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PANORMUS - LUOGHI

IL "SALOTTO" DI PALERMO

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Pirrone che si affaccia quasi alla piazza Castelnuovo, dove staziona dagli anni ottanta accanto ad una vetusta tabaccheria e, promuove abbigliamento casual per uomini.


Al principio della strada, a due passi dal Teatro Massimo, la via Ruggero Settimo viene intersecata dalla via Generale Magliocco, altra strada sistemata ad isola pedonale con tanto di panchine per la sosta, una capatina si può fare al bar Mazzara, la prima sede di questa caffetteria era una latteria che negli anni cinquanta si trasformò nell’attuale esercizio, molto frequentato, a suo tempo il celebre Giuseppe Tomasi di Lampedusa veniva in questa sede ha scrivere alcune pagine del suo romanzo “il Gattopardo”.

Gli stessi proprietari erano i gestori dell’apprezzato ristorante Charleston, a due passi dal bar Mazzara nel piazzale Ungheria, dalle caratteristiche vetrate liberty, appartenute a casa Basile.

Il rinomato ristorante nel 1999 si è trasferito all’interno dello stabilimento balneare di Mondello, in stile liberty, con la denominazione “Le Terrazze”.

Il laboratorio di ceramiche de Le stanze del Gattopardo fa rivivere i pavimenti e le decorazioni più belle del mondo, solo in via Magliocco.

Il Palazzo Pecoraro, che fa angolo con la piazza Verdi e via Ruggero Settimo ospita i negozi della ditta Frette che tratta articoli da corredo e per la casa, occupa attualmente il posto della casa musicale Ricordi trasferitasi dopo altri spostamenti in via Cavour.

Dal 1936 la ditta Corsini con la sua profumeria, ha incipriato le donne palermitane di tutte le età, ottima la loro bigiotteria.

Questo proliferare di negozi che dal settecento inoltrato permetteva alle persone e alle carrozze di attraversarla, ha fatto si che diventasse il centro rappresentativo e mondano della città e le sue vicende storiche c’è lo chiariscono.

La città vicereale racchiusa nella sua cerchia muraria ebbe il suo primo intervento di espansione alla fine del settecento, fu l’allora pretore Antonio Talamanca-La Grua, marchese di Regalmici ha volere il prolungamento verso nord della via Maqueda, e a tal proposito incaricò l’architetto del senato palermitano Nicolò Palma che progettò tale intervento.

La nuova strada che prevedeva il prolungamento dell’asse barocco, si dirigeva dalla porta Maqueda dritta verso la campagna, e terminava nel piano Sant’Oliva, si chiamò “stradone fuori porta Maqueda", ed era intersecata da un’altra strada che dipartendosi dal piano di San Francesco di Paola scendeva verso il mare per raggiungere il porto.

L’ intersezione di queste due strade diede origine ad un ottagono che furono chiamati “quattro canti di campagna” in riferimento agli antichi quattro canti che dividevano la città in mandamenti e fu intitolati proprio al marchese Regalmici, ancora oggi i palermitani li chiamano “i quattro canti ri campagna”.

Con l’avvento del nuovo secolo, una nuova aristocrazia mirò ad accaparrarsi la possibilità di costruirsi una nuova dimora, nacquero così una cortina di palazzi nobiliari dall’aspetto rigoroso che nascondevano i “catoi” retrostanti.

Ma il primo edificio ad essere costruito fu il “Conservatorio" con l’annessa chiesa di S. Lucia o Badia del Monte costruiti nel 1781-89 che sicuramente diede la possibilità di collegarla alla vecchia cortina della città.

Nel periodo unitario questa nuova classe e successivamente la intraprendente borghesia, si era posto di mettere a Palermo una serie di iniziative urbanistiche ed architettoniche destinate a cambiare volto alla città.

L’allora sindaco, il duca della Verdura eletto nel 1860 prevedeva il risanamento dei malsani quartieri della vecchia città e la ristrutturazione della rete viaria, secondo i modelli urbanistici europei di quel tempo.

Di tutto ciò non fu realizzato quasi nulla, si progettarono solo due strade, via Roma e via Libertà, che si realizzarono a tratti, vennero fondati il manicomio e le carceri nuove e si costruirono quasi contemporaneamente i due grandi teatri: il Massimo ed il Politeama.

La strada che collega proprio queste due strutture ottocentesce che curiosamente i palermitani chiamano piazza “ò massimo e ù pulitiama”, divenne la via Ruggero Settimo dedicata al patriota palermitano che condusse il governo rivoluzionario del 1848.

Sorta come elegante “aggiunta”, nei secoli ha subito pesanti rifacimenti, negli anni trenta del secolo scorso e nel secondo dopoguerra, prima per le trasformazioni dei piani terra degli edifici in locali commerciali, in un secondo tempo con la sostituzione di vecchie residenze nobiliari con edifici multi-piano per uffici e negozi di una certa importanza commerciale.

Punto nevralgico del centro cittadino, la strada ben presto si guadagnò l’appellativo di “salotto di Palermo” per essere l’asse commerciale e di aggregazione, perché ricca di caffè e di pasticcerie, sale da tè e cinematografi, più ricercato della città.

Nei primi anni novanta l’amministrazione comunale "Orlando" pensò bene di rifare la pavimentazione stradale colorandola con un asfalto colore rosso toscano per darle un stile particolare e renderla più elegante fino ai giorni nostri divedendone così la strada dello shopping per eccellenza.


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