L’ingrediente principale che è costituito dai
fichi secchi, sono appositamente preparati in estate dai contadini, dopo
la raccolta che comunemente avviene nel mese di luglio, alcuni di essi
sono destinati ad asciugare al sole, in seguito serviranno in inverno a
confezionare i buccellati o a produrre confetture, era consuetudine “incannarli”,
cioè configgerli in segmenti ricavate da arbusto di “canna” o fatti
passare in lunghi fili di spago e appesi.
In Sicilia l’albero del fico che è molto
diffuso, cresce quasi spontaneo, anche nei luoghi più aridi, la sua
abbondanza di frutti è molto apprezzato sia nella medicina popolare che
nelle tradizioni.
Considerato dagli antichi il frutto biblico
per eccellenza, le Sacre Scritture lo citano in alcuni brani, per Adamo ed
Eva le sue foglie rappresentarono il primo indumento, in un ramo di questa
pianta si impiccò Giuda il Traditore.
Consumato allo stato fresco contiene molta
acqua che nel processo di essiccazione, si trasformano in sostanze azotate
e grasse, principalmente in zuccheri, assumendo un elevato potere
nutritivo.
Nel territorio di Casteldaccia (Palermo) dove
questa coltura a preso incremento si è voluto sfruttare il frutto, e
grazie ai suoi pasticcieri, il buccellato è diventato il dolce simbolo del
paese ed ogni anno nel mese di dicembre in occasione della festa
dell’Immacolata Concezione, il comune organizza “la sagra del
Buccellato”.
A Monreale è considerato un dolce tipico, la
pasta frolla esterna non viene “azzizzata” cioè viene lasciata al
naturale, comunemente è accompagnato da vini liquorosi siciliani tipo
moscato, marsala o zibibbo di Pantelleria.