Monumenti
e luoghi
la frazione marinara di Finale
Grazie all'interessamento
della famiglia dei Ventimiglia e di un'altra ricca famiglia
locale, i Minneci, Pollina poté svilupparsi economicamente
e socialmente: il periodo di maggior splendore fu il
Cinquecento. Già nel 1600 il sito dove oggi sorge Finale
viene individuato come luogo di delizie, un posto dove
passare l'inverno al riparo dai rigori delle Madonie, e dove
la torrida estate siciliana viene rinfrescata dalle lievi
brezze marine.
Dice il D'Amico (1740): "...Vi sorge una
recentissima abitazione del Marchese di Geraci che é il
signore del luogo, con una torre d'ispezione in elevato
scoglio appellata anche dal Marchese...". Già allora
godeva di un piano regolatore, non si sa se spontaneo o
suggerito da Ventimiglia:"...Ad essa intorno cominciò
a costruirsi il paese... con delle rette vie
tracciate...".
In latino viene definita
Finalis Statio: stazione finale ai confini della contea
delle Madonie.
Ancora oggi, come nel '600
avevano giustamente visto i Ventimiglia, Finale
è un luogo di delizie, il posto ideale dove villeggiare e
godere del mare.
Il principale edificio
religioso di Pollina è la sua Chiesa
Madre, costruita secondo alcuni sulle strutture
dirute di un tempio di Apollo e profondamente modificata nel
XVI secolo. Intitolata ai santi Giovanni e Paolo, la chiesa
custodisce la gran parte del patrimonio artistico polli-nese.
I due pezzi di maggior rilievo sono due capolavori di
Antonello Gagini, apprezzati da Gioacchino Di Marzo,
studioso di arte siciliana che, in un libro dedicato allo
scultore e alla sua famiglia di artisti, li definì
"divine sculture": una Natività (1526) e un
gruppo scultoreo raffigurante la Madonna con San Giuseppe e
il Bambino Gesù. Allo stesso autore è da attribuirsi anche
la Madonna delle Grazie (1515) realizzata su commessa di una
notabile famiglia pollinese, i Minneci, i quali un paio
d'anni dopo ordinarono anche la realizzazione del pregevole
tabernacolo di marmo che custodisce il bassorilievo.
A Francesco Laurana è
invece da attribuirsi con una certa sicurezza la statua
della Madonna con Bambino detta la Madonna Calva. Secondo
una tradizione popolare, questa statua raffigurava
originariamente Cerere, una divinità pagana, e fu in
seguito rimodellata per rappresentare invece la Vergine
Maria.
Altre chiese interessanti
sono San Giuliano,
patrono
di Pollina, nella parte bassa del paese, esempio di
architettura romanica (rimaneggiata, purtroppo,
nell'Ottocento), Sant'Antonio e San Pietro. Quest'ultima
venne realizzata nel XII secolo ma di questo primo impianto
conserva solo alcune tracce nella parte absidale, a causa di
significativi interventi architettonici dell'Ottocento.
In cima al pizzo sorge il castello
di cui oggi rimangono pochi ruderi; invece s'innalza ancora
imponente la torre quadrata. È stata, questa torre, la
prima specola del Rinascimento, infatti tra il 1548 ed il
1550 il grande scienziato messinese Francesco Maurolico la
utilizzò come osservatorio astronomico. Grazie alle sue
osservazioni furono corrette le Tavole Alfonsine, il
calendario in uso fin dal Duecento.
A un architetto veneziano,
Antonio Foscari, si deve il progetto realizzato nel 1978 del
moderno anfiteatro di Pietrarosa,
costruito ai piedi della torre medievale del castello dei
Ventimiglia. Il teatro è stato chiamato in questo modo per
via del colore caratteristico, non solo della pietra
utilizzata, ma dell'intera montagna su cui sorge il paese,
una roccia di tipo dolomitico che al tramonto assume il
tipico colore rosato. La struttura, in cui possono trovare
posto un migliaio di spettatori, è perfettamente integrata
nel contesto urbano ed è stata realizzata come avrebbero
fatto secoli fa i nostri avi greci, seguendo l'andamento del
terreno e con una vista
spettacolare sulle Madonie.
Su uno sperone roccioso
slanciato sul mare, quasi come la prua di una nave
circondata da una terrazza da dove si gode un mare
incredibilmente trasparente e la vista spazia da Cefalù a
Capo D'Orlando, s'innalza la torre del Marchese, costruita
all'origine sia per la difesa dal mare e dai pirati sia per
proteggere le cosiddette pietre del portizzolo (Scoglio
Grande). Dietro il Baglio
(oggi Cortile Carettieri) che era l'emporio, il caricatolo
dove affluivano i predoni delle Madonie.
La villa
dei Ventimiglia (il Palazzo) rappresenta la
scelta dei signori delle Madonie di trasferirsi dalla
montagna al mare; manifesta che sono finiti (già nel 700) i
tempi dell'arroccamento e della chiusura difensiva e che è
necessario aprirsi al mare, ai commerci, alla comunicazione.
L'ambiente
naturale
La particolarità del territorio intorno a
Pollina è data soprattutto dalla presenza di frassineti:
da questi alberi, seguendo un'antica tecnica di estrazione
che si tramanda di padre in figlio, da luglio a settembre si
estrae la manna.
Efficace ingrediente della medicina popolare, la manna
possiede qualità ormai largamente riconosciute anche dalla
medicina ufficiale. Si può infatti utilizzare come
lassativo o purgante, come sedativo della tosse, ma anche
come dolcificante e in alcune preparazioni alimentari.
I boschi di frassino non sono l'unico
motivo di interesse delle zone circostanti. Nel territorio
del paese, infatti (e in quello dei limitrofi Castelbuono e
San Mauro Castelverde), scorre il fiume Pollina che, nel suo
tragitto verso il mare, ha scavato nella roccia delle gole
suggestive, le cosiddette Gole di Tiberio, raggiungibili
oggi grazie a un facile sentiero che, scavato in parte a
gradini nella roccia, arriva fino al letto del fiume.
Da visitare, inoltre, la zona di Serra
Daino (550 m s.l.m.). Si tratta di un vero e
proprio giardino botanico di essenze mediterranee: sughere,
olivastre, lentischi, corbezzoli, ginestre, lecci, mirti
convivono in una macchia che si sta evolvendo in foresta. Il
sito è incredibilmente ricco di orchidee
spontanee.
Il mare
terso e azzurro è un susseguirsi di piccole cale circondate
da imponenti falesie rocciose.
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