Fu edificato in breve tempo,
probabilmente fra il 1174 e il 1185, per volere di Guglielmo
II e si compone di tre corpi organicamente concepiti:
chiesa, convento e palazzo reale. L'imponenza e i tempi di
realizzazione dell'opera confermano come la dinastia
normanna facesse ampio uso dell'arte come mezzo di
affermazione e glorificazione del giovane e ambizioso
regno (1130-1260). I re normanni, investiti della legatio
apostolica, artefici della riconquista della Sicilia al
Cristianesimo avevano come riferimento le grandi basiliche
di Costantinopoli e Roma. Inoltre Monreale nata ad affermare
e riconoscere l'impero di Guglielmo II in vita, veniva
edificata in contemporanea ed in aperta competizione con il
Duomo di Palermo, simbolo del potere del vescovo della
città. È pure significativo il fatto che, nel Duomo
monrealese, oltre al sepolcro regio, si trovi, nel fregio
musivo, la raffigurazione del sovrano incoronato da Cristo,
unica in Occidente, dove, dopo il conflitto tra il Papato e
l'Impero, nell'XI sec., non era più pensabile una simile
rappresentazione. Alla realizzazione del complesso
architettonico concorsero i migliori artisti ed artigiani
dell'epoca.
L'omogeneità del progetto d'insieme fa pensare,
anche se non è dimostrabile, ad un'unica mente
organizzativa, che diresse i lavori compendiando non solo i
motivi architettonici ma anche quelli svariatissimi plastici
e decorativi. Gli elementi stilistici più diversi, dalla
pianta della chiesa longitudinale, tipicamente occidentale,
ai motivi tipici dell'arte islamica, quali le colonne
angolari ai lati delle absidi e la linea ogivale delle
arcate, delle finestre, degli archi ciechi, ai mosaici di
chiara derivazione bizantina, si intersecano e amalgamano in
un unicum armonico che non ha eguali.
Il complesso monrealese si è
mantenuto attraverso i secoli senza subire gravi
manomissioni, eccezion fatta per il restauro del 1811 che
comunque non ne ha turbato l'equilibrio. Anticamente
l'insieme edilizio si presentava, a chi proveniva da
Palermo, con le absidi del Duomo e la facciata dell'Abbazia
e del Palazzo reale. Oggi questa visione può essere
ricostruita soltanto idealmente. Del Palazzo reale,
di compatta massa geometrica, forse a più piani, restano due
finestre esterne a feritoia, un vano rettangolare
all'ingresso con bifore ed un atrio di cui rimangono tre
grossi archi ogivali oggi inclusi nell'edificio del
seminario.
Il Duomo ha prospetto
serrato da due poderose torri quadre, a cui nel 1770 venne
aggiunto l'attuale portico che ne occulta una parte; è
decorato da una serie di archi intrecciati e da tarsie in
tufo chiaro e pietra lavica. Questa decorazione si estende
ai prospetti laterali e alle absidi (dove agli archi e alle
tarsie si aggiunge il rilievo di colonnine addossate). Sul
lato settentrionale della chiesa tra il 1546 e il 1569 fu
aggiunto un elegante portico su colonne di Gian Domenico e
Fazio Gagini, sotto il quale si apre un semplice portale
ornato di fasce a mosaico. Le porte in bronzo sono opera dei
più importanti artigiani dell'epoca, quella principale del
1186 di Bonanno Pisano rappresenta 42 episodi biblici con
iscrizioni in tardo latino ed è esaltata dalla ricca cornice
del portale dove si alternano decorazioni plastiche e
musive. Nella parte inferiore della porta troviamo due leoni
e due grifi, simboli della monarchia normanna. La porta
settentrionale scolpita nel 1179 da Barisano da Trani
rappresenta in 28 formelle figure di santi ed evangelisti.
