di Nino
Martinez
Dopo avere acquistato, nei vari mercati d'Italia, tutti
gli ingredienti necessari, alcuni dei quali pagati a caro prezzo,
Maurizio Zamparini, intraprendente imprenditore del Nord sceso in
Sicilia, alla conquista di Palermo, si affidò a un cuoco di collaudata
capacità, tale Silvio Baldini perché preparasse una pietanza di
eccezionale bontà, quale i palermitani non gustavano da ben 31 anni !
Da quella volta che l'avevano assaporato e di cui
conservavano uno struggente ricordo, si erano dovuti accontentare di
piatti di qualità scadente, o tutt'al più modesta e perciò non rimanevano
mai soddisfatti.
(Ci fu un solo anno durante il quale tutti credettero
di aver trovato un cuoco di non comune bravura, per giunta concittadino,
tale Ignazio Arcoleo, di Mondello. Ma si trattò di un'illusione, perché
lo chef, mentre preparava la tanto desiderata leccornia, perdette la
ricetta... E i palermitani arrivarono soltanto a bere l'aperitivo.
Amaro).
Silvio Baldini, il cuoco scelto da Zamparini, aveva
subito cominciato ad amalgamare con notevole professionalità, le materie
prime messe a sua disposizione e, dal profumo che da esse già emanava,
era facile prevedere che sarebbe venuta fuori una pietanza da leccarsi i
baffi.
Ma, sfortunatamente, lo chef aveva un caratterino non
tanto docile che manifestava soprattutto le volte che qualcuno
s'intrometteva nel suo lavoro. Zamparini, che non è tipo di starsene mai
muto, gli muoveva appunti, anche espressi in modo, diciamo, troppo
schietto, allorché notava che il cuoco usava poco sale o dimenticava
addirittura il peperoncino, o qualcos'altro.
La reciproca intolleranza esplose in un clamoroso
divorzio, proprio mentre la vivanda cuoceva bene, nonostante il fuoco
qualche volta si fosse spento o altra volta abbassato.
Zamparini si rivolse immediatamente a un altro cuoco
provetto, con un palmaras di tutto rispetto, al quale ordinò
perentoriamente (è la sua indole, non c'è nulla da fare) non solo di
salvargli la pietanza, evitando che si trasformasse in un... pasticcio,
ma soprattutto di migliorarla, magari con l'aggiunta di altri prodotti,
così da renderla più appetitosa.
Francesco Guidolin, questo il nome del nuovo cuoco, si
è posto di gran lena al lavoro e, da persona perbene qual è, ha sentito
il dovere di ammettere sportivamente di aver trovato la pietanza con
un'ottima fattura di base. E su questa ha proseguito, "aggiustando"
qualche punta di aspro, togliendo qualche ingrediente che appesantiva il
sapore, insomma, apportando quelle modifiche indispensabili a rendere la
ghiottoneria insuperabile al palato dei palermitani.
E tutto è andato secondo il copione di Zamparini, anche
se, nella fase cruciale della cottura, due o tre volte si è avvertito
sentore di bruciato cui, però, il cuoco ha magistralmente posto rimedio.
Ciò non toglie, però, 1' imprevista angoscia dei palermitani che
paventavano il rischio che tutto finisse in fumo...
La magnifica deliziosa vivanda, sembrava non poche
volte, già pronta in anticipo, ma sia Zamparini che Guidolin non
pensavano minimamente di distribuirla perché mancava la certezza
culinaria che fosse riuscita alla perfezione.
Finalmente, dopo i sofferti rinvii è giunto il fatidico
29 maggio scorso. Ed è toccato a undici simpatici ragazzi venuti da
Trieste, l'onore di annunciare ai palermitani,con due settimane di
anticipo: "La Serie A è servita!", e di dare il via alla grande
abbuffata.
Tutta la città si è trasformata in una bandiera
rosa-nero che ha garrito al vento festoso di una gioia compressa per
tantissimi anni.
Per ragioni legate ai tempi tecnici di stampa, siamo
stati costretti a relegare il pezzo nelle ultime pagine. Ma questo ci
sembra di buon auspicio. Gli ultimi saranno i primi. Nel prossimo
campionato, si capisce.