L'inverno è passato e
riprende la smania di andare a mare.
L'ora delle prime immersioni è vicina e,
come quando si deve scegliere l'abito per la nuova stagione, ci si
chiede quale "capo" indossare perché sia più adeguato alle nuove
temperature. Così anche sott'acqua si offre la possibilità di variare
tra un "abito" leggero o più pesante, più aderente o meno, dotato di
maggiore o minore vestibilità. Ma prima di illustrare le scelte
possibili facciamo un po' il punto sull'evoluzione di questa
componente essenziale della nostra attrezzatura.
Il materiale di base
Si pensi che le prime mute in schiuma di neoprene sono comparse sulla
scena subacquea solo nel 1956. Con queste mute, che sostituivano i
fogli di gomma sino ad allora usati dai sub, si pensò di isolare lo
stato liquido a contatto con la pelle e di bloccare lo scambio tra
questo e l'acqua grazie a un "vestito" di bollicine di aria (buon
isolante) di dimensioni ridotte, per evitare moti convettivi, e non
interconnesse fra loro. Alla base delle mute umide c'è quindi la
produzione di speciali fogli di "tessuto" costituiti da milioni e
milioni di bollicine di gas (generalmente aria o azoto) in una matrice
di neoprene. Ovvio che potremo avere diverse grandezze di bolle. Se
esse sono per lo più di ridottissime dimensioni, il neoprene si
dice microcellulare, isolante di ottima durata. Se le bolel hanno
dimensione più grande, il neoprene si dirà macrocellulare. In
questo caso sarà molto comodo da indossare ma le sue caratteristiche
isolanti saranno inferiori in profondità per via del maggiore
schiacciamento subito con la pressione. Sono molti gli spessori di
neoprene oggi disponibili in commercio, da 0,5 a 7 mm e più. Questo
perché, ovviamente, più aumenta lo spessore del neoprene, maggiore è
il suo potere isolante.
Le fodere
Nelle prime mute, ma ancora oggi gli apneisti le preferiscono, il
neoprene era rigorosamente liscio all'interno e spaccato (alveolato)
all'esterno. E' difficile da maneggiare perché si rompe facilmente ma
il lato interno resta incollato alla pelle, impedendo ogni possibile
circolazione di acqua sul corpo. In seguito, per aumentare la
robustezza del materiale, si iniziò a incollare sul lato esterno una
fodera, tanto che fu chiamato "monofoderato". Per aumentare la
vestibilità della muta, le aziende cominciarono a produrre mute
utilizzando neoprene foderato anche all'interno, detto quindi neoprene
bifoderato. Per le fodere si usano diversi materiali, dall'economico
poliestere, al nylon trecciato, dal jersey alla lycra. Il tessuto di nylon presenta la caratteristica di avere
proprietà elastiche diverse nelle due direzioni. E' quindi possibile
scegliere in quale direzione consentire la maggiore deformazione. La
lycra, nome commerciale dell'elastam, è più costosa e robusta, inoltre
permette colori più brillanti. Nei compositi più avanzati il nylon può
essere inserito fra due pannelli di neoprene. Altri rivestimenti
particolari sono quelli che conferiscono resistenza all'abrasione,
come il poliuretano o il Supratex, utili per rinforzi sulle
ginocchia e sui gomiti. Una delle fodere oggi più diffuse è quella "plush",
talvolta erroneamente detta "termoriflettente". Questo "felpato"
asciuga bene all'aria, permette alla muta di scivolare meglio sul
corpo ed è caldissimo fino a quando resta asciutto (poiché trattiene
le bollicine d'aria a contatto col corpo) tuttavia è meno isolante del
neoprene liscio se bagnato.
Umide e semistagne
La vecchia monopezzo si è così trasformata via via in qualcosa di
diverso. Realizzando delle tenute a buona ermeticità a polsi, caviglie
e collo, e sostituendo la cerniera tradizionale con una stagna, si è
arrivati alle mute "semistagne", un'idea nata dalla nostra nazione ed
esportata poi in tutto il mondo. La semistagna permette di fare
entrare solo pochissima acqua, è certamente molto calda e sono
realizzate in genere con "aquastop" ovvero un polsino troncoconico in
neoprene monofoderato liscio (la parte liscia è all'esterno). Dopo
averle indossate, il terminale è ripiegato su se stesso in modo da
fare aderenza ed evitare l'ingresso di acqua.
Le cerniere
Costituiscono uno degli elementi più importanti delle mute. Quelle
tradizionali rappresentano senza dubbio un punto di ingresso
dell'acqua. Le mute di chi usa gli autorespiratori sono dotate di
almeno una cerniera; questa è in genere di plastica, di buona durata.
Esistono anche cerniere stagne, con denti metallici, che sono
utilizzate sulle mute semistagne (oltre che sulle stagne di cui
abbiamo parlato in passato). La cerniera dovrebbe essere sempre dotata
di patta interna, altrimenti può dare fastidio alla pelle. Le giacche
hanno in genere la cerniera centrale (cosiddetta sternale), come i
monopezzo con cappuccio incorporato, mentre nei monopezzo con
cappuccio separato si sta diffondendo molto la cerniera dorsale che
protegge l'addome e il dorso.
La scelta.
Acquistare una muta è molto più che scegliere colori e forme o
"innamorarsene" su un catalogo. Il problema è scegliere una muta
adatta alle nostre esigenze, di buona qualità e al prezzo giusto.
Quando avrete scelto la tipologia di muta che desiderate, recatevi al
negozio e provatela. Non potete farne a meno. Verificate che vi sia
aderente ma senza stringere. Se stringe in qualche e punto è meglio
provare un altro modello, più adatto alla vostra corporatura. Provate
a piegare le braccia e le gambe: non si devono vedere pieghe
eccessive. Le maniche e i pantaloni devono arrivare esattamente ai
polsi e alle caviglie. Il cavallo deve essere alla giusta altezza. Un
cavallo troppo basso vi impedirà di pinneggiare correttamente. Se
state acquistando una muta in due pezzi e qualcosa non va nella taglia
potete chiedere al negoziante se sia possibile acquistare i pantaloni
di una taglia e la giacca di un'altra; alcuni lo fanno. Altra
soluzione è quella di una muta "su misura".
In questo caso occhio a rivolgersi a un
negoziante di comprovata fiducia. In alcuni casi, nonostante le molte
misure prese dal cliente si tratta comunque di taglie standard.
Se ne sono fatti quindi di progressi
rispetto a vent'anni fa ma dove sino ad ora poca strada è stata fatta
è invece nell'individuazione di nuovi tessuti che permettano di
realizzare il sogno di ogni sub: una muta calda che non necessiti di
tanta zavorra. Dovremo aspettare molto? Chissà. Per il momento
contentiamoci e scegliamo con criterio.
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