
successi agonistici all'affermazione di Mondello quale sede d'importanti
competizioni veliche anche a livello internazionale.
Tra le iniziative d'intrattenimento quella che ebbe eco
a livello nazionale fu il Festival della Conchiglia d'oro, tenutosi in
varie edizioni a cavallo tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni
'60. Celebrità televisive parteciparono nel ruolo di presentatori o di
ospiti e la Rai trasmise lo spettacolo su rete nazionale. La serata
intrattenne l'intero bacino d'utenza italiana, meno che Mondello dove le
immagini Tv non arrivavano. Una rivista mondel-lana nel 1931 pubblicò
articoli, lamentando la "distrazione" della Rai nei confronti di
Mondello.
Cominciavano gli anni '60 e la borgata conobbe periodi
di disinteresse e disaffezione da parte dell'amministrazione pubblica,
mentre il centro urbano cresceva all'insegna dell'abusivismo. Non
fognature, non nuove arterie, non servizi, ma altri villini d'ogni tipo e
forma in aree dove era legittimo edificarli e anche dove non lo era, a
volte demolendo qualche villino Liberty e quindi a spese della storia di
Mondello.
Oggi la borgata tenta di uscire dal limbo delle belle
intenzioni, dei grandi propositi, ma burocrazia e indifferenza degli
amministratori frenano molto il suo cammino verso una definitiva identità
storica, culturale e turistica. E la speranza di un felice futuro appare
ancora lontana.