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La Grotta del Bagno della Regina


L’abate Gioeni, fondatore del primo istituto nautico in Sicilia, era di larghe vedute e animato da un profondo sentimento patriottico. Durante i lunghi e frequenti viaggi in giro per l’Europa ebbe modo di confrontarsi con molte novità, prendere meticolosi appunti su quanto lo interessava e ampliare le sue conoscenze in diversi settori. Osservare uomini e cose lo formò a esprimere giudizi equilibrati e gli attribuì una finezza di tatto che ne fu il tratto distintivo sempre, indipendentemente dal suo sapere.

Possedeva una villa all’Acquasanta e nel 1775 fece costruire al suo posto un bizzarro vascello in muratura che incuriosì tutta la città di Palermo, sopra gli scogli, tutto in pietra tranne gli alberi e le corde.

L’opera richiamò tutta la cittadinanza che, non capita l’idea del Monsignore, la considerò folle. I palermitani ignoravano che quel bizzarro vascello era il primo tassello di una’opera immortale che il Gioeni aveva concepito e che per quei tempi rappresentava un’utopia: fondare un istituto nautico per formare personale competente da impiegare nella marina mercantile.

A poca distanza dall’Acquasanta le scogliere sparse lungo la riva hanno formato diverse grotte e caverne molto interessanti e Monsignor Gioeni ha scelto la più ampia e la più bella. Comprato il terreno lo ha chiuso con una recinzione e praticato una scala comoda attraverso cui si raggiunge la grotta che consente di fare il bagno in modo delizioso.

Nulla di più originale e più stuzzicante di un simile posticino. Il soffitto e i pilastri naturali che lo sostengono, formano all’interno i contrasti più pittoreschi e i più bei panorami che s’intravedono all’esterno, attraverso le aperture, sono il meglio che si possa desiderare. E’ difficile vedere qualcosa di più pittoresco.

Questa grotta è di molto superiore a quella del Nettuno a Tivoli. ("Diario di un giacobino a Palermo 1789-1793").

Si trova nel sito una profonda vasca ovale scavata nella roccia e un ampio sedile ricavato nella parete della grotta, diverse sono le ipotesi sul loro utilizzo: un culto sacrale e terapeutico delle acque con bagni lustrali e piscine, o semplicemente usati a scopo meramente balneare.

Un'altra tesi farebbe risalire la costruzione del bagno di pietra alla regina Carolina d'Austria, consorte di re Ferdinando I la quale, durante il suo "rifugio" palermitano sotto il protettorato inglese, tanto amò questo luogo da farvi costruire una casina reale di villeggiatura con alcune comodità molto particolari. Filippo Cirelli, condirettore della rivista napoletana "Poliorama Pittoresco", su un numero pubblicato nel 1837, riferendosi ai luoghi circostanti la villa del principe Ettore Aragona Pignatelli Cortes De' Duchi di Monteleone, comunemente conosciuta come il "Casino Pignatelli", dice che "...in questo luogo trovasi una caverna che si addentra nello scoglio, e che presenta due ingressi: la dicono la grotta di Gioeni. Ampie ne sono le volte... La Regina Carolina di Austria, consorte di Re Ferdinando 1, di augusta rimembranza, amava molto quel sito, e vi fece costruire per suo uso un bagno di pietra viva, in cui si scendeva per la scala a lumaca scavata nel vivo sasso dalla parte superiore della grotta stessa... ".

Attualmente si accede alla grotta oltre che dal mare anche dall'ingresso dell'Ospedale Enrico Albanese - ex Ospizio Marino in prossimità dei locali attualmente assegnati alla Associazione di donatori Thalassa.

Da qui, attraversando un terrazzamento, si giunge a una scalinata degradante nella roccia che conduce sino a un cancello di ferro che delimita l'antro della grotta. Superato il cancello si intraprende un breve percorso scavato nel calcare che conduce a un vasto antro invaso dal mare dove si scorge un ampio sedile scavato nella roccia. Prima di arrivare all'antro, però, il sentiero si divide in due distinti rami: percorrendo quello di destra si giunge a un secondo sedile, mentre a sinistra, discesi alcuni gradini scavati nel calcare, si perviene a una vasca ovale - anch'essa scavata nella roccia - con un sedile sommerso dal mare.

Dall'interno della grotta è possibile ammirare il panorama da due diverse prospettive: a sinistra un ampio varco incornicia la piccola baia dell'Arenella con la torretta e la tonnara Florio con il caratteristico edificio "a quattro pizzi", mentre a destra lo sguardo cade sul porticciolo dell'Acquasanta.

Pochi palermitani conoscono questo posto di rara e suggestiva bellezza dalla quale, nelle mattinate assolate e calme, è possibile ammirare la cristallina trasparenza delle acque che con i loro caleidoscopici colori fanno immaginare tiepidi mari tropicali.

Sembra che per la bellezza e l'insolito ristoro che offriva, la grotta era oggetto di quotidiane visite da parte dell'eccentrico sir Domville il quale, incurante delle condizioni atmosferiche e del mare, era solito raggiungerla a nuoto partendo dalla sua villa.

Si allega uno studio dell'università che parla sia dell'Acquasanta che di questi luoghi:

Acquasanta_Palermo e il mare.pdf


Note
1 Leon Dufourny, Diario di un giacobino a Palermo, Palermo 1991
2 Giovanni e Gianfranco Purpura, Testimonianze puniche all'Acquasanta, in Kalòs anno XVI n°2, Palermo
2004
3 Vittorio Giustolisi, La Montagna Sacra, Palermo 1977
4 Filippo Girelli, Vedute pittoresche nei dintorni di Palermo — in "Poliorama Pittoresco", Napoli 1837
5 Notizie prese da "I Luoghi della Sorgente-La borgata Acquasanta a Palermo" di Giuseppe Alba.



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