<Segue La congregazione, che per tutto l’anno
insegue questo momento culminante nella festa, si prepara affinché riesca
tutto bene.
Prepara “i sette mercoledì solenni” con l’esposizione del Santissimo
preceduta dall’uscita del simulacro dalla cappella, che si effettua il
primo mercoledì, con la processione all’interno delle navate della chiesa
per sostare davanti all’altare maggiore. |
La domenica, l’ultima del mese di luglio,
in mattinata la confraternita al completo, vestiti di tutto punto con i
classici abitini color muschio con tanto di scapolare e placca devozionale
con l’effige della Vergine, cinto alla vita da un cinturino che regge la
coroncina del rosario, assiste al solenne pontificale e all’occasione è
offerto un omaggio floreale che andrà a rivestire il fercolo.
Nel pomeriggio, tutto è pronto, attraverso “lo
scalo” come viene definita la pedana, il fercolo si procura la via
dell’uscita, con millimetrica precisione e oculatezza dei portatori
raggiungere la piazza tra gli applausi della gente che ha assistito con
trepida commozione, mentre la banda musicale inneggia inni solenni, sono
esplosi colpi di mortaretti in segno di gloria.
La processione si snoda lungo un percorso
rituale, per mischiarsi tra i poveri mortali e comincia a circondarsi fra
le case fatiscenti del quartiere, dove la gente ad ogni sosta si lascia
abbagliare da quella luce che emana la statua della Vergine.
Il prefetto di “vara”, inerpicato sul fercolo accompagna i bambini ceduti
dalle braccia sorrette dei genitori, per avvicinarli alla Vergine per
essere tastati, le tante mani protese fanno giungere vari fazzoletti che
toccheranno l’effige e saranno riposti gelosamente tra le cose più care.
Ancora una volta si ripete un vecchio rituale, quello della
“benedizione” dei bambini, che con un umile gesto li fa accostare alla
Vergine Maria.
Una lunga scia di popolazione accompagna la processione, che si spinge
fino oltre il limite del mandamento, per portare una contenuta
testimonianza dell’amore della Vergine per i suoi fedeli.
A sera tarda perviene nuovamente in Piazza Carmine per accelerare il suo
rientro in chiesa, si prepara con dovizia il ritorno, il fercolo con le
spalle rivolte verso il portone d’entrata si prepara a ripercorrere di
corsa “lo scalo” che porterà la statua dentro la basilica.
I portatori uniti per l’ultimo sforzo vengono aiutati da gente comune,
allo squillo di tromba tutto è pronto, una lunga corsa è il fercolo tra
applausi e note musicali viene deposto nella navata centrale della chiesa.
Dopo la benedizione, il fercolo viene spogliato dalle ghirlande di fiori
che vengono suddivisi ai fedeli che estenuanti si allontanano.
L’indomani tutto ritorna come prima, il
mercato ha scordato quel momento fulgente che ha fatto dimenticare la
miseria umana, “ lo scalo” è scomparso per far posto a bancarelle, cesti e
genti.
In chiesa per tre giorni il fercolo rimane ai
piedi dell’altare, per aspettare il mercoledì successivo, dove sarà
celebrata con tutta la confraternita presente, una messa di
ringraziamento.
Dopo tre circonvoluzioni delle navate, la
statua rientrerà nella cappella da dove era uscita, per dieci mesi resterà
chiusa al suo interno, nascosta alla vista dei fedeli che incessantemente
verranno a trovare la Vergine, prostrandosi ai suoi piedi per una semplice
preghiera, ricoperta da un sacco di tela si custodirà per essere esposta
l’anno successivo dal mese di giugno fino a luglio inoltrato, una grande
porta nasconderà, agli occhi indiscreti, questa ridondanza di argenti.
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