Non
vi dico quante volte come istruttore ho sentito vantare subacquei su
capacità o esperienze che non erano vere e quante volte ho finto di
crederci per non mettere in cattiva luce di fronte ad altri compagni
di immersione veri e propri “eroi” dell’immersione.
Capisco che certi atteggiamenti non sono solo
dello sport subacqueo ma nel nostro caso l’umiltà è essenziale se
non si vuole diventare un pericolo per gli altri oltre che per noi
stessi. In altri termini occorre “essere e non sembrare” ma non
basta, perché è indispensabile essere profondamente autocritici
dall’inizio alla fine, dalla programmazione, alla conduzione sino
all’uscita dall’immersione per consentire anche agli altri di avere
un’immagine corretta e non velata delle nostre capacità.
Si pensi ad esempio alla fase preliminare, quella
cioè in cui si esamina il genere di discesa che si intende fare
discutendo sul tipo di barca, sull’ormeggio, l’ingresso, la
profondità da raggiungere e il percorso da effettuare sino alla
sosta di sicurezza a 5 m un’analisi accurata gioverà ad un giusto
lavoro preventivo di scelta dell’attrezzatura più adatta e anche dei
compagni in grado di effettuare quel tipo di programma e qui,
facciamo l’ipotesi di una discesa in grotta, confessare ad esempio
che le ultime esperienze del genere vi hanno creato particolari
tensioni servirà ad aumentare le precauzioni e a far riflettere
tutti sui possibili riflessi di questo tipo di immersione.
Essere
trasparenti giova a tutti perché non bisogna dimostrare niente a
nessuno e l’apparire sicuri quando non lo si è affatto può causare
ulteriori stress e tensioni che si scaricano negativamente sulla
fase applicativa del programma.
Abbiamo difficoltà a sistemare un erogatore di
emergenza, non troviamo dove agganciare un moschettone per
assicurarci a una cima in caso di corrente o siamo incerti su dove
conservare il mulinello con il pallone di segnalazione? Nessun
problema, nessuna caduta di immagine, nessuna tensione aggiuntiva.
La sincerità giova anche al rapporto e alla
comprensione con gli altri del gruppo che immediatamente riescono a
individuare una persona stabile, attenta e quindi affidabile perché
questa onestà prima con se stessi e quindi poi anche con gli altri,
sicuramente metterà in grado di prestare assistenza in caso di
necessità. Questa persona anche in acqua sarà in grado di chiedere:
pochi semplici gesti e ogni eventuale dubbio verrà fugato.
Anche
la fase dell’uscita e del debriefing è spesso trascurata perché
ormai il bello è passato, le emozioni vissute e l’acqua comincia a
scivolare via da dosso. Ma che avvenga immediatamente dopo la
discesa o in un altro momento, anche in questa fase si esamina in
modo congiunto l’operato per aggiustare quelle piccole cose che
inevitabilmente devono essere perfezionate, senza imbarazzo, senza
disagio. E anche ora il colloquio è indispensabile ovvero il
confronto con tutti per consentire un migliore apprendimento
derivante anche dalle esperienze altrui. Intelligenza, umile
autocritica, onestà, costituiscono la base della sicurezza e il
presupposto del divertimento, senza il quale si affrontano le
immersioni sempre con uno spirito di conquista che andrà
inevitabilmente deluso.
In altro ambito si dice solitamente anche che
ognuno deve “presentarsi col cappello che ha” e nel nostro caso
l’affermazione ha un duplice significato: da un lato vuol dire non
nascondere le proprie doti, dall’altro significa anche che non
conviene proporsi “formalmente” in modo diverso. Siamo più chiari:
presentarsi con un brevetto diverso dal proprio o vantando
esperienze che non si hanno è una pratica del tutto
controproducente. Nel primo caso può rientrare un istruttore o un
divemaster che non vogliono apparire per quello che sono, per
potersi godere le immersioni in santa pace senza dovere esercitare
un controllo sugli altri; nel secondo rientrano gli inesperti che
vogliono apparire per quello che non sono, per poter stare con gli
altri, decisamente più navigati di lui. Di fatto, nel primo caso
siamo di fronte a una persona che non è un vero istruttore e mai lo
sarà in quanto pur avendo il brevetto non ne possiede l’anima e le
caratteristiche indispensabili, nel secondo caso abbiamo a che fare
con una persona insicura che potrà creare difficoltà per spirito di
emulazione.
Siete d’accordo? Ma riflettiamo: l’umiltà è
essenziale non solo nella normale attività subacquea ma anche
nell’intrapresa dei percorsi di crescita quando un sub decide di
proiettarsi verso nuove frontiere come l’immersione tecnica, l’uso
del nitrox, il lavoro subacqueo, la specializzazione in settori
differenti . Come comportarsi allora, come arrivare ad apprendere le
tecniche giuste? La cosa migliore è certo documentarsi attraverso
internet o pubblicazioni anche se i risultati maggiori si ottengono
da informazioni.
Esperti del settore potranno sempre consigliarci
e tra questi, come non pensare al nostro istruttore, ossia quello
cha ha curato la nostra preparazione nei momenti più importanti?
Anche se lo stesso non si occupa di argomenti come quelli citati,
potrà sicuramente mettere a nostro servizio le sue competenze e le
sue conoscenze del settore, del mercato e di colleghi affermati in
branche specifiche.
Le informazioni che ci darà sarà saranno
preziosissime, mirate, in quanto ci conosce profondamente e sarà
quindi in grado di soddisfare le richieste più disparate affidandoci
a professionisti seri e competenti.
Serietà quindi e onestà sempre perché il mare non
tradisce ma pretende la parte più vera di noi stessi... parola di un
innamorato del sesto continente. |