Affrontiamo questa volta
un'immersione decisamente impegnativa visto la quota che ci
accingiamo a raggiungere (-48) e ricordiamo in proposito che
esperienze del genere sono consigliabili solo quando l'obiettivo è
realmente interessante.
Per quanto ovvio inoltre, la presenza di una
guida adeguata e una programmazione meticolosa costituiscono le
indispensabili premesse perché una discesa del genere rientri nei
limiti accettabili di rischio.
OK, detto questo e sottolineato
doverosamente che il relitto in questione è stata una scoperta del
club Tecnomare di Palermo alla fine degli anni '80, fatevi prendere
per mano da chi, a quell'epoca seguì in ossequioso silenzio le
indicazioni del vecchio sig. Ferrante quando, dalla prua del suo
peschereccio, gridò ad un tratto al figlio Francesco: "Iecca
ca'!" ordinando che l'ancora scivolasse veloce proprio sull'ala
di quell'aereo tedesco che nel lontano 1943 lui stesso aveva visto
inabissarsi colpito da un caccia americano.
Con pazienza oggi riprendiamo i riferimenti sulla costa che
consentono di individuare il punto esatto di affondamento, quindi
ancoriamo e cominciamo a scendere lentamente. La certezza di essere
proprio sul relitto non c'è quasi mai e anche per questo, quando a
-30 circa se ne comincia a intravedere la sagoma scura sul fondo
sabbioso, la soddisfazione si fa grande. Un'apertura alare di
quasi 30 metri, motori stellari BMW da 830 hp in grado di far
toccare i 270 km/h con un raggio d'azione di quasi 1.300 km. Mentre
ci avviciniamo a questo gigante addormentato, sarà per l'abbondante
dose di azoto che andiamo assorbendo, ma ci sembra che il rumore
degli erogatori si confonda con quello delle eliche che nel '43
spinsero per l'ultima volta lo Junker verso l'ultimo viaggio.
Scrutiamo intanto il fondo alla ricerca di eventuali particolari che
ci siano passati altre volte inosservati e puntiamo come sempre
l'"atterraggio" al centro della fusoliera rovesciata sul
dorso e profondamente incastrata nella sabbia tanto da nascondere
completamente i finestrini.
Dopo una definitiva correzione
dell'assetto di immersione, ci mettiamo immediatamente a ispezionare
il nostro aereo ma per quanto lo sguardo si soffermi sulle lamiere e
le parti meccaniche, sappiamo che il vero desiderio è di vedere
sbucare da qualche parte gli amici che sappiamo.
E
in effetti, quasi sapessero che la nostra visita deve essere breve,
i corpulenti inquilini dello Junker non si fanno attendere: da due
fessure che si aprono sotto il motore stellare di centro, prima due,
poi un terzo gronco di lunghezza compresa tra il metro e il metro e
mezzo scivolano fuori per nulla intimoriti dalle luci delle torce e
dei fari della telecamera che un attimo prima ispezionavano il buio
della loro dimora d'acciaio. Abbiamo imparato a non lasciarci
impressionare dalle dimensioni dei nostri amici e principalmente
dalla velocità con cui si muovono mentre ci vengono incontro;
sappiamo che le loro effusioni sono interessate e almeno uno di noi
è pronto con la "colazione" portata per la circostanza.
Ci teniamo sollevati il più
possibile dal fondo per evitare il formarsi di nuvole di sabbia, ma
siamo costretti a pinnegiare all'indietro per fronteggiare
l'appetito dei nostri amici che, una volta finito il pesce, si
rivolge al neoprene dei nostri guanti ancora impregnati del cibo
maneggiato. Ci scansiamo accuratamente mentre pensiamo che in fin
dei conti anche per i pesci esiste il bisogno di "…leccarsi
le dita" dopo un buon pasto; pazienza poi se le mani non sono
le loro.
Li osserviamo apprezzando
istintivamente quanta familiarità si possa instaurare anche con
esseri che vivono a quote proibitive ma mentre più avvertiamo il
gusto di quel contatto, proprio la "estremità" del luogo
ci ricorda che il tempo a disposizione si è esaurito. I nostri
strumenti ci dicono di risalire e ad un tratto una strana sensazione
di tristezza ci prende. Mentre ci solleviamo come palloncini
sfuggiti di mano ai bambini vediamo sbiadire nel blu quelle creature
che sembrano non poterci accompagnare perché assegnate a un lontano
passato di cui restano pazienti vestali.
D'accordo quindi, prudenza e, come
sempre, chiedete a "SUB Dive Adventure" se volete
fare queste esperienze con chi se ne intende.
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