IL PESCE:
U' PISCIAIUOLU PALERMITANO |
<Segue Alla “Vucciria” i palermitani si recano
per comprare il pesce, anche se non si abita più in quella zona e si
viene dalla parte opposta della città. |
Il pesce spada, "u pisci spata", sui tavoli di marmo viene
solitamente tagliato a pezzi, dalle capaci mani del pescivendolo che
armeggia una vistosa mannaia (particolare coltello) per facilitarne la
scelta della parte da cucinare proprio come se fosse una porzione
bovina, e la zona della testa viene esposta con il suo trofeo che è la
spada quasi a coronare questa sua qualità, nel periodo maggio-giugno
viene spodestato solo dalla presenza massiccia del tonno,
“a Tunnina”,
nero e lucente presentato con un garofano rosso infilato in bocca per
indicare la diminuzione del prezzo giornaliero.
"u pisci spata"
L’umile sarda, "a sarduzza", il pesce dei poveri per
eccellenza, non manca mai, che l’abile aiutante pulirà e li ridurrà “a’
linguata”, cioè aperta e diliscata come se fosse una sogliola, preziosa
per preparare la famigerata pasta con le sarde o le polpette, questo
tipo di sarda “allingata” si presta molto bene per allestire le sarde a
beccafico.
"a sarduzza"
Varie sono le specie di questo pesce,
oltre alla sarda comune si trova “l’alaccia” (cheppia) un po’ più grossa
di dimensioni viene allingata e marinata nell’aceto e successivamente
panata con il formaggio dei poveri (mollica) e fritta, l’acciuga o alice
marinate e gustate crude.
E consuetudine dei palermitani che faccino pulire il pesce dal loro
pescivendolo di fiducia, facendolo privare dalle interiora e squamarlo
e, approntarlo per la cottura.
Il pescivendolo di fiducia è talmente rispettoso che avvicinandosi al
cliente affezionato gli dirà che quella partita di pesce scelto non sta
per lui facendogli capire di comprare altro.
“A putia”, la bottega, che da noi dirompono dall’interno verso
l’esterno, creando un avvicendamento verso il cliente che passa e
osserva.
"a Putìa cu' putiaru"
Il copioso banco preparato di buona ora,
con un gran suolo di ghiaccio per mantenere fresco il pesce e attorniato
di verdissime alghe per reggere l’odore del mare, comprate in un
rigattiere che fa questo lavoro, si arricchisce durante la sua
preparazione di diversi esemplari dai nomi spesso strani e
indescrivibili, sono i mari siciliani che favoriscono l’abbondanza di
pesce specialmente nel periodo primavera-estate, nella parte alta
saranno sistemati i pesci più pregiati e argentati con una certa
proporzione: “Mirruzzi” (merluzzi) è il principe dei gadidi, da noi
vengono pescati i naselli, che per la bontà delle carni viene indicato
per quelle persone un po’ sofferenti e per i bambini, assicurati dalla
coda alla testa e fissati in bocca formando un anello si dispongono per
la bollitura, accanto piccoli emergenti “puddicineddi” (pesce spada di
piccole dimensioni) smessi interi e venduti per tali.
I saraghi, “saracu” con la loro livrea
argento-azzurra, vasta famiglia degli sparidi, da noi viene pescato
quello”imperiale”, ottimi per la cottura alla brace, di solito il
pescivendolo secondo la grossezza preferisce tagliarli a fette, come
“l’Alalonga” (Alalunga) uno scombride molto noto, più piccolo del tonno
che i francesi chiamano tonno bianco, di colore argento-azzurro scuro
viene venduto a fette.
Abbinati ai merluzzi si trovano le “mustie” (lupo di mare) una specie di
nasello di scoglio dal corpo allungato di colore grigio-roseo con carni
delicate, ma piuttosto molle adatto per i bambini.
Dal dorso giallo-azzurro con carni sode e
molto apprezzate dagli avventori si presenta con grosse taglie l’Aricciola
(Alicciola) accanto se è presente la Cernia “precchia ‘mpiriali” altro
notissimo perfide dal colore bruno-giallastro e dalle carni molto
prelibate.
"i muletti" |
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"a marciaracina" |
La presenza del Dentice (Dentici) comunemente conosciuto come “pauluottu”,
è evidenziata dalla bella forma di questo frequentissimo sparide dal
colore roseo-azzurro e della sua stessa famiglia appartiene “l’Uvaro”
meno pregiato ma dalle carni delicate, i saraghi , le occhiate “ucchiata”,
le orate e le salpe "manciaracina", pesce meno pregiato che vive nelle
praterie di posidonie di cui si ciba, ma dalle carni molto saporite,
scartato dai palermitani per via del suo sapore che a volte sa di
petrolio, come pure “i muletti” (cefali) che vivono in vicinanza delle
coste o dei porti e si nutrono di ogni tipo di residui.
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