BURGIO E I CAPPUCCINI
Testi e foto sono stati
riprodotti da un volantino promozionale del comune di Burgio, si precisa che
il testo è a cura dell'Ing. Umberto Di Cristina mentre le foto sono
dell'Ing. Vincenzo Giacchino
Povertà e semplicità,
erano le regole di comportamento dei frati cappuccini, il cui ordine era
stato fondato nel 1525 da Matteo da Boschi. Il convento di Burgio fu
edificato tra il 1634 ed il 1647, in sostituzione del primitivo romitorio
(1580) che venne distrutto, perché caduto rapidamente in rovina per la
precarietà costruttiva e per l'assoluta povertà dei materiali adoperati.
Il secondo convento ricalca il modello costruttivo di Antonio da
Pordenone: chiesa ad una navata, coperta a capanna, con un rudimentale,
singolare sistema di capriate in muratura, poggianti sulla volta della
chiesa, così che il tetto potesse stare, sia pure a mala pena, in piedi;
prospetto semplicissimo, rivolto verso la cittadina di Burgio, con un
piccolo campanile a vela. Alla sinistra della navata, la sepoltura, una
cripta con piccole nicchie per ospitare le mummie di religiosi e
benefattori. Sulla destra il corpo a due elevazioni delle celle del
convento.
Ogni cosa è realizzata secondo i canoni costruttivi dell'ordine che il
frate "fabbriciere" di Burgio ebbe a seguire scrupolosamente. La cripta fu
l'ambiente che destò più maraviglia, più stupore e più orrore. Cadaveri,
mummie, teschi, omeri, tibie, vertebre, femori, ossa in frammenti, casse
mortuarie stracolme di prelati con paramenti colorati, scheletri di
signore con veste serica e di signori con abiti assai bizzarri, insetti,
scarafaggi, topi, escrementi, intrecci di ragnatele, talvolta spezzate dal
volteggiare sinistro di neri pipistrelli, facevano tutt'uno con
l'incredibile degrado fisico delle strutture, volte, lunette e pareti
dell'ambiente.
Due sono state le regole del restauro: ricreare la semplicità e la
povertà francescana del monastero e della chiesa dei cappuccini,
conservandone lo spirito originario, e ridonare la vita alle mummie, i cui
corpi erano infreddoliti e atterriti dall'imputridimento cui erano stati
costretti dall'abbandono dei vivi. La cripta e le mummie, sono state
sottoposte ad un delicatissimo restauro.
Sulla base dei
risultati di laboratorio si è proceduto alla disinfestazione e
disinfezione dei corpi e delle vesti e successivamente si sono denudati i
cadaveri mummificati per eseguire separatamente il restauro degli
scheletri e quello degli abiti, dei tessuti e dei corredi funebri, tutti
del XVIII, del XlX e del XX secolo. Si tratta di tessuti anche pregiati,
velluti, sete, taffettà, lini, merletti, pizzi, oltre che di monili, di
corone di spine, coronane di grani per il rosario, di scapolari, cappelli,
scarpe, calze ed altri piccoli oggetti.
Per la mummificazione i cappuccini utilizzavano i colatoi dove, i
cadaveri denudati, squartati e depurati dagli organi interni venivano
posti per circa un anno in modo che si purgassero e colasse tutto il
marciume che essi possedevano. I cadaveri, poi essiccati e ben ripuliti,
venivano trattati con unguenti e sostanze aromatiche, imbottiti di stoppie
e sostenuti con bastoni.
Accuratamente vestite con gli abiti che la famiglia aveva scelto, le
mummie venivano appese nelle nicchie o adagiate in belle casse lignee,
talvolta insieme ad altri familiari. Nella Chiesa dei Cappuccini di Burgio,
si sono potuti conservare, dopo il restauro, 49 mummie, esposte oggi nella
antica cripta in forma museale.
Burgio era luogo di una pratica, quella della mummificazione, assai
vasta, quale non si riscontra negli altri centri siciliani sedi di
conventi di cappuccini o di francescani. Nel museo in cui oggi trovansi,
le mummie, testimoniano per sempre i segni di bontà, di magnificenza, di
regalità che nella vita terrena essi hanno cercato di coniugare, in umiltà
e talvolta nel dolore, con le tensioni escatologiche della loro anima. Le
anime dei defunti trovano nei corpi mummificati la loro dimora terrena.
Il restauro del Convento dei Cappuccini è dovuto a Umberto Di Cristina,
Giuseppe Ferraro e Rosanna Magri con la collaborazione di Vincenzo
Giacchino e Sabina Di Cristina.
I lavori principali sono stati eseguiti dalla ditta Rizzo Costruzioni,
capogruppo di apposita A.T.I., il restauro delle mummie è stato eseguito
da Mario Genovese e Milena Ciceri, quello delle tele da Francesco Minniti
e quello delle casse e degli arredi lignei da Stefania Caramanna e soci
del Consorzio Pragma.
L'importo complessivo dei lavori è stato di Euro 2.146.395.
Il lavori di restauro sono stati eseguiti, con fondi della Comunità
Europea, tra il 1999 ed il 2001 essendo Sindaco di Burgio Mariano Merlino.