Arrivare ad Alcamo
in auto autostrada Palermo Trapani-Mazara del Vallo
uscita Alcamo Est.
in pullmann servizi da Palermo e Trapani
in treno da Palermo o Trapani, fermata Alcamo
Diramazione
Consigliata la visita alla riserva orientata di Monte Bonifato
e Bosco di Alcamo
L'origine del nome della cittadina, appartenente alla provincia di Trapani ed
abitata da circa 43.000 persone, è controversa; sono infatti due le ipotesi
esistenti al riguardo: secondo la prima il termine "Alcamo" deriverebbe dal nome
dell'emiro arabo Al Qamah che la fondò nel IX secolo, secolo che vide per
l'appunto l'ingresso nel palcoscenico dell'isola dei nuovi dominatori arabi.
Secondo un'altra ipotesi, invece, si ritiene che vi possa essere rapporto col
nome di una pianta araba qui coltivata, alqamah, pianta cucurbitacea dal nome
scientifico "Citrullus colocynthis".
Delle due ipotesi la seconda sembra essere
quella più accreditata anche perché del primo sito fondato dall'emiro non si ha
alcuna traccia, tranne che i ruderi di un antico serbatoio di acqua noto con il
nome di Funtanazza, mentre la città nell'attuale posizione venne in realtà fatta
costruire da Federico II nel 1221 alle falde del monte Bonifato. Vi sono alcuni
documenti di studiosi come il geografo Edrisi che parlano di Alcamo già nel 1154
(dal Libro di Ruggero scritto per ordine del Re normanno.
Un altro documento
dell'andaluso Ibn Gubair conferma l'origine araba della cittadina, avendone
ammirato le moschee e i mercati, di cui però appunto non si rinviene traccia. La
particolare ubicazione di Alcamo consente di ammirare un panorama veramente
suggestivo; infatti, posta a 256 m. di altezza, si affaccia su una fertile
pianura costiera prospiciente il golfo di Castellammare, all'epoca detto porto
di Alcamo.
Foto: il castello in scorcio
Monte Bonifato
Monte Bonifato, alto 826 metri, dista circa dieci chilometri dal mare e, data
la sua posizione strategica, vi sorse un abitato fortificato e munito di
castello nel 1328. Nel 1332 Federico III concesse esenzioni fiscali a chi fosse
andato ad abitare nella terra di monte Bonifato. Gli abitanti vennero dalla
sottostante Alcamo, allora semplice casale, e fu un ben preciso ordine regio a
trasferirli sul monte. Terra e castello di Bonifato vennero ascritti al demanio
regio. La vita del centro e del castello di Bonifato fu però piuttosto breve.
Già nel 1340 gli alcamesi trasferiti d'imperio sul monte avevano ottenuto di
poter ritornare nel sito sottostante. Nello stesso anno una squadra di muratori
era al lavoro per ricostruire Alcamo, che accentrerà la popolazione, oltre che
di Bonifato, di altri casali vicini destinati all'abbandono nel corso del tardo
Medioevo.
L'antico casale di Alcamo si avvierà cosi a divenire un importante
centro abitato, con una cinta muraria ed ulteriormente munito di un grande castello,
già attestato nel 1356. Questo, noto sotto il nome di castello dei Conti di
Modica, è uno dei più belli, nonostante le deturpazioni subite, della Sicilia e
i recenti restauri sono stati quanto mai opportuni. Esso sorge nella vasta
piazza della Repubblica, piazza d'armi della gendarmeria aragonese. Sembra esser
fatto edificare per volontà di Raimondo Peralta Conte di Caltabellotta
appartenente ad una famiglia di potenti. In seguito la sua proprietà passò alla
famiglia dei Chiaramonte. Dopo alcuni anni Guarnerio Ventimiglia, di un'altra
potente famiglia, conquistò il sito, ampliò il castello e la Chiesa madre e
diede inizio allo sviluppo di Alcamo che divenne un centro ricco ed importante.
Infine passò ai Cabrerà Conti di Modica.
Quello in effetti era il tempo delle lotte tra le potenti famiglie per il
controllo della produzione del frumento e delle grandi vie commerciali
dell'epoca. Il castello, oltre a subire attacchi da invasori provenienti
dall'esterno, subì spesso incursioni dagli stessi alcamesi come quella del 1392.
Malgrado rifacimenti e trasformazioni, il castello conserva l'assetto originano:
la pianta romboidale e, agli angoli, quattro torri, due cilindriche e due
quadrangolari.
Interessante e lo stemma araldico che compare intagliato nel tufo di un
torrione del castello di Alcamo, come in altri manieri siciliani dell'epoca
federiciana, l'emblema araldico e costituito dall'aquila imperiale mentre
ghermisce tra gli artigli un coniglio. Sino alla fine del XIII secolo l'aquila
viene adottata come figura araldica dei partigiani dell'imperatore e il leone
dai suoi avversari. Pertanto si deduce che la famiglia Peralta fosse appunto tra
i seguaci del sovrano Sembra che, dopo i recenti restauri alle mura esterne, il
castello oggi debba essere adibito a museo etnografico Nei secoli dal XV e XVII
Alcamo fu ordinata pel quartieri e le costruzioni, effettuate da numerosi Ordini
religiosi, espansero l'abitato fuori dalle mura medievali Intorno al 1500 Alcamo
fu sotto la giurisdizione del capitano della giustizia Ferdinando Vega il quale
combatte aspramente le incursioni dei turchi. La città venne cinta da mura
merlate che comunicavano con l'esterno tramite quattro porte Porta Palermo,
Porta Corleone, Porta Gesù e Porta Trapani
Tra il 1574 e il 1575 mentre Alcamo viveva un momento culturalmente molto
fiorente con raffermarsi di scuole con un interesse crescente per le aiti come
la scultura e la pittura, la popolazione veniva decimata da un'epidemia di
peste. Ciò avvenne anche nel XVII secolo.
Un secolo nuovamente positivo per Alcamo fu il XVIII, secolo durante il quale
vennero costruiti molti nuovi edifici sacri come la Chiesa madre. Il periodo
coincidente con l'Unita d'Italia vide molti alcamesi impegnati nel portare
avanti il proprio ideale patriottico Da un punto di vista architettonico in
questi anni i conventi vennero adattati a edifici civili e le mura subirono
interventi che non modificarono l'antico assetto urbanistico.
Testo
fornito dal Comune di Alcamo
Alcamo: continua
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