Proposito principale di tale
ordine, era quello di svincolare i cristiani schiavi dagli infedeli
musulmani, che in quel periodo infestavano il mare mediterraneo facendo
razzia d’ogni cosa compresi uomini e donne, rendendoli schiavi e uccisi
perché professi della religione cattolica.
I Mercedari, vestirono
un saio di colore bianco come riferimento alla purezza della Beata Vergine e
si fregiarono di un emblema di colore rosso e oro che richiamava lo stemma
Aragonese poiché chiesero protezione al re Giacomo I d’Aragona.
La loro regola comprendeva
tre voti ordinari: castità, povertà e ubbidienza ne aggiunsero un quarto,
che era quello di scambiare se stessi con colui il quale rinnegava la fede
cristiana perché schiavo e quindi merce di scambio.
L’ordine diffusosi in tutto
il regno spagnolo arrivo anche in Sicilia nel XV secolo con privilegio dato,
in Vagliadolid nel 1463 da re Giovanni al Padre Maestro Gomezio di Bosega,
di poter fondare nella capitale del viceregno un convento.
A Palermo furono ospitati
nella piccola chiesa normanna di Sant’Anna ubicata nel quartiere Capo
appartenente alla confraternita della maestranza dei "Frinzari"
lavoratori di frange, limitrofo ad essa costruirono un piccolo convento, ma
ben presto il connubio con i confrati si scisse e i mercedari furono
costretti a costruirsi nel 1482 una propria chiesa accanto al loro convento
sul terrapieno che si affaccia sulla piazza del capo, sfruttando l’orografia
del terreno realizzarono un ‘oratorio ad unica navata con il presbiterio
semicircolare e tre altari in ambi i lati, poggiando il tutto su due livelli
e correlando l’accesso alla piazza con una piccola scalinata.
Il prospetto della chiesa in
pietra da taglio venne in un secondo tempo rifatto e intonacato, l’interno
subì nei secoli passati diverse modifiche e ristrutturazioni, l’ultimo
rifacimento della facciata risalgono al 1931 e il portone d’accesso fu
sostituito nel 1885 con l’attuale, proveniente dalla chiesa dei Settangeli
e, correlato da una cancellata di ferro battuto.
All’ingresso due colonne in
marmo bigio sostengono un coro ligneo di fattura neobarocca, nel 1910, la
cantoria si arricchisce di un organo a canne, l’altare principale possiede
un bellissimo paliotto in marmi mischi e lapislazzuli proveniente dalla
distrutta chiesa del Gran Cancelliere.
La costituzione di una
compagnia di laici avvenuta verso la fine del cinquecento, voluta fortemente
da alcuni padri mercedari, permise di stilare i primi capitoli e resi
ufficiali con atto pubblico il 1 giugno del 1683 presso il notaio Antonino
Lo Faso.