<Segue
Nel pomeriggio l’inizio della processione è preceduta dall’imponente sfilata dei fratelli di bianco vestiti, col rosso della fascia e del ricamo della tovaglia, che attraversa tutto il corso principale,
straripante di popolo; il corteo viene anticipato dalla banda musicale, dagli stendardi delle estinte confraternite e dal folto gruppo dei Probandi e Novizi.
|
Processione
del simulacro
Gonfalone della
confraternita
SS. Crocifisso
Gonfalone del
comune
di Monreale
Alcuni fratelli sostengono quattro grandi ruote di fiori con cui saranno
adornati i lati della “Vara”:
anch’essa è un’opera artigianale che porta i segni di una vera opera d’arte.
Composta a monte per raffigurare il calvario e adornata con puttini che recano in mano il segno della Passione, l’attuale
"Vara" è stata rimessa a nuovo nel 1945 e
di recente restaurata.
La “Vara” è portata a spalle da 40 uomini appartenenti alla confraternita del SS. Crocifisso o “Fratellanza”.
Il privilegio è ereditario
ed ebbe inizio nel lontano 1709, nascita della Pia congrega, prima che il simulacro fosse affidato ai
laici. Difatti, nel 1626, il fercolo era trasportato da 12 canonici-custodi e accompagnati da altri 12 canonici con un cero in mano.
Indossano un abito peculiare i fratelli, da più di un secolo: un fazzoletto bianco copre il capo, la camicia bianca con pantaloni dallo stesso colore, un nastro rosso attornia i fianchi, impilato alla tovaglia bianca che porta l’immagine del SS. Crocifisso e la
scritta. Le scarpe sono facoltative, ma devono essere rigorosamente bianche.
Il bianco per indicare la purezza con cui ci si deve avvicinare alla bontà misericordiosa di Cristo, e il
rosso simbolo dell’amore e del sangue sparso sulla Croce.
Abbigliati in questa maniera essi sono ammessi ad “accuddari”: il
termine, che può tradursi in "accollarsi", indica il modo di portare a spalla la vara,
mettendo cioè il collo a contatto con l’asta, mentre la spalla sinistra o destra deve servire per alzare il
fercolo, alquanto pesante.
Il suono di un campanello annuncia l’avvio. Il Crocifisso comincia il suo lungo
percorso per le strade del paese, talvolta assai strette, accompagnato dalle giaculatorie dei fratelli che implorano le grazie al
“Patruzzu Amurusu”.
l'"accuddata"
dei confrati
Stendardi
Bimbo in abiti
congregazionali
Un fratello fra i più adatti, ad alta voce e con la mano destra in avanti, lancia il grido, ripetendo ora una, ora l’altra invocazione.
In coro il gruppo risponde ad una sola voce “Grazia”, e ad ogni richiesta supplichevole è associato un battimano.
L’itinerario è quello tradizionale: via Umberto I con la “vutata” in via Antonino Veneziano, dove è la casa del famoso poeta
monrealese, quindi breve sosta a Piazza Canale e cambio dei fratelli ad alternarsi al sollevamento della vara, prima di salire per via Pietro Novelli fino all’abbeveratoio.
Da qui dopo una sosta più lunga per permettere di rifocillarsi e riprendere energie, ha inizio il
percorso di ritorno verso la Collegiata.
La ripida discesa di Via Garibaldi, meglio nota come “a scinnuta ru Signuri”, termina a Piazza
Spasimo dove, come vuole la tradizione, i bambini sono presi in braccio ed avvicinati alla statua, per baciare il Crocifisso.
Quindi dritto filato alla sede del Municipio nella piazza principale, attraverso Via Venero, Corso Pietro Novelli e via
Roma. Sotto il Palazzo di città il tradizionale omaggio floreale del comune con l’inchino degli stendardi che rappresentano la cittadinanza.
A tarda notte, quando il simulacro fa ritorno in
Chiesa, i fiori che hanno addobbato la vara vanno a ruba: essi, infatti,
rappresentano per i fedeli un potente rimedio contro le disgrazie e le malattie.
Durante tutto il mese di
maggio molti fedeli compiono il “viaggio” in onore del Crocifisso, ripetendo l’itinerario della processione, con ceri accesi e a piedi scalzi, eseguendo una “promissione”: in altre parole un voto per grazia ricevuta.
Infine ecco il sito della
parrocchia:
clic qui
|