di Lucio Amorosi
Non si può immaginare Mondello senza associarvi la
figura di Padre Antonino Severino.
Egli è talmente inserito nella borgata
da indurci ad affermare coloristicamente che fa parte del paesaggio. Non
c'è residente a Mondello e a Valdesi che non lo conosca, che non lo
consideri un punto di riferimento, riconoscendone l'affabilità, l'impegno
e la disponibilità che caratterizzano la sua missione di prete.
Basta
intrattenersi brevemente con lui per scoprire questi aspetti nobili della
sua indole. Ma soprattutto è facile cogliere la carica di umanità che
traspare dal suo sorriso aperto, cordiale con cui cattura la fiducia e la
simpatia degli interlocutori.
Padre Severino ci guida nel suo studio, uno dei locali
attigui alla chiesa Maria SS. Assunta di Valdesi. In una parete, fra
quadri di argomenti sacri, campeggia una grande foto panoramica del golfo
di Mondello che rivela in lui il profondo attaccamento alla località che
più gli sta a cuore. Sulla scrivania, pile di santini, corrispondenza e
pregiate statuine.
Ce ne indica una davvero suggestiva: un prodotto
artigianale di ebano e rappresenta un fanciullo, tutto addossato a una
grande mano che lo protegge. Padre Severino l'ha avuta in dono da suor
Anna, missionaria palermitana in Madagascar, tornata nella sua città in
occasione della Pasqua. Per lei, è stata organizzata una "Giornata
missionaria" che ha fruttato ben 8.000 euro: si trasformeranno in opere
assistenziali per i bambini dei villaggi di quell'isola.
Padre, da quanti anni svolge la sua attività
spirituale nella borgata?
"Da 39 anni. Nel 1962 ero vice parroco di
Partanna; dopo un paio di anni, mi fu affidata la parrocchia di Mondello.
Diciannove anni fa, il Cardinale Pappalardo mi nominò anche parroco di
Valdesi, ruolo vacante per mancanza di sacerdoti. Il mandato doveva
durare tre anni con l'obiettivo di unificare le due parrocchie, creando
una sola comunità. Difficoltà territoriali e ambientali hanno vanificato
il progetto. E così io da allora sono rimasto parroco di Mondello e
parroco di Valdesi. Con la conseguenza che per tutte le ricorrenze
religiose sono costretto quasi a... sdoppiarmi, per celebrarle sia
nell'una che nell'altra chiesa. Se ricorro all'aiuto di officianti
"estranei" suscito risentimenti che, però, vanno interpretati come
dimostrazione di affetto. L'unica soluzione sarebbe quella di ...donarmi.
Fin quando potrò resistere? Mi rimetto alla volontà di Dio".
In questo lungo arco di tempo avrà sicuramente avuto
possibilità di conoscere a fondo le due comunità. Quali sono le loro
prevalenti caratteristiche?
"Si tratta di gente che vive un cristianesimo
tradizionale e in piena osservanza e che da sempre si è opposta
all'ingresso di altri culti religiosi. Tra Mondello e Valdesi esiste
qualche differenza, seppure lieve, nel modo di vivere. Mondello risente
ancora delle sue origini di borgata di pescatori alle quali ha adeguato i
suoi comportamenti esistenziali; Valdesi, che ha sempre basato la sua
economia sul terziario, ha potuto contare su prospettive più in. Il
turismo, comunque, per entrambe le comunità, è stato, purtroppo,
considerato esclusivamente come fenomeno da sfruttare, e mai come
strumento di elevazione di pensiero ed esempio di comportamenti sociali.
In altri termini, è mancato l'impegno dei residenti di evolversi, di
migliorare la qualità della vita. E dire che le potenzialità le
posseggono tutte. La maggior parte dei giovani di Mondello e di Valdesi
sono diplomati. E questo, grazie alla istituzione nel territorio - da me
personalmente voluta - della scuola media Borgese, nella quale ho
insegnato per 35 anni".
Quali, secondo lei, le qualità che tanto
l'avvicinano alla gente del luogo e, in estate, anche ai moltissimi
palermitani che la stimano e le vogliono bene?
"La mia onestà, la mia correttezza, la mia
gioia di vivere fraternamente in mezzo alle persone. E, inoltre, questo
mio irrefrenabile sentimento di amore per Mondello che non riesco a
tenermi dentro. Più volte sono stato invitato da vari Cardinali a
lasciare questa sede per più alti incarichi. Mi sono sempre rifiutato.
