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(foto ©PalermoWeb) |
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Il quadro di Raffaello Sanzio Nel 1516 il giureconsulto Jacopo Basilico commissionò a Raffaello Sanzio, per la chiesa Santa Maria dello Spasimo, un dipinto che rappresentasse l'acuto dolore della Madonna provato alla vista delle grandi sofferenze di Cristo, quando sulla via del Calvario, cadde sotto il peso della croce. Tale dipinto risultò un'opera di grandissima importanza: simbolica per il contenuto e per l'immagine rappresentata. La tela ultimata nel 1520, venne trasportata via mare a Palermo, ma, a seguito di una tempesta che affondò la nave, l'equipaggio finì in mare e tutto il carico venne perso. Solo questa immagine, essendo chiusa in una cassa si salvò e venne trasportata dalle onde del mare fino a Genova. Quando la notizia del ritrovamento si sparse, i monaci palermitani cercarono di riguadagnare il dipinto e con l'intercessione del Papa l'ottennero, ricompensando tutti quelli che lo avevano conservato. Il dipinto venne trasportato in Sicilia e disposto nel luogo a cui era stato destinato, la chiesa Santa Maria dello Spasimo. Nel 1661 il viceré spagnolo Don Ferdinando D'Ayala, che governava a Palermo, lo regalò al re di Spagna Filippo V il quale finse di disobbligarsi assegnando fondi annui al convento degli olivetani che non vennero mai pagati. Il quadro rimase definitivamente in Spagna dove è esposto, oggi, al museo del "Prado" di Madrid. La chiesa Santa Maria dello Spasimo (comunemente conosciuta come "Lo Spasimo'') si trova in quella parte della città storica detta la "Kalsa", fra piazza Magione e via Lincoln, nel mandamento dei Tribunali.La chiesa Santa Maria dello Spasimo (comunemente conosciuta come "Lo Spasimo'') si trova in quella parte della città storica detta la "Kalsa", fra piazza Magione e via Lincoln, nel mandamento dei Tribunali. La storia dello Spasimo inizia attorno al 1506 quando il giureconsulto Giacomo Basilico diede ai monaci di Monte Olivete terreni e rustici per farvi chiesa e convento. Questa chiesa fu voluta , forse, da quest'uomo politico per la sua devozione verso la Madonna che soffre "spasima" dinanzi al Cristo in croce. Nel corso degli anni questo edificio ha subito notevoli trasformazioni. Dopo che il giureconsulto Basilico ebbe donato i rustici e i terreni ai monaci di Monte OliveU, la costruzione della chiesa venne autorizzata da Papa Giulio II il 18 Settembre del 1509. I lavori iniziarono a dicembre dello stesso anno e si sarebbero dovuti concludere entro i sei anni successivi, ma, non fu così. Infatti, anche se furono iniziati, grazie alle contribuzioni dei fedeli ai quali Papa Giulio II aveva promesso indulgenze e grazie, non poterono essere continuati a causa di gravi avvenimenti politici.
LE FORTIFICAZIONI CINQUECENTESCHE Così il viceré di Sicilia don Ferrante Gonzaga pensò di cominciare a potenziare le difese militari dell'isola. Poiché con l'introduzione di nuove armi da fuoco e l'artiglieria il vecchio sistema di difesa non era più sufficiente a tenere al sicuro la città, vennero costruite cinte murarie, bastionate e baluardi. Inoltre, per rendere ancora più difficoltoso far avvicinare il nemico fu scavato un fossato intorno. L'ingegnere militare Antonio Ferramolino nel 1537 iniziò questi lavori nel fianco meridionale della chiesa. Ciò preoccupò molto i monaci olivetani che avevano programmato di realizzare, in quella zona, gli alloggi. Nel 1569 il Senato per esigenze militari acquistò chiesa e convento, i monaci così si trasferirono in altro luogo e il Papa diede al Senato di Palermo il permesso di usare quel luogo in modo profano.
IL TEATRO
LAZZARETTO, MAGAZZINO, OSPEDALE In seguito questi magazzini vennero trasformati in albergo dei poveri e "deposito di mendicità". Nel 1855 una parte dell'ex convento fu trasformata in ospedale, ma, per questo uso venne sconvolto l'aspetto originario del luogo. Nella navata scoperchiata fu realizzato un giardino; sopra le cappelle laterali al primo piano vennero costruite le stanze ospedaliere; negli spazi delle cappelle fu realizzata una chiesa piccola dentro la chiesa grande. Dopo l'Unità d'Italia parte dei magazzini che in precedenza erano stati utilizzati come granai vennero trasformati in deposito di merci varie, compresa la neve proveniente dalle montagne che veniva utilizzata per rinfrescare le bevande e per realizzare gelati.
LA FINE E L'ABBANDONO
LA RISCOPERTA Oggi lo Spasimo è uno dei più bei luoghi di risalto internazionale, ricco di magia che ospita innumerevoli rappresentazioni culturali di tipo teatrale, musicale e mostre L'ITINERARIO IL CHIOSTRO. Entrando da via dello Spasimo e superato l'androne, si scorgono sul fianco sinistro del cortile le prime arcate di uno dei lati del chiostro cinquecentesco che nelle intenzioni dei monaci olivetani sarebbe dovuto sorgere grandioso come la chiesa ma, per gli eventi che lo coinvolsero, non venne mai ultimato. Le arcate, riportate alla luce nel 1996, sono sei sul cortile e due nei locali a seguire verso la chiesa. Poggiano su piedritti (elementi verticali aventi funzione portante) costituiti da un pilastro centrale affiancato ai lati da mezze colonne con capitelli (elementi terminali delle colonne). I capitelli sono, alternativamente, di due tipi: uno con foglie d'acanto e l'altro con palmette stilizzate. LA CHIESA. Lasciando l'ambiente del chiostro e attraversando gli spazi ospedalieri si scorge sulla sinistra uno scalone in pietra creato per raggiungere i piani dell'ospedale. Varcato il portone si giunge in un ambiente coperto con una volta in gesso a cassettoni. Da qui si entra direttamente nella chiesa do/e troviamo l'abside, il coro, la navata centrale e le cappelle Lo stile originario è gotico-catalano con influenze arabe. L'abside è a forma poligonale, ha gli spigoli rimarcati da snelli bastoni, ed è coperta da una volta stellare. Sull'altissimo muro che delimita l'abside si apre una grande finestra monofora sotto la quale è collocato un portale. Il coro è assieme all'abside la parte più integra della costruzione originaria. Ha la pianta quadrata ed è sostenuto agli angoli da quattro pilastri. La navata e le cappelle. La navata, che fino alla prima metà del settecento (pur se in cattive condizioni) era coperta, oggi la si può ammirare a cielo aperto. Ai due lati si aprono otto arconi, quattro per lato, che erano il limite delle cappelle. IL BASTIONE. Uscendo dalla chiesa a sinistra si può notare un arco dell'ottocento e sotto una scalinata di recente costruzione che ci permette di arrivare al bastione che è ciò che rimane delle vecchie fortificazioni del cinquecento, oggi spazio verde. |
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