Una
delle più affascinanti caratteristiche del mondo sommerso è quella
di offrire spettacoli diversi anche a distanze relativamente
ravvicinate.
Non c'è bisogno quindi di allontanarci molto dal
nostro primo terreno di immersioni, la zona di Capo Gallo, per
scoprire una nuova realtà subacquea altrettanto ricca di
emozionanti sorprese.
Senza pretendere ancora molto dalla
nostra capacità di discesa con autorespiratori - a proposito, avete
già un brevetto? La domanda è interessata, lo so, ma serve anche a
farvi un esame di coscienza - affrontiamo questa volta l'esperienza
dell'esplorazione di una "secca" e dirigiamoci a largo di
Isola delle Femmine dove ad est dell'isolotto si erge dal fondo al
cosiddetta "Secca Palidda".
Individuarla non è difficile
se si prova a collimare a 135° il costone roccioso della montagna
con il lato destro della caserma della M.M. e a 158° il fianco
sinistra della torre di terra con la ciminiera di destra della cementeria.
La
"Palidda" è piuttosto un orlo di roccia molto alto che ha
inizio a quota -17 m. Il "cappello" è molto frastagliato
con vegetazione di scarso interesse ma non appena si comincia a
scendere compaiono le prime gorgonie gialle, spirografi di grandi
dimensioni e, nelle parti più riparate di roccia, belle colonie di
parazoanthus. La prima vera terrazza si trova a -25 m., poi le rocce
degradano sino al fondo sabbioso a -48 m..
E' preferibile scendere sul lato nord
e percorrere l'orlo più alto in senso orario specie se si hanno
interessi fotografici: a parte gli effetti di controluce offerti
dalle stesse gorgonie osservate dal basso verso la superficie
dell'acqua, è assai frequente l'incontro con begli esemplari di
saraghi fasciati e di corvine.
L'esplorazione è già interessante come si vede a questa quota e
tale da assorbire l'intera durata di un'immersione non affrettata.
Ai più esperti lo stesso percorso compiuto a una profondità di -
40 m. consentirà l'incontro con quelle che definiremmo le vestigia
storiche di Isola.
A
parte gli ancora numerosi cocci d'anfora che è possibile trovare
sul fondo, testimonianza di un passato che vide Isola area di
transito ma anche punto di approdo di tante navi interessate al
commercio di quella famosa salsa di pesce prodotta dal IV secolo
a.C. al V secolo d.C. negli impianti dell'isolotto, oltre a questi
frammenti del passato, dicevamo, l'escursione a questa quota rivela
un'altra interessante scoperta: quella delle ancore della vecchia
tonnara. La prima si trova addossata a una parete coperta di
bellissime gorgonie gialle, priva dell'anello superiore rimasto
forse attaccato alle corde che la sostenevano, un'altra giace su un
orlo di roccia a pochi metri dal fondo, un'ultima è adagiata sulla
sabbia ma manca di una marra. L'incontro con questi oggetti è
certamente emozionante e riporta al periodo felice di Isola quando
la caccia del tonno rappresentava un vanto e una fonte di ricchezza
il cui centro di gravità erano gli impianti donati da Guglielmo II
alla chiesa di Monreale (1176) e poi ceduti in perpetuo al conte di
Capaci.
Non sembri superfluo il consiglio di
non farsi trascinare dall'interesse per questi oggetti e di temere
sempre il rischio di una permanenza ad alta quota. Occhio quindi ai
necessari strumenti di controllo della nostra autonomia e...
arrivederci alla prossima avventura. Noi dell' "SUB Dive Adventure" vi aspettiamo come sempre per divertirci con voi.
Intesi quindi e anche stavolta
arrivederci a presto; restate in onda e di queste notizie niente
"acqua in bocca" ma parlatene perché si diffonda la
conoscenza di un sesto continente "dietro l'angolo" tutto
da scoprire e da difendere. Io resto come sempre "a
esposizione" per dettagli e compagnia.
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