La chiesa, il cui interno basilicale a croce latina lunga (m
102 x 40), è orientata, secondo la tradizione bizantina, ad
Oriente. Le tre navate sono divise da due file di nove
colonne di granito ad eccezione della prima di destra, che è
di cipollino. Provenendo da materiale antico di spoglio,
come i capitelli ornati da cornucopie, foglie d'acanto,
immagini di Cerere e Proserpina, hanno diverse dimensioni e
sostengono archi a sesto acuto di tipo arabo. La crociera a
quattro arcate ogivali, è delimitata da transenne a mosaico
(ottocentesche, rifatte su disegno antico). Il santuario
quadrangolare a tre absidi è imponente per struttura e
altezza.
Tutto l'interno della chiesa, al di sopra dello
zoccolo marmoreo, è rivestito da mosaici a fondo
d'oro (6.340 mq). La qualità dei mosaici non è costante,
variano per finezza di disegno ed espressività. Ciò sembra
rivelare, verosimilmente, che l'esecuzione fu affidata ad
artisti di diversa provenienza, sia bizantini che locali e
musulmani. Il ciclo musivo svolge ordinatamente una
narrazione del mondo secondo la Bibbia, cominciando dalle
sette giornate della creazione e terminando con le attività
degli Apostoli, che fondarono la Chiesa di Cristo sulla
terra, a cui, nell'abside, si aggiunge il Cristo Pantocratore con la corte celeste di angeli, profeti e
santi. Il soffitto, a capriate lignee, policromo fu
ricostruito nel 1816-37 dopo l'incendio del 1811, su disegno
dell'originale. Il pavimento a dischi di porfido e
granito con fasce marmoree intrecciate a linee spezzate è in
parte originale, in parte del 1559.
Altre opere d'arte
sono: tre sarcofagi marmorei del 1846, rifatti sugli
originali distrutti nell'incendio del 1811, contenenti i
resti di Margherita di Navarra e dei figli Ruggero ed
Enrico; l'altare di Luigi IX re di Francia; un reliquiario
marmoreo gaginesco con rilievi (Pietà, Annunciazione, SS.
Pietro e Paolo); altare barocco in marmo con decorazione a
mischio; altare maggiore in porfido, barocco, con ornati in
argento e bronzo dorato, eseguito a Roma da L. Valadier nel
1771; altare barocco simmetrico a quello della cappella di
sinistra; tomba marmorea di Guglielmo II il Buono rifatta
nel 1575, con decorazione a tralci; tomba in porfido di
Guglielmo I del XII sec.; la Cappella di S. Benedetto
(1569), eretta come luogo di sepoltura dei Benedettini,
rivestita interamente da tarsie marmoree e rilievi di G.
Marino (11200) con sull'altare, "Apoteosi di S. Benedetto" di
I. Marabitti (1766); a fianco la Cappella di S. Castrense
in sobria architettura, che contiene un ciborio manieristico
cinquecentesco e un quadro di P. A. Novelli "S. Castrense" (XVII
sec.); nei pressi di questa cappella una statua tardo
cinquecentesca di "S. Giovanni".
Al Tesoro si accede
traversando la fastosa cappella del Crocifisso ricca di
intarsi marmorei e sculture (sull'altare Crocifisso ligneo
quattrocentesco di scuola siculo-catalana) edificata nel
XVII sec. Il Tesoro consta di un reliquiario barocco, detto
della "Sacra Spina", altri reliquari di varia età, una
cassettina di rame forse di età normanna, una pregevole
pisside con figure, un pastorale del XVII sec., vari arredi
sacri e codici.
L'antica Abbazia coeva al
resto del complesso fu ampliata fino al XIV sec. e
successivamente lasciata in abbandono e sostituita dal nuovo
convento. Resta parte dell'ala meridionale con un grande
locale scoperto, forse adibito a dormitorio, il cui
prospetto esterno, visibile dalla villetta del belvedere,
presenta un ordine di bifore sovrastato da monofore.
L'abbazia si sviluppa intorno al
Chiostro
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