L'immagine non è nitida, ma è custodita nella memoria.
Riporta ai primi anni del secondo dopoguerra a Palermo. Agli anni della
ricostruzione dopo il cataclisma di un conflitto devastante.
Siamo, nel ricordo, alla fine del 1944 e nel 1945. La
vita cittadina riprende a fatica; la merce torna nelle botteghe; anche
l'università riapre le facoltà e accoglie gli studenti; i giornali
arrivano regolarmente nelle edicole.
Molte strade sono ancora dissestate, ma i mezzi
pubblici di trasporto, quelli vecchi di un tempo, riprendono a circolare.
Riappare la linea tranviaria Piazza Politeama - Mondello.
Una pausa per mettere a fuoco il ricordo. Sì, si andava
in comitiva alla Favorita inforcando le biciclette. E che spasso pedalare
con abiti leggeri addosso nel vento lieve di primavera, in un vociare
divertito di amici e di amiche, quasi tutti colleghi di università (primo
o secondo anno?) compagni fin dal liceo... Talvolta eravamo temerari.
Uscendo, ammassati da fare gruppo, dal cancello della Favorita, dopo
avere attraversato tutto il parco, aspettavamo il passaggio del tram
sulle lucide rotaie. Ne avvertivamo lo sferragliare, il lento procedere
lungo la salita di Pallavicino. Era il momento per "agganciarlo" con le
nostre mani e farci trascinare senza dover pedalare. Quasi nessuno dei
viaggiatori ci notava e il bigliettaio di solito, avendo completato il
suo lavoro, sonnecchiava in un angolo della vettura in attesa di
raggiungere il capolinea.
L'aria profumata di pini cedeva a poco a poco al
respiro ampio del mare che ci arrivava alle narici con un annuncio
festoso sempre desiderato.
Avevamo già lasciato la vettura tranviaria quando
scorgevamo la distesa azzurra di Mondello che ci appariva quasi un dono
di libertà e spensieratezza. E il pensiero già correva al momento in cui
potevamo percorrere a piedi nudi l'arenile dorato e tuffarci nelle acque
limpide e trasparenti della baia, in una comunione assoluta con il
liquido elemento che ci accoglieva con un abbraccio.
Quella vettura tranviaria, che dal centro di Palermo
trasportava tanta gente fino alla borgata marinara, continuò a correre
sui binari - come ricorda l'ingegnere Salvo Amoroso - fino alla primavera
del 1947. Venne sostituita da filobus nuovi di zecca, e fu un avvenimento
cittadino e anche una conquista perché si accorciavano di molto i tempi
di percorrenza.
Si chiudeva una pagina di storia cittadina perché
il
tram che andava in pensione aveva cominciato a compiere il percorso
città-borgata all'inizio del Novecento quando era stato già completato il
risanamento delle paludi di Mondello.
Raccontare quella vicenda ci porta lontano, ci porta al
tempo in cui Mondello era un modesto villaggio di pescatori che
sopravviveva ai piedi della torre dell'antica tonnara. Tutto intorno una
vasta zona paludosa.
Al tempo degli arabi e naturalmente anche prima, il
villaggio di Mondello era stato paludoso, tanto che i geografi del XII
secolo lo avevano chiamato Marsa 'at Tin (Porto del fango). Tuttavia, le
zone collegate al mare divennero saline. E le saline rimasero attive per
tutto il Seicento, come attesta un toponimo -via Saline- ancora esistente
nella zona di Valdesi. Soltanto verso la fine del Settecento, il Senato
(la municipalità) di Palermo affrontò il problema del risanamento della
vasta zona paludosa, impegnandosi in lavori di drenaggio che, senza studi
tecnici preliminari, portarono a vari fallimenti. E per di più la malaria
apparve con il suo spettro funesto portando malattie e morte. Nemmeno
l'aggregazione delle paludi di Mondello al Real Parco della Favorita, a
fine Settecento - al tempo del soggiorno di Re Ferdinando a Palermo -
migliorò la situazione. E soltanto verso la fine dell'Ottocento si trovò
la soluzione giusta per sconfiggere le paludi, costruendo un solo ampio
collettore in grado di convogliare le acque provenienti dall'entro-terra
e portarle fino al mare.
A bonifica avvenuta, all'inizio del Novecento, avvenne
la graduale trasformazione della borgata palermitana in una località
balneare, con la costruzione dei primi villini.
Nel 1910 una società italo-belga ottenne la concessione per lo sfruttamento economico del
territorio. Già allora si andava a Mondello in carrozza. E si
raggiungevano così le prime cabine balneari in legno, simili a quelle già
esistenti sul litorale di Romagnolo. Queste cabine naturalmente
scomparvero dopo la costruzione del grande stabilimento in muratura.
Il tram sancì, nel nome del Progresso, l'avvio di una
lunga stagione di trasformazioni. Quel tram, appunto che - giovanissimi -
ci trascinava sulle nostre biciclette senza pedalare, senza fare tanta
fatica; quel tram cigolante che scomparve definitivamente nel 1947.