La sovrana del bancone rimane la Triglia, saporita e d’inconsueto
sapore, rossiccia quella di scoglio per via della sua irritazione, più
bianca e baffuta (barbigli) quella di fondale venduta in varie
pezzature, fresche e invitanti tutte.
"a' trigghia"
Considerato pesce povero per il suo
prezzo commerciale, le Aguglie (augghia) questa qualità è scomparsa
quasi del tutto dalle nostre tavole.
Un pesce di cui i palermitani sono
ghiottissimi sono “ i scurmi” sgombri, un pesce azzurro per eccellenza,
screziato sul dorso e argenteo sul ventre, appropriato in molte ricette
isolane, i panormiti lo preferiscono “allinguato” o arrostito,
all’occasione comprano “gli uocchi gruossi” di pezzatura un pò più
grande che si prestano molto bene per essere arrostiti alla brace.
Le “vope” (boga) pesciolini delle
famiglia degli sparidi con occhi grossi, dalla argentea livrea con
sfumature gialle, dalle carni pregevoli elaborati con la cipollata
all’agrodolce, per definizione palermitana pesce popolare, come
altrettanto è definito il sugarello “sauro” di questa specie locale ne
esistono tre tipi dalla colorazione argentata con riflessi iridescenti
sui fianchi che formano una linea di scudetti ossei, dando fastidio
durante il loro consumo, per questo motivo vanno rimorsi con un coltello
prima della cottura, le sue carni sono prelibate.
Poca prelazione trova “a linguata” (sogliola) delicatissima e pregiata
per le sue carni, adatta per i bambini, viene pescata tutto l’anno e non
manca mai sul banco del pescivendolo.
Carni prelibate prospettano le “ajule” (marmora), piccolo sparide dal
colore argento chiaro con righe verticali sul fianco, presente tutto
l’anno ha un costo particolare.
Il più delle volte nel banco prevalgono
le varietà delle razze “picara”, grandi e tagliate a trance, scuoiate
dalla loro pelle si cucinano in umido, piccole o piccolissime vengono
fritte, o la pescatrice (giurana di mari) diviene un ottimo ingrediente
per una zuppa, e in essa non deve mancare lo scorfano rosso “scuofanu”
il più pregevole o nero e lo scorfanotto tutti pesci adatti per il brodo
come anche la gallinella “fagiano” un pesce dal colorito rossastro e la
testa tozza.
"i scuorfani"
Le differenti specie dei piccoli squali commestibili non mancano mai, il
gattuccio o il bianco e tenero pesce “palombo”.
La Sciabola “spatola” è un serpentone che
può raggiungere anche i due metri, ha un corpo nastriforme e privo di
squame e dalla colorazione argentata in modo uniforme, dalle carni
gustosissime viene venduto e tagliato a pezzi o filettato per realizzare
gli involtini.
Il passaggio stagionale impone la presenza delle Seppie “sicci” nei mesi
primaverili, da esse il pescivendolo ne estrae la vescichetta con il
nero che metterà da parte per le massaie che prepareranno degli ottimi
spaghetti con il nero.
Molto apprezzate sono le carni bianche
dei “palamiti” (palamita) un pesce di considerevole dimensioni
appartenente alla famiglia degli scomberomoridi, tagliato a trance
ottimo per essere arrostito o in umido per la zuppa.
"i' tuorari"
A questa famiglia di molluschi
appartengono i calamari e i totani “todari”, dal corpo allungato con due
pinne triangolari ai lati e terminano con dei tentacoli di cui i
calamari ne posseggono due più lunghi, hanno un colorito madreperlaceo
con riflessi porporini, l’abile “piscaiolu” dopo averli privati dai
tentacoli a cui leverà gli occhi e la bocca, il corpo sarà privato dalla
pellicina, se lo richiedono i clienti lo ridurrà ad anelli per ricavarne
una piacevole frittura.
La frittura che è tipica nella cucina palermitana, non nasconde una
certa predizione per i pesci più piccoli: maccarroncino, triglioletta,
sicciteddi e calamaricchi (calamari e seppie), considerata da molti
povera e popolare.
Il polpo “purpu” merita un discorso a
parte, essi possono sopravvivere al di fuori del loro habitat, mantenuti
con acqua di mare al minimo tocco si ribolliscono: i “maiolini”sono
molto preferiti dai palermitani che li gustano in tante maniere, dalla
semplice bollitura con acqua salata e conditi con limone o all’insalata,
a quelli più piccoli “moscardini” preparati “murati”.
Di colore rosso vivo o rosa si colora il banco con la mostra dei
crostacei: gambero “ammaru”, gamberetti, gamberone reale e “imperiali” (mazzancolla),
scampi, cicale, astici “liafanti” e aragoste “arauste”, non molti
frequenti sono i granchi o la grancevola “ tarantula di mare” dai cui si
ricava la polpa per condire la pasta.
"l'ammaruni"
Non sempre il pescivendolo nel suo banco
tiene i frutti di mare, demandato per questa vendita il rigattiere
specifico, “cozze nivuri” (mitili) dal guscio nerazzurro, ottime
mangiate crude con un goccio limone e, vongole “accelli” nere o grigie e
veraci non mancano della loro presenza, quest’ultimi mantenuti in acqua
per spurgare sono ottimi per gli spaghetti.
"frutti di mare"
Dietro i banchi si pulisce il pesce,
anche in questo caso la maestria è un elemento indispensabile, i
lavoranti assicurano ai propri clienti tutta quella preparazione
indispensabile per la loro cottura: filettatura e taglio, squamazione e
viscerazione, sgusciatura e asportazione per effettuare la bollitura o
arrostirlo.
"pulizia del pesce"
Lavoro duro quello del pescivendolo,
peculiare per i palermitani, attento conoscitore delle specie ittiche
che raziona la mattina presto per poi dedicarsi alla sua vendita che
appronta tutto il giorno divisa tra il sociale e l’elemento acqua.
Alcuni si sono adeguati ai tempi
riuscendo a preparare involtini di spatola e di sarde a beccafico,
insalate di mare, salsiccia di pesce spada, polpette di sarde, pesce
marinato e finanche l’elaborato per la pasta.
Differenti negozi sono distribuiti nei
vari quartieri della città e diversi pescivendoli offrono le stesse
condizioni di vendita, addirittura è nata una moderna usanza detta di
“urdinazione” cioè il cliente con una semplice telefonata si assicura il
pesce più nobile: saraghi, pesce spada, tonno, cernia, ecc., in
barba al prezzo.
Ma nelle borgate arriva puntualmente con
la sua motoape attrezzata di tutto punto, perfino per il lavaggio del
pesce, quello ambulante dove trova sicuramente i suoi clienti
affezionati (i parrucciani).