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PANORMUS - GASTRONOMIA PALERMITANA

IL DOLCE DI NEVE: IL GELATO

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Ormai i gelati costituiscono una “categoria” gastronomica nella quale si distinguono diverse specialità: sorbetti, granite o gremolate, pezzi duri, spumoni, bombe screziate, coni e briosce con gelato e panna.


E’ consuetudine, durante il periodo estivo, che i palermitani di mattino fanno colazione, seduti comodamente in un bar, consumando una granita con o senza panna accompagnata con la fragrante briosce, quelle classiche a “pagnottella” con l’ombellico che li fanno tanto assomigliare ad una tetta (minna) ed proprio questa specie di capezzolo che viene tirato fuori per inzupparlo.

Famose erano le granite del caffè “Trinacria”, ubicato al quadrivio di campagna che chiuse i battenti nel 1945, oltre per i suoi sorbetti era caratteristico il cameriere Isidoro, per le derisioni ai politici di quel periodo.

Cambiano i tempi e le abitudini, ma certe mode hanno dimostrato di saper resistere all’usura dei secoli, anzi hanno registrato una sempre più crescente diffusione, e il caso del gelato: usando materie prime naturali e, producendo una lenta incorporazione dell’aria durante la gelatura, si ottiene una crema morbida e corposa, è il gelato artigianale che prodotto in piccole quantità non contiene conservanti e ha una vita di pochi giorni, e di solito è a base di frutta stagionale (mantecato), presentati al consumatore nel classico cono di cialda, in coppette e coppe di vetro.

Quello "industriale", nato subito dopo l’invenzione della refrigerazione, produceva all’inizio i classici “ghiaccioli” comodi e dissetanti, mantenuti da una stecca di legno, era di più il ghiaccio che l’essenza che generalmente era un colorante.

L’industria del freddo apre anche in città alcuni stabilimenti dove si producevano chimicamente blocchi di ghiaccio, un vero e proprio parallelepipedo che si utilizzava per uso alimentare.

Qualcuno pensò di utilizzare il blocco di ghiaccio inventando “la grattatela”, chiamata così perché raschiava a mano libera con un arnese (grattaruola) il pezzo di ghiaccio, si aggiungeva uno sciroppo di limone o d’altra frutta e si mescolava energicamente in un contenitore, ancora oggi qualcuno ci prova dando ovviamente refrigerio a chi la gusta e a chi la raschia gli fa gelare le mani.

L’Algida e la Motta, industrie continentali oltre al ghiacciolo produssero “l’Ascaretto” una confezione particolare prodotta con stampi dove il latte in polvere era il padrone diveniva crema-panna rivestita da una platina di cioccolato, il tutto retto da un bastoncino legnoso.

“Fiordifragola”, "camillino", "cornetti" tipo coni rivestiti al suo interno da cioccolato, coppe d’ogni forma compresa quella "del nonno", si competevano il mercato e davano la possibilità a qualcuno di “guadagnarsi il pane”, armati di un contenitore reso isolante per mantenere il freddo, venditori occasionali li rivendevano in spiaggia e nelle “arene” nel periodo estivo o allo stadio e al cinema durante l’inverno.

L’industria ha continuato la sua strada ottenendo sempre più riscontri nelle novità, in tempi più recenti ha creato nuove fogge comprese le “vaschette”, ma il migliore in senso assoluto resta il gelato artigianale dei nostri gelatieri con le loro specialità: tronchetti, cassate siciliane, coppe assortite e preparate con molto estro, soprattutto coni e briosce in ogni periodo dell’anno quasi a estendere il lussurioso richiamo delle estati palermitane.


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