Altre due tele di grandezza parietale con scene della sua vita fra
cui il suo martirio e quando era relegata in carcere si trovano sempre
nella medesima cappella e, sono state eseguite dal pittore trapanese
Onofrio Lipari nel 1758.
Il giorno della festa a lei dedicata la maestranza portava in processione
il simulacro argenteo fino in Cattedrale, ad essa partecipavano anche i
frati Minimi, oggi la maestranza che è stata trasformata in confraternita
esiste ancora, per diversi vicissitudini esercita la sua funzione in un
altro luogo.
La
seicentesca statua argentea raffigurante Sant’Oliva ancora adesso si trova
esposta all’interno della sacrestia della chiesa di San Francesco di Paola
dove rimane dimenticata.
Il Mongitore ci ricorda che la statua realizzata nel 1620 fu fatta
eseguire dal sartore Giuseppe Taranto che spese 3000 scudi.
L’opera che non presenta punzonature tranne la corona d’argento che
evidenzia il marchio del console degli orafi e argentieri di Palermo
Gaspare Leone in cui e impresso l’anno 1765, sicuramente un’aggiunta
successiva.
Venne realizzata secondo un’usanza in voga nei secoli XVII –XVIII in
lamine sbalzate che rivestono lo scheletro di legno e comprendono le parti
del tronco assunte dalle vesti che la ricoprono, ne fanno eccezione la
testa, le mani ed i piedi che sono stati fabbricati a gettata e rifinite a
cesello.
Nella mano sinistra reca un ramoscello d’olivo in argento cesellato che da
un lato si mette in evidenza un cartiglio con la scritta Sant’Oliva e
dalla parte opposta la scritta sartore con il loro emblema, un paio di
forbicine, con chiaro riferimento alla relativa maestranza che la
commissionò in quanto non tutte le confraternite si potevano permettere di
farsi realizzare un simulacro d’argento se non facoltose.
Nella mano destra porta il libro delle sacre scritture simbolo della sua
esistenza e codice singolare della sua pubblica professione di fede.
Nel
piano della cattedrale verso la fine del seicento, la precedente balaustra
marmorea fu arricchita con statue di Santi, alcuni dei quali legati alla
storia della città, tra di esse nella direzione del cassero.
Nel 1656 Carlo D’Aprile
scolpì Sant’Oliva in posizione eretta con i simboli del martirio e della
fede.
La vita di Sant’Oliva come quella di Santa Rosalia mostrano diverse
similitudini, la nascita di entrambe in famiglie nobili, la decisione di
lasciare la casa dei genitori per seguire un’ideale che era quello della
fede in Dio, infine l’incertezza della sepoltura.
Ma ciò che più conta nei rispettivi culti, è l’aspettare inutilmente il
giorno in cui si rinverranno le rispettive spoglie.
Identico pellegrinaggio nei
luoghi di antica sepoltura delle due “Santuzze”, spento completamente oggi
quello per Oliva, solo nel medioevo poteva essere più frequente, ma poi si
è affievolito, sino a divenire un ricordo per i palermitani.
Chiese, altari o semplici
statue della Santa si trovano un pò sparse per la provincia di Palermo,
solo a Termini Imerese esiste una chiesa a Lei dedicata, ed ad Alcamo, è
patrona delle città di Raffadali e Pettineo.