Lei, nel suo ambito, certamente si pone ancora degli
obiettivi. Ha difficoltà per realizzarli?
"L'obiettivo più grande rimane quello di fare
di Mondello e di Valdesi, una sola comunità, progetto che non mi è
riuscito tanti anni fa. Col passare del tempo, i presupposti sono
diventati più solidi relativamente ad una situazione, diciamo, logistica,
e ad un'altra che riguarda la mia età che non è più quella che mi
consentiva di soddisfare pienamente le esigenze dei fedeli delle due
frazioni; esigenze che avevano e hanno come punto di partenza una innocua
gelosia campanilistica. La chiesa di San Girolamo a Mondello non ha
neanche la sagrestia, e alcuni riti si è costretti a svolgerli
all'aperto, mentre la chiesa di Valdesi offre locali in abbondanza dove
sono stati creati laboratori artigianali di cucito, ricamo, maglierie; e
di dolci. I laboratori, dotati delle necessarie attrezzature tecniche,
sono in attività soltanto nel periodo natalizio, grazie alla gentile
collaborazione di molte signore per le quali la fede e le opere di bene
sono prive di confini. Il ricavato dei prodotti venduti viene devoluto a
Biagio Conte. In una sola domenica sotto Natale si è raggiunta la somma
record di 16000 euro. Un altro mio obiettivo è quello di poter far
funzionare i due laboratori tutto l'anno, così da creare posti di
lavoro".
È noto a tutti il suo interessamento ai problemi
legati allo sviluppo e a una maggiore valorizzazione di Mondello. Che
manca, a suo avviso, per poterla definire una località ideale?
"Per Mondello, manca un progetto definitivo.
Non c'è mai stato. Gli interventi registrati, anno dopo anno, non sono
altro che toppe applicate su una giacca lisa. Che, purtroppo, sempre lisa
resta. Non esiste un piano per la viabilità; non è curato l'aspetto
estetico; non c'è una programmazione mirata allo sviluppo commerciale; è
sempre un sogno l'asse di collegamento tra l'ingresso del paese e la sua
parte terminale che consentirebbe la chiusura totale della piazza;
limitatissime le aree destinate a parcheggi, peraltro non custoditi e
poco illuminati. Questo per citare i problemi sotto gli occhi di tutti"
Se lei avesse potere amministrativo che farebbe per
la crescita turistica della borgata?
"Farei di tutto perché Mondello assumesse il
prestigioso aspetto di località turistica che senz'altro merita, e
cessasse, pertanto, di essere quasi esclusivamente un centro
gastronomico. Non c'è, ripeto, un piano duraturo. Siamo abituati,
purtroppo, a continui cambiamenti.
Qual è la sua politica per attrarre i giovani
residenti? E ha pensato per gli anziani?
"Ho creato un centro sportivo con una scuola di
calcio frequentata da 250 ragazzini, guidati da allenatori federali. Io
sono il presidente. Il campo, intitolato a Franco Lo Monaco, si trova in
viale Galatea ed è fornito anche di impianto d'illuminazione. Vi giocano
otto squadre che partecipano a un campionato federale. Una la Parmonval
(nome formato con le tre lettere iniziali di Partanna, Mondello e
Valdesi) gioca in I categoria. Gli anziani? Non hanno bisogno di nulla.
Stanno molto bene nelle loro case. Un lato umano bellissimo delle
famiglie qui da noi è che i vecchi non vengono mai mandati in case di
riposo, né negli ospizi. Ma vengono curati e accuditi amorevolmente dai
congiunti, gente che ha in massimo grado il culto degli anziani. E questo
io non smetto mai di porlo in rilievo e di esaltarlo nelle mie omelie".
La soddisfazione maggiore durante la sua vita
sacerdotale?
"Fare il prete con il cuore, nonostante i miei
difetti. Per me, ogni giorno è ricco di cose preziose e di tanti
insegnamenti".
Come vede il futuro di Mondello e il suo?
"Quello di Mondello, ottimo in prospettiva.
Anche se l'ottimismo presenta non pochi nei di pessimismo. Il mio, di
continuare su questa strada, senza mai pentirmi".