<Segue Il culto per la
Santa, a Palermo si diffuse nel 1922, anno in cui si organizzò la prima
festa in suo onore per volere dell’allora provinciale agostiniano padre
Campione, e con l’ausilio del terz’ordine agostiniano ricostituitosi nei
primi mesi del 1921. Quest’ultimo ordine agostiniano, da allora in poi e
fino a oggi, fra le tante attività si dedica al culto della Santa
agostiniana Rita, eletta patrona del terz’ordine agostiniano palermitano,
occupandosi annualmente della sua festività.
|
L’ordine laico i
cui componenti sono chiamati “terziari” segue la regola del Santo padre
Agostino, e si attaglia con lo "scapolare" di colore nero che reca
al centro un medaglione d’argento in cui è impresso lo stemma agostiniano:
un cuore trafitto da una freccia, che rappresenta l’amore a Dio da parte di S.Agostino, il bastone episcopale e il libro che simboleggia la sapienza di
S.Agostino. Il cappuccio e la cintura agostiniana, voluti dalla Vergine Maria
e suggeriti a Santa Monica, completano l’abitino del terziario.
Dal 1960 oltre al
terzo ordine maschile si è costituito l’ordine femminile che con vera
abnegazione e spirito di carità cristiana ha saputo negli anni seguire
l’esempio agostiniano.
La domenica
successiva al 22 maggio, si snoda una solenne processione durante la quale
viene condotto per le strade del quartiere il fercolo con il simulacro della
Santa.
Una
moltitudine popolare accompagna il simulacro, oltre ai terziari che,
rincuorati dal loro Priore, trascinano la "vara". Si accodano i
devoti per manifestare la loro devozione, vestiti con il tradizionale
"abito di S.Rita", a piedi scalzi e con grossi ceri, segno di
ringraziamento per grazia ricevuta.
La devozione di
portare l’abito simbolo della fede dell’agostiniana Rita la vollero
proprio i religiosi, che introdussero la pia pratica dei quindici giovedì di
Santa Rita, che consiste nel celebrare i quindici giovedì che precedono la
festa della Santa con particolari pratiche di pietà, meditazione sulla vita
o a qualche sua virtù e si conclude con l’accostamento ai santi
sacramenti.
Commemorazione che
ricorda i quindici anni durante i quali S.Rita portò sulla fronte la
dolorosa ferita arrecatale dalla spina, dono singolare del Crocifisso, sposo
diletto della sua anima.
Ma il popolino, non
curante delle disposizioni dei religiosi agostiniani, ha voluto santificare
tutti i giovedì dell’anno al culto di S. Rita.
Durante la
processione è consuetudine che il fercolo con l’immagine sacra sia
condotto all’interno della caserma dei vigili del fuoco, ove il suo
ingresso è accolto con il suono delle sirene dei mezzi presenti: La sua
presenza porta coraggio all’immane e sacrificale lavoro che i vigili del
fuoco affrontano ogni giorno.
La statua, che
staziona sull’altare maggiore, fu commissionata ad una ditta romana nel
1922, e fu eseguita in gesso in posizione eretta nell’identica altezza
della Santa in vita, con l’abito talare bianco e nero, con gli occhi fissi
su di un piccolo Crocifisso che tiene tra le mani in atto di porgere il suo
divino ideale.
A pagare l’opera
contribuirono gli abitanti del quartiere, attraverso la questua da parte di
fra’ Nicola Gambino, il quale domandava un’offerta per l’arrivo di una
sua sorella.
All’arrivo, il
simulacro fu posto in uno degli altari della cappella dedicata a Santa
Monica, e ivi rimase fino al 1970, quando tale divenne la diffusione del culto e
l’afflusso di fedeli, che si preferì installarla sull’altare maggiore.
A conclusione dei festeggiamenti annuali,
religiosi e devoti si danno appuntamento per
tutti i giovedì fino al giorno della
successiva festa, il 22 maggio dell’anno
successivo, che nella chiesa agostiniana è
considerato una seconda Pasqua.
Iconografia
su Santa Rita
|