Da quasi 90 anni per i palermitani
rappresenta il simbolo di Mondello
di NINO MARTINEZ
L'Antico Chiosco uno dei più accoglienti ed eleganti bar
pasticceria, gelateria, non solo di Mondello, ma anche di Palermo, si avvia
a tagliare il traguardo degli 85 anni, ma il suo aspetto è quello di un
locale giovane, moderno, vitalissimo. Questa immagine è il risultato di una
continua cura alla quale lo sottopone con immutabile entusiasmo e dedizione
l'attuale titolare, Lucio Amorosi con la collaborazione di tutta la sua
famiglia. L'Antico Chiosco è diventato un simbolo di Mondello, il suo fiore
all'occhiello, ed ha alle spalle una storia prestigiosa che ha avuto come
pilastri, il lavoro costante, i sacrifici, la dedizione e la fede di alcune
generazioni che hanno creduto nella valorizzazione e nello sviluppo
turistico della borgata marinara, destinata a diventare una splendida
appendice della città. Ecco perché siamo sicuri che conoscere il lungo iter
che ha portato l'Antico Chiosco al traguardo attuale sarà senz'altro
gradito dai lettori.
La storia ha inizio nel lontano 1918. Pietro Vizzini,
marito della signora Rosa (mamma Rosa) e padre di ben otto figli (Totò,
Pietro, Anna, Concettina, Fifi, Giuseppina, Adele e Maria), in conseguenza
di un gravissimo infortunio sul lavoro (caduta da un'impalcatura) rimase
paralizzato e, quindi, costretto su una sedia a rotelle.
Allora non esisteva nessuna forma di assistenza e la
solidarietà del Comune - considerate le condizioni in cui era venuta a
trovarsi la famiglia - si espresse con la concessione di una piccola area
nella zona, e la licenza di costruirvi un chioschetto per lo spaccio di
bibite.
Subito la "tribù" si mise al lavoro e, in breve, il
chioschetto fu eretto alla meno peggio. A quell'epoca, Mondello era formata
da un gruppo di case di pescatori e si arrivava a Palermo percorrendo
trazzere unicamente con carretti e calessi.
I tempi erano duri e i residenti conducevano una vita di
stenti per via anche della guerra. Soldi ne circolavano pochi.
Ciononostante la famiglia Vizzini, unita più che mai da una grande forza
d'animo e da spirito di sacrificio, riusci a superare qualsiasi ostacolo,
decisa ad andare avanti a ogni costo. E la fortuna non le voltò le spalle.
Stagione, dopo stagione, l'attività del chioschetto si
moltiplica-va. La baracca in legno venne abbattuta. E fu sostituita da una
in muratura, in uno spazio più ampio, al centro dell'attuale piazza, pochi
metri più giù dalla vasca con la sirenetta; spazio che consentì anche la
costruzione di una mansarda soprastante che fungeva da abitazione.
La borgata era illuminata da rari lampioni a petrolio,
l'energia elettrica privilegio di pochi. Non esistevano attrezzature per la
produzione di gelati e granite. Per cui si doveva ricorrere a un
procedimento lungo e laborioso: d'inverno si raggiungevano in carretto le
zone dove era caduta la neve, la quale veniva raccolta in grandi coperte e
portata al chiosco. Qui veniva sotterrata in una grossa buca scavata nel
terreno limitrofo e tappezzata di paglia. La neve non si scioglieva neanche
in estate e, di volta in volta, veniva usata come elemento refrigerante per
la produzione e la conservazione del gelato. Era un'impresa pure reperire
le materie prime per i vari gusti; pertanto, s'impiegava soprattutto il
frutto che più abbondava nella borgata: il limone. Per rendere il gelato
più morbido ed elastico si utilizzavano le carrube che si raccoglievano
alle falde della montagna di Capo Gallo: da esse si estraevano i semi che,
una volta essiccati, venivano macinati. Si otteneva in tal modo quell'indispensabile
"neutro" per gelato che adesso è facilmente reperibile. Con lo scorrere
degli anni, alcuni dei figli di Pietro Vizzini che aveva già concluso la
sua vita terrena, si erano sposati, staccandosi dalla famiglia originaria.
Mamma Rosa, in età ormai avanza, ta, non era più in grado di gestire il
chiosco. Ad essa subentrarono le tre figlie Giuseppina, Adele e Maria,
sempre sotto la ferrea guida della madre. Le tre sorelle non tardarono
aconquistare la simpatia di tante famiglie che villeggiavano a Mondello e
che frequentavano piacevolmente il chiosco seduti ai tavolini posti
all'esterno. Finita .l'estate, però, si ripiombava nel letargo e per tutto
l'inverno ricominciavano i sacrifici, le ristrettezze, le privazioni.
Mondello, intanto, si sviluppava e la costruzione di una piazza si rese
necessaria. Pertanto, al chioschetto bisognava dare un altra sede Furono
ceduti in affitto alcuni locali della tonnara che sorgeva su un lato
dell'area scelta per la piazza. Anche Adele e Maria convolarono a nozze e
"mamma Rosa" decise di affidare la gestione del Chiosco unicamente a
Giuseppina, rimasta nubile. La quale si diede anima e corpo per
incrementare l'attività e abbellire sempre di più il locale, che
ribattezzato Antico Chiosco iniziò un periodo d'oro, affermandosi come il
bar preferito da tutti per la qualità dei prodotti, la pulizia, la graziosa
accoglienza.
Con il vecchio panificio Arculeo, i ristoranti dei
fratelli Biondo (Totuccio" "Medusa" e "Gabbiano") e i venditori di ricci e
polpi, l'Antico Chiosco diede alla borgata, in piena evoluzione, Immagine
folkloristica di grande richiamo turistico che conserva tuttora e che di ha
creato una fama internazionale. Col cambiare dei tempi, il bar pasticceria
gelateria, non ha mancato mai di adeguarsi alle nuove esigenze della
clientela. Grazie a questa illuminata condotta, proseguita con responsabile
impegno e spirito imprenditoriale da Lucio Amorosi, subentrato alla zia
Giuseppina, l'Antico Chiosco rappresenta ormai l'eletto punto di
riferimento dei palermitani i quali non trovano più in città un locale che
possa reggerne il confronto.