Il legno scelto
viene segato, smorzato e rifinito con “raspe” e
lime, affinché si possa creare “la formina” in
varie parti.
Queste varie parti vengono montate tra loro con
un filo di ferro, successivamente mani e piedi
vengono dipinte e ricoperte con del tessuto, in
questa maniera anche il busto si fodera con
della stoffa (articolazioni) che servono agli
usi di scena, queste articolazioni, coperte con
il vestitino, sono a loro volta ricoperte
dall’armatura.
"Sacripante"
Il piede destro
(importante per la stabilità) viene
accartocciato di mezzo centimetro per facilitare
il primo passo.
Le teste scolpite
in legno di faggio o di cipresso perché più
duttile, nella fase successiva vengono dipinte
dal puparo iniziando dagli occhi, fino ad alcuni
anni fa erano artigiani specialisti a dilettarsi
in questo arduo compito, oggi sono gli stessi
pupari che intagliano e dipingono le teste
secondo le esigenze del copione, in esse
trasmettono la vitalità espressiva.
La lavorazione
più impegnativa è certamente l’armatura, che
deve essere sbalzata utilizzando diversi arnesi
particolari inventati dal puparo e, tramandati
dagli antenati o inventati in tempi recenti per
creare qualche particolare.
La lastra
prescelta su cui vengono ritagliate le parti
dell’armatura è spessa almeno cinque millimetri,
si disegnano le parti e si rifilano con un
grosso forbicione, si ricavano lo scudo, le
ginocchiere, i bracciali, l’elmo ed i tappi
degli spallacci e vengono modellate e “bombati”
con dei “martelli a palla” sopra dei tronchi di
legno già sagomati.
Tutti i pezzi
sagomati vengono sbalzati lungo il bordo con la
“pinna di martello” e il “rotino” per poi poter
fare gli ornamenti con dei “punzoni” modellati,
alla fine gli arabeschi di rame rosso vengono
applicate con la saldatura a stagno, queste
servono a fissare le insegne per identificare i
personaggi: Orlando porta sulla corazza e sullo
scudo una croce latina e l’aquila sull’elmo.
Intervengono alla fabbricazione, il trapano per
realizzare i buchi dove passerà il filo di
ferro, le pinze per arrotolarlo.
La lavorazione
artigianale del pupo è rimasta immutata nel
tempo, grazie al supporto di una fantasia
sfrenata del suo costruttore, per completarla
vengono applicati i costumi: i pantaloni alla
“zuova” per gli infedeli e la “faraoncina”
(gonnella corta) per i paladini che secondo il
colore si potrà distinguere: Orlando avrà il
costume color verde e Rinaldo color rossa, con
l’ausilio delle donne del puparo che
sapientemente usano la macchina da cucire e il
ferro da stiro.
Pupi "dietro le quinte"
Alla fine, dopo
la lucidatura e l’inserimento delle due
bacchette di ferro con quale reggere il peso del
pupo e con dei fili invisibili si legano la
corazza, lo scudo, la spada e l’elmo, serviranno
al puparo, quando egli prende tra le mani il
pupo che è di legno, stoffa, rame e ha gli occhi
e il volto immobili, il pupo si anima diventa
leggero, espressivo, convincente.
Un pupo da scena
palermitano che rispetto a quello catanese è
snodabile, ha regolarmente un’altezza media di
novanta centimetri e per costruirlo occorrono
dai quaranta ai quarantacinque giorni riferisce
Enzo Mancuso, e il suo prezzo e poco
indifferente.
Oggi Enzo Mancuso
è considerato uno dei più solidi pupari
palermitani, non si è fermato solo
nell’apprendimento tecnico per la costruzione
del pupo e nella sua manovra, ma ha perfezionato
la metodologia recitativa, ricercando e
studiando vecchi “canovacci “ di
rappresentazione; sua è la rielaborazione della
Storia di Santa Rosalia che mette in
scena in particolari periodi dell’anno, in modo
speciale, in occasione del “Festino”.
Queste qualità,
sono state messe in mostra nel 1998 in alcune
tra le più importanti rassegne del teatro di
figura come il “Festival di Morgana” e
“La notte delle marionette”, importante rassegna
organizzata dal Museo Internazionale delle
Marionette “A. Pasqualino”, dove dal
settembre 2003 inizia la partecipazione con la
struttura logistica del museo, proponendo un
cartellone annuale di spettacoli che vengono
rappresentati nella sala Teatro.
Partecipa alle
manifestazioni “La macchina dei Sogni” e
“Palermo di Scena”, uno spazio scenico ha
avuto nel 1999 nel Teatro popolare “Zappalà”
costituendo un nuovo spettacolo sperimentale dal
titolo “Opra Folle” pupi, cuntu e farse, dove
Enzo Mancuso ritorna alle origini recuperando un
aspetto particolare del teatro popolare
siciliano: ù Cuntu.
Per sua
iniziativa è nata la Compagnia dell’opera dei
pupi “Carlo Magno”, con essa ha portato in
giro per diverse città italiane ed estere
(Dallas in America, in Africa, Spagna Francia,
Scozia, Lettonia) adoperandosi a far conoscere
lo strumento innovativo e tradizionale
dell’opera dei pupi.
Ogni Paladino di
Enzo ha una sua tradizione, uno stretto legame
con il passato, in esso c’è l’osservanza di una
scrupolosa fabbricazione che oggi sono titoli di
merito dell’ultima generazione di quella che
vede l’artista-artigiano vero fulcro dell’opera
dei pupi.