Il risultato ottenuto è più che soddisfacente (potremmo dire che sa di miracolo anche se i miracoli certamente non sono le erbe a farli, ma è già un miracolo che esistano e che siano state messe a nostra disposizione, per essere impiegate nella cura delle nostre affezioni).
Come tutte le cose tramandate oralmente e che sembrano (lo sono certamente) un po' strane, non ha trovato facile diffusione in medicina
fitoterapica, da parte degli studiosi.
D'altra parte, scettico anch'io sul suo impiego, ricordo d'avere dato del pazzo all'uomo che per primo mi ha suggerito il metodo.
A meno di una settimana dall'intervento chirurgico, spinto dalla disperazione, ancorché dalla curiosità, ho voluto provare (non senza un pizzico di scetticismo) la radice raccolta appositamente per me (ricordo che ... " il benessere l'ho avvertito appena avuta in mano la radice "...).
Raccogliere la radice fresca (in qualsiasi periodo dell'anno).
Non c'è bisogno di pulirla.
Tagliare 4 pezzettini (rondelle) di radice e metterla in un apposito sacchettino (già confezionato) di cotone. Chiudere il sacchetto e metterlo in una tasca qualsiasi del vestito o dei pantaloni che si
indosserano. La restante radice avremo cura di porla, conservata in un sacchetto di plastica o materiale impermeabile, in frigo, evitando in questo modo che venga a contatto con acqua o umidità.
In alcune zone della provincia di Palermo, invece della radice vengono impiegate, allo stesso modo, le foglie, con lo stesso risultato.
Ogni settimana (parliamo di fase acuta), verrà ripetuta l'operazione (verranno cambiati i pezzetti di radice).
La cura non ha limiti di tempo, anzi più lungo è il periodo di cura più sicuro e certo sarà il risultato. Il beneficio sarà evidente da subito (e questa è certezza).
In assenza di sintomi evidenti si può anche non impiegare la radice, che verrà utilizzata all'occorrenza.
Tranquilli, non sono pazzo !
Certo è difficile credere che un tale metodo possa riuscire efficace, ma provare quanto vi costa?
Tra i tanti pazienti curati con questo metodo, molti sono professionisti affermati (tra cui alcuni ospedalieri laureati in Medicina e Chirurgia), persone certo non creduloni, tutt'altro, ma che nella loro incredulità hanno provato e ottenuto non solo l'eliminazione della sintomatologia (e questo già di per sè basterebbe a farla usare), ma in alcuni casi, e sono tanti, anche la quasi, chiamiamola pure, guarigione clinica della malattia.
Provate, vi accorgerete del risultato !
E poi, che avete da rimetterci ? soltanto un paio di giorni da passare con la radice in tasca, quindi nulla !!!
Ultimamente (agosto 95 [ndr]) ho letto nell'Espresso o nella Repubblica (?), che l'Istituto per la cura dei tumori di Milano ha intrapreso una ricerca sulle proprietà anticancerogene di questo vegetale.
La patologia emorroidaria viene curata, nello stesso modo del verbasco, ma con radici e foglie di altre specie di
Verbasco, tra cui si ricordano:
a) Verbasco sinuoso - Verbascum sinuatum L.
Diffuso nelle regione mediterranee, cresce nei campi, bordi di strade, luoghi erbosi, incolti.
Portamento maestoso, biennale, coperta da densa peluria, ha steli fiorali, ed una rosetta di foglie oblunghe, sessili, lobate o pasrtite con 4-5 incisioni per lato, grossolanamente dentate, con margini ondulati, lunghe anche 35
cm.; le cauline sono più piccole, ovato-acuminate o più o meno lanceolate.
Stelo ramoso, alto 40-100 centimetri, cilindrico con abbondanti rami arcuati, ascendenti, ognuno dei quali portante alcuni piccoli e isolati gruppi di fiori gialli, a 5 petali disuguali, 5 stami con antere a filamenti pelosi,
violetto-tomentosi; stilo più o meno clavato..
L'infiorescenza è ranosa; brattee a base cuoriforme ed apice allungato e sottile, peduncolata.
Il frutto è una capsula che si fessura lasciando liberi i semi.
b) Tasso barbasso a foglie ondulate - Verbascum undulatum Lam.
c) Tasso barbasso - Verbascum phlomoides L.
Erbacea biennale, tomentosa, bianco-giallastra, alta 60-120 cm.
Fusto eretto, ramoso in alto; foglie inferiori ovali, o ovali-oblunghe, contratte in picciolo,
auricolate; le medie e le superiori sessili; le foglie dei rami cuoriformi alla base, tutte
crenato-dentate.
I fiori (maggio-luglio) formano fascetti, a loro volta riuniti in racemo terminale, semplice o ramificato in basso.
Calice tomnentoso, 5-dentato, a lacinie lanceolato-acuminate.
Corolla caduca, giallo-oro, raro bianca.
Androceo di 5 stami inseriti sulla base della corolla, con filamenti pelosi (peli bianchi); antere gialle,
treniformi, 2-loculari.
Ovario libero, 2-loculare; stilo filiforme, apicale, caduco; stimma
ovato-obluingo.
Il frutto è una capsula setticida, bivalve, con molti semi minuti, rugosi.
Cresce sui ruderi, incolti, lungo le strade campestri.
In genere si accompagna al V. sinuatum L..
I fiori si raccolgono in estate, in giornate asciutte, e si essiccano al sole o in stufe a 25°-30°, dopo averli puliti del calice.
Anche le foglie sono utilizzate dalla medicina vegetale.
Contengono (i fiori) delle ossidasi, una saponina (verbascosaponina) che per idrolisi si scinde in glucosio e
sapogenina, una sostanza colorante di natura glucosidica, acido topsico, saccarosio, mucillagini, olio etereo (tracce), grassi, carboidrati.
Nelle foglie con la saponina e la mucillagine, son presenti una sostanza amara, resina, cera.
Ha proprietà sedative nei processi infiammatori locali (impacchi imbevuti di decotto di fiori o cataplasmi di foglie)
Esercita azione espettorante, e viene indicato
nelle forme catarrali acute e croniche delle vie aeree.
Ottimo emolliente (si impiega in clistere o pozioni, nelle infiammazioni della mucosa intestinale).
Articolo pubblicato per gentile
concessione dell'autore, Sig. Giovanni Modica.