Scillato, Xillato da Xilos in greco legno
da qui la denominazione di quest’antico borgo medioevale fondato con molta
probabilità intorno al 1150, ricco di vegetazione arborea per la presenza
copiosa d’acqua: due le grandi sorgenti, quella della zona di Guelfone e
l’altra in territorio Agnello che alimentano da numerosi anni la città di
Palermo.
Sorge a 220 metri s.l.m. in un delizioso
luogo collinare ed ha alle spalle tre fra le più spettacolari vette del
gruppo montuoso delle Madonie.
Il comune che conta circa 800 abitanti, ha
acquisito la sua autonomia amministrativa nel maggio del 1960, in
precedenza dipendeva da Caltavuturo e successivamente da Collesano.
L’area collinare in cui sorge il paese e la presenza dell’acqua hanno
favorito l’agricoltura che ha permesso di coltivare ricchi frutteti,
producendo: olive, albicocche e agrumi, in special modo arance che
rappresentano il volano dell’economia locale.
A Scillato si produce una varietà d’arancia
dal colore “biondo” è il biondo di Scillato, un tipo d’arancia
“ombelicata” dove si distinguono i generi: Washington Navel, Nareline e
Navelate.
Le ombelicate sono così chiamate per quella particolare formazione
presente nella parte inferiore del frutto, simile ad un ombellico, e sono
conosciute anche come “brasiliane”, queste varietà trovano le condizioni
ideali in questa zona collinare di Scillato.
Infatti, a differenza degli aranceti
situati in aree pianeggianti come “La conca d’oro”, dove trovarono ampia
diffusione e con questo appellativo veniva identificata già nel XVI secolo
la piana palermitana, nel territorio collinare, il frutto può ritardare la
maturazione.
Un’altra varietà che si produce e che ha una maggiore richiesta è
l’arancia “Sanguinello” dalla caratteristica polpa rossa.
Queste ultime, indicate come pigmentate, si
differiscono dalle bionde perché contengono nella polpa, in aggiunta ai
carotenoidi, altre sostanze coloranti, gli antociani, che conferiscono al
succo il caratteristico colore rosso.
Tra il X e il XII secolo gli Arabi introdussero nel Mediterraneo ed in
particolare in Sicilia l’arancio amaro a scopi ornamentali per abbellire i
loro giardini, ma sicurmente a Palermo arrivò il “portuàlla” dai
magrebini portoghesi.
Nel 1500 si diffusero in Europa le arance dolci, aiutati dalle
comunicazioni marittime che effettuavano i Genovesi e i Portoghesi.
Ancora oggi la Sicilia è il maggior
produttore di questo frutto dopo la Spagna, Grecia e Israele, la terra
siciliana s’identifica nell’arancia che è diventata un simbolo diffuso in
tutto il mondo.
Il Citrus sinensis (l’arancio) conosciuto
fin dall’antichità fu importato dall’Asia orientale (Cina), il nome
arancio proviene dall’indiano “naràranga” ed è riferito alla qualità
amara, la mitologia è ricca di riferimenti su questo frutto: s’ipotizza
che il pomo d’Adamo ed Eva e quello che provocò la guerra di Troia fossero
in realtà delle arance.
Nelle tradizioni antiche gli agrumi ed in particolare le arance simbolo di
felicità e fertilità per i numerosi spicchi.
Fiori e frutti d’arancio furono il dono di
nozze di Giove e Giunone, ed è per questo che il bouquet di fiori
d’arancio è entrato nel costume del rito matrimoniale.
L’arancia, frutto di un sempreverde, è un tipo particolare di bacca
chiamata “esperidio”, formato dalla buccia che lo ricopre esternamente
colorata d’arancione più o meno intenso, ricca di cere ed oli e dalla
polpa interna divisa a spicchi contenente ciascuno dei semi, molto
succosa.
I fiori bianchi e profumati producono oli
essenziali utilizzati come aromatizzanti o in profumeria, a Palermo famosa
è la “Zagara di Zuma”, fragranza usata per i neonati.
Frutto dalle rare qualità, possiede un notevole contenuto di calcio,
fosforo, ferro, per l’alto contenuto di vitamina C, è considerata un
toccasana per la salute.
Molto utilizzata in cucina e in
pasticceria, l’arancia non viene tanto apprezzata come spremuta in quanto
non è consuetudine dei siciliani ed in particolare dai palermitani, al
buon succo fresco si preferisce l’aranciata industriale.
Il succo dell’arancia condisce le “sarde a
beccafico”, le carni in genere e la cacciagione, indispensabile
complemento d’ogni “cassata”, le scorzette ingentiliscono i famigerati
“cannoli”, la scorza grattugiata, aromatizza creme, dolci e gelati, i suoi
spicchi si trasformano in ottime insalate,classica è l’insalata di aringhe
e arance, un antipasto con due prodotti tipici della Sicilia e di Palermo,
il loro abbinamento è quasi naturale perché la Sicilia offre un’ampia
panoramica di pesce salato abbinandolo all’agro delle arance.
Le sue scorze profumate aromatizzano diversi liquori italiani e stranieri,
anticamente si preparava il “rosolio” dal fragrante aroma.
Le nostre nonne utilizzavano le arance per
le converse caserecce o trafitta qua e la da chiodi di garofano, rinchiusa
nell’armadio o nei cassetti per profumare i merletti.
La sagra dell’arancia che si svolge nel
piccolo centro madonita è un pretesto per trascorrere un giorno nel parco,
di cui il comune di Scillato fa parte con 1.990 ettari di territorio, per
conoscere le bellezze naturali di questo borgo medioevale con i suoi
quattordici mulini disseminati nel suo territorio e alle sorgenti che li
fanno funzionare.
Una visita al santuario della Madonna Maria
SS. della Catena, patrona di Scillato che si festeggia la penultima
domenica d’agosto, concluderà la mattinata con un copioso pasto in una
delle tante aziende agricole (al “vecchio Frantoio”).
Il pomeriggio la banda musicale allieterà
lo svolgimento della sagra che offrirà a tutti gli astanti, una quantità
di questo frutto e la degustazione delle “bionde” e i loro derivati
prodotti con le arance di Scillato, famose le “scorzette” preparate con
zucchero caramellato.