Specie di zuccotto di tuma fresca dolcificata, che incontro poca fortuna nel palato
dei palermitani, che alla fine sostituirono con la ricotta dolcificata e
foderata in seguito con pan di Spagna, verso la metà del
1700 nei conventi assunse la forma definitiva.
Sicuramente il riferimento
è attribuito all’odierna cassata al forno che tutti conosciamo bene
e che non era ascritto alla cassata alla siciliana nata in un secondo
tempo.
La conosciutissima
"cassata alla siciliana", rinomata in tutto il mondo, è una creazione
di uno dei tanti pasticcieri palermitani che hanno saputo trasmettere il
loro estro creativo in qualcosa di semplice ma sublime.
Un certo cavalier
Salvatore Gulì, la cui rinomata pasticceria era sita lungo il Cassero,
oggi Corso Vittorio Emanuele, limitrofa a Palazzo Belmonte-Riso, nata nel
lontano 1812 ben presto s’ingrandì per la produzione d’ottimi manufatti
dolciari tra cui la frutta candita, la cui esclusiva era la famosa
"zuccata" che esportava sia all’estero sia in Italia.
La trovata di utilizzare la
frutta candita e, in special modo la zuccata soprapposta in
quella torta spoglia, venne proprio a lui nel 1873, quando per la prima
volta in un’esposizione di Vienna volle presentare la sua nuova creazione:
la cassata alla siciliana il cui eccipiente principale era proprio la sua
rinomata zuccata.
La Sicilia regione che
possiede molte materie prime, ricca di zucchine di ogni genere, sì
"escogita" la zuccata, che un tempo le abili suore della Badia del
Cancelliere di Palermo producevano in abbondanza nell’orto del loro
convento, la faranno diventare un tipico ingrediente della pasticceria
isolana.
Di solito si usa la qualità
di zucca lunga (a tromba), in dialetto è detta "Cucuzzuni" o Cocuzza
Baffa allungata e cilindrica, essa è conosciuta in botanica con il
nome latino di "Cucurbita Lagenaria" e raggiunge grandi dimensioni con un
peso ragguardevole.
Questo ortaggio
appositamente trattato, veniva tagliato a pezzi di piccole dimensioni
dalla lunghezza di 20-30 centimetri e dalla grossezza di appena un dito,
questi si ponevano in salamoia, alternando per tre giorni l’immersione in
acqua naturale.
In un secondo tempo, i
pezzi, si sciacquavano in acqua corrente e quindi asciugati al sole,
asciutti si mettevano a bagno in uno sciroppo a base di zucchero, di una
discreta concentrazione e alquanto cocente e, li rimanevano per un certo
periodo, rimosse dallo sciroppo si mettevano ad asciugare a temperatura
ambientale, così era pronta la zuccata.
La frutta seguiva lo stesso
procedimento, dopo essere lavata in acqua corrente, si escludeva
dall’immergerla nella soluzione salina, direttamente nella sciroppata
avendo la cortezza di usare i frutti indenni e in alcuni casi si toglieva
la scorza.
Preparare
una cassata è abbastanza macchinoso, nella scodella svasata bisogna
spendere al fondo uno strato di pan di Spagna, foderare i bordi con
spezzetti di pan di Spagna e pasta reale di color verde, avendo la
cortezza di usarli nella stessa misura e alternandoli, riempire con la
crema di ricotta farcita di pezzetti di cioccolato fondente, preparata in
precedenza a parte. (prendere la ricotta fresca e passatela al setaccio,
aggiungere lo zucchero e gli altri ingredienti mescolare bene in modo da
farne una crema omogenea)
Lasciare raffreddare,
affinché si solidifichi, alcuni la chiudono con un altro disco di pan di
Spagna, quindi capovolgere la torta su un vassoio, successivamente
ricoprire il tutto con la glassa di zucchero.
Nel momento in cui questa
sarà solidificata, aggiungere la frutta candita, formando un disegno con
al centro un mandarino, alla fine decorare con uno sciroppo denso di
zucchero utilizzando una siringa per dolci.
Cassate grandi, piccole,
"cassateddi", minuscola cassata formata da un anello di pasta reale e
riempita di crema di ricotta, per abbellimento al suo centro si trova una
piccola ciliegia, e da consumarsi con un boccone.
Di ogni forma e dimensioni,
tutte ben damascate con colori vivaci, riempiono le pasticcerie
palermitane nel periodo pasquale, quasi un monito a consumare le cassate
"cu nn’appi nn’appi cassateddi i Pasqua" dice un vecchio
detto, è il caso di non perdere l’occasione.