Leucemia Mieloide Cronica La Leucemia
Mieloide Cronica è una neoplasia maligna
causata da un’alterazione acquisita della
cellula staminale totipotente del midollo
osseo, quella cioè dalla quale si originano
tutte le altre cellule del sangue.
Questa alterazione, permanente, causa una
proliferazione incontrollata delle cellule
nel midollo osseo stesso con produzione di
un numero elevato di globuli bianchi. I
globuli bianchi in eccesso vanno a
colonizzare il sangue periferico e la milza.
Il termine “cronica” indica che la malattia
ha inizialmente un decorso lento, con pochi
sintomi, anche se dopo un periodo variabile
di alcuni anni, se non correttamente
diagnosticata e trattata, si trasforma
inevitabilmente in una leucemia acuta.
Il cromosoma
Philadelphia
Nel 95% dei casi la Leucemia Mieloide
Cronica è caratterizzata dalla presenza di
un’alterazione del cromosoma 22 nel nucleo
delle cellule leucemiche: il cromosoma
Philadelphia, più corto rispetto a quello
presente nei soggetti sani, così denominato
dal nome della città dove fu scoperto nel
1960.
È il risultato della traslocazione del gene
Abelson (ABL) dal cromosoma 9 a una regione
del cromosoma 22 denominata Breakpoint
Cluster Region (BCR, regione di
raggruppamento dei punti di rottura), con la
formazione di un gene ibrido BCR/ABL, che
codifica per una proteina con una forte
attività di tirosin-chinasi, responsabile
dell’aumento della proliferazione delle
cellule leucemiche, della diminuzione della
morte cellulare o apoptosi e della loro
maggiore resistenza.
Epidemiologia
Le leucemie sono responsabili di circa
il 3% di tutte le neoplasie, con
un’incidenza nel mondo di circa 60-100 casi
ogni anno per milione di abitanti.
La Leucemia Mieloide Cronica rappresenta il
15-20% delle leucemie e la sua incidenza nei
Paesi industrializzati è di circa 1
caso/100.000 persone/anno.
In Italia sono circa 800-1.000 ogni anno le
persone che ne sono colpite, ma il numero
totale dei pazienti è in costante aumento.
Si stima infatti che in Europa il numero dei
malati sia intorno a 50.000 ma che in 5 anni
potrebbe raddoppiare.
La malattia è leggermente più frequente
nell’uomo che nella donna, con un rapporto
di 1,3:1, ed è rara nei bambini, in cui non
costituisce più del 5% di tutte le leucemie.
L’età media di comparsa della Leucemia
Mieloide Cronica è attorno a 55 anni. Meno
del 10% dei pazienti ha meno di vent’anni,
mentre il 30% ne ha più di 60.
Fasi e
sintomi della malattia
La Leucemia Mieloide Cronica è spesso
caratterizzata da una sintomatologia
clinicamente poco rilevante. Il suo decorso
è contraddistinto da tre fasi distinte: una
fase cronica con assenza o rarità di
sintomi; una fase accelerata, che può
insorgere anche dopo 5-6 anni, in cui si
rileva un peggioramento dei parametri
clinici ed ematologici; una fase blastica,
lo stadio terminale della malattia, con
segni e sintomi tipici della leucemia acuta,
con ulteriore incremento dei globuli bianchi
e sovvertimento della loro funzione, anemia,
aumento o drastica riduzione delle
piastrine.
Al momento della diagnosi, circa il 90% dei
pazienti sono in fase cronica, i rimanenti
sono già in fase accelerata o blastica.
Fase cronica
I pazienti presentano un elevato numero
di globuli bianchi in tutti gli stadi di
maturazione e meno del 10% di cellule
indifferenziate (blasti) nel sangue
periferico e nel midollo osseo.
La fase
iniziale o cronica può manifestarsi con:
• stanchezza;
• sudorazione notturna;
• perdita di peso;
• tensione addominale, causata
dall’ingrandimento della milza.
Fase
accelerata
È la fase avanzata della malattia, che
dura in media da 6 a 12 mesi, durante la
quale spesso si evidenzia una resistenza
alle terapie. È caratterizzata dalla
presenza nel sangue periferico o nel midollo
osseo del 10-30% di cellule indifferenziate
e possono osservarsi anche nuove e multiple
anomalie cromosomiche.
I sintomi comprendono:
• anemia progressiva e diminuzione delle
piastrine;
• febbre di origine sconosciuta;
• dolore osseo;
• nausea e dolori addominali legati
all’ulteriore incremento volumetrico della
milza o all'ingrossamento del fegato.
Fase
blastica
La fase blastica rappresenta lo stadio
terminale della malattia: circa il 25% dei
pazienti passano direttamente ad essa,
saltando la fase accelerata.
È caratterizzata dalla presenza di oltre il
30% di blasti nel sangue periferico o nel
midollo osseo e da un aumento dei sintomi
legato al progressivo e grave scompenso
della funzione midollare:
• facile affaticabilità legata all’anemia;
• complicanze emorragiche legate alla
carenza di piastrine;
• complicanze infettive legate alla
progressiva riduzione/scomparsa di globuli
bianchi maturi.
I pazienti in fase blastica hanno una
prognosi pessima, con una mediana di
sopravvivenza di 3-6 mesi.
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