Dagli atti dei
Notai G. Cortisi e G.B. Brocco si legge che in seguito alla donazione
del terreno che trovasi all’inizio della via Maqeda di proprietà della
Signora Margherita Maria; i Frati Riformati dei conventi siciliani,
decisero di chiedere l’autorizzazione per costruire la chiesa di Sant’Antonio
di Padova e del relativo convento. Ottenuta la licenza il 18 giugno
del 1630 iniziarono i lavori utilizzando per la costruzione i conci di
tufo provenienti dalla zona di Santo Spirito, esattamente dalle cave a
cielo aperto di proprietà di Giuseppe D’Agostino.
La chiesa e il convento furono
completati nel 1635 grazie ai fondi provenienti dalle elemosine dei
palermitani, circa 30000 scudi e dalla somma stanziata dalla Reale
Casa di Spagna per opera del Viceré Duca D’Alcalà; pertanto il
convento prese il nome di "Real Convento", e anche tutta l’area
innanzi la chiesa venne sistemata con la costruzione di un muro a
semicerchio a cui era addossato un sedile; il tutto definito da stemmi
cornici e dalla statue dei Santi Antonio da Padova e Pietro d’Alcantara.
Al centro dell’area venne sistemata la Fontana della Ninfa progettata
da Vincenzo La Barbera, completò il tutto la via che prese il nome del
Duca D’Alcalà oggi via Lincoln. Tutto il complesso compreso la Porta
di Vicari dava alla piazza la forma di un anfiteatro.
In seguito alle nuove
sistemazioni di tutta l’area avvenuta, la prima intorno al 1793, con
la costruzione della via Oreto la demolizione della vecchia porta e la
costruzione della Nuova; e la seconda avvenuta nel 1873, dove la
fontana della Ninfa venne spostata nella Piazza Alberigo Gentile, le
statue di S. Antonio da Padova e di S. Pietro D’Alcantara che
avrebbero dovute essere poste nelle nicchie presenti nelle due colonne
della Porta Nuova, per vari motivi non furono mai collocate e
attualmente si trovano all’interno del Convento, statue che furono
commissionate a Gaspare Guercio per 104 onze, le cui spoglie mortali
trovarono posto prima nella cripta e poi all’interno della chiesa.
Non si conosce il progettista
della chiesa e ciò induce a pensare che fu Mariano Smeriglio, in voga
a quei tempi coadiuvato dal frate Ludovico da Castrogiovanni e dal
capo mastro Pietro Carnemolla.
L’interno è ad unica navata
con volte a botte interamente stuccata in bianco ed oro; con cappelle
intercomunicanti ed è in alcune di queste che è ancora possibile
riconoscere la decorazione originale, il pavimento fu rifatto negli
anni 60, rifacendosi a quello originale in marmo eseguito da Pietro
Bargillai nel 1639. Sopra la porta d’ingresso si trova il grande coro
dei frati dove è sistemato l’organo. Le pareti laterali della navata
centrale sono tutte decorate in stucco bianco ed oro, di fronte è
l’altare in tardo neoclassico in legno dorato e marmi policromi.
La chiesa conserva pregevoli
riquadri affrescati da Giuseppe Velasco, e da Guglielmo Borremans, la
statua della Madonna di Trapani fu scolpita da Giuseppe Guercio nel
1654, il Crocifisso ligneo fu scolpito da Frate Umile da Petralia.
La chiesa fu costruita nella zona del transKemonia, che a causa
dell’erosione del fiume Kemonia ha creato in tutta la zona una serie
di gallerie, cavità e cunicoli sotterranei abbastanza estesi che
intersecano pure la via Lincoln, e i diversi ritrovamenti casuali
avvenuti nel corso dei secoli sono la prova evidente. Alcuni di essi
sono antiche cave di pietra, in parte trasformate a rifugio antiaereo
durante l’ultima guerra, allorquando si cercarono con urgenza ricoveri
per la popolazione visto il protrarsi del conflitto. Esempio tangibile
sono quelle che si trovano in via Marinuzzi, sotto l’area della scuola
elementare F.P. Perez, o come le cave scoperte nel 1912 alle spalle
del convento nel " Fondo Amoroso ".
Ciò detto suggerisce l’ipotesi che la grande cripta che si estende al
di sotto della chiesa e dell’annesso convento fu realizzata
utilizzando appunto antiche gallerie. La costruzione – trasformazione,
secondo il Mongitore iniziò nel 1668 e subì diverse modifiche così
come è attestato dalle tracce nelle lunette e dalle nicchie che fanno
supporre una diversa ubicazione delle gallerie e non come oggi si
presenta sotto la via Perez.
Si accedeva alla cripta per
mezzo dio due scale in marmo rosso, con volte a botte; purtroppo oggi
rimangono poche tracce dopo le pesanti modifiche apportate nell’800 e
nel 1970 quando la galleria lato corso Tukory fu completamente
stravolta per la costruzione di un grande garage con suddivisioni in
più vani e rampe a vari livelli. La galleria che si sviluppa sotto la
via Perez non porta nessuna traccia dell’antico uso cimiteriale, per
la trasformazione avvenuta durante il periodo bellico per la
realizzazione di un rifugio antiaereo; forse in questo lato della
cripta erano sistemati gli ambienti utilizzati come colatoi.
A testimone dell’antico
splendore artistico che i progettisti avevano attribuito alla cripta
rimane solo una parete che presenta nicchie che potevano ospitare 30
corpi, con stucchi colorati in rosso giallo blu, con cornici ovali e
rettangolari con tracce di affreschi che rappresentavano festoni
puttini e pitture con frasi della Bibbia, infine alcune nicchie delle
dimensioni di circa 30x 30 cm, forse servivano per l’esposizione dei
teschi.
Anche in questa cripta come in
tutte le altre che si trovano nelle varie chiese della città,
ospitarono nomi illustri come, Gaspare Guercio morto nel 1679 e Frate
Umile da Petralia morto nel 1639.
Bibliografia generale: A. Cuccia, " La Chiesa del Convento di Sant’Antonio da Padova di
Palermo" Palermo 2002.
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