Nelle piazze sistemate a villetta con tanto d’alberatura e aiuole
fiorite, con possibilità di potersi godere il verde si collocavano in un
angolo, chioschi in muratura simili ad un piccolo padiglione in stile
liberty come quello di Piazza Principe di Camporeale, quanto quello di
piazza Alberico Gentile, entrambi oggi sono divenuti eleganti punti di
riferimento per gustare un ottimo gelato, o quanto quelli scomparsi a
piazza Ucciardone e di piazza Castelnuovo.
Gli altri, minori, comunemente considerati popolari, ancora oggi
assolvono il loro compito come quello ubicato nella piazzetta alla fine
del Corso Scinà, punto di riferimento dei sonnambuli delle calde estati
palermitane, o quello di fronte alla cattedrale che incessantemente da
sollazzo alle numerose comitive di turisti accaldati che visitano la
vecchia città e la basilica.
Questi chioschi sono sempre addobbati come una volta, incorniciati da
limoni ed arance appaiate dalle loro foglie sempreverdi; in uno spazio
riservato permane il lavabo dove scorre dell’acqua gelata, nel cui fondo
giacciono i limoni: il tutto attorniato da giganteschi bicchieri e dalla
presenza del contenitore del bicarbonato per osteggiare l’acidità di
stomaco conosciuta in palermitano come “ù sdegnu”.
In questi posti sanno ancora spremere gli agrumi, a mano, con un
marchingegno di metallo, che alcuni si tramandano di generazione in
generazione, la peculiarità consiste nel distribuire la pressione per
evitare di raggiungere la buccia e creare della schiuma con la fuori
uscita degli oli essenziali che rendono amara la spremuta.
A Piazza San Cosimo, all’angolo tra le due piazze, con quella Beati
Paoli, esisteva una tavola d’acqua in muratura, molto antica gestita
dalla dinastia del Sig. Giuseppe Di Pasquale, la struttura semplice in
muratura rivestita di marmo si appoggiava ad uno dei pilastri della
chiesa di San Cosimo e Damiano, ed utilizzava il piedritto per sostenere
delle mensole per la vista delle bibite “Partanna”, al centro era posto
il lavello con due rubinetti, uno per l’acqua ghiacciata, che era
prodotta da una serpentina di piombo all’interno di un contenitore posto
sotto la tavola all’interno della nicchia e, raffreddata dal ghiaccio a
blocchi prodotto industrialmente da una ditta locale e, il secondo per
sciacquare i bicchieri che venivano riposti nella ringhiera d’ottone
che delimitava il perimetro della tavola.
Il Chiosco dei Beati Paoli al "Capo"
Il Di Pasquale offriva agli avventori, oltre alla semplice acqua
addizionata col “zammù”, le famose “Partannine” di vetro consistente, la
gassosa al limone o al caffè, bibite sciroppate addizionate con acqua
potabile ed anidride carbonica (selz) estratta dal “sifuni”, una specie
di bottiglia molto resistente atta a contenere acqua gassata con un
tappo speciale in piombo che era predisposto da un beccuccio e una
manovella, la cui fuori uscita si otteneva premendo la levetta.
La sera, “la tavola d’acqua” dopo aver servito le famiglie di boccali
d'acqua ghiacciata, si serrava recintandola da una carcassa di legno.
Negli anni sessanta, l’evoluzione industriale apportò un notevole
progresso, la “tavola d’acqua” fu trasformata in un piccolo chiosco in
acciaio con tanto di bancone frigorifero, prodotto dalla ditta Zerilli
di Palermo, che permetteva di vendere anche il gelato.
Dopo anni di oblio, la sistemazione delle due piazze a permesso al suo
centro l’ubicazione di un nuovo chiosco in ghisa dalla fattura
ottocentesca, dedicato al piccolo chioschetto che fu del Signor Di
Pasquale, oggi gestito dal nipote Marrone che continua la tradizione dei
vecchi acquavitari, rivolgendolo con un occhio ad una vecchia leggenda
popolare che è nata proprio sul luogo dove è ubicato “ i Beati Paoli”.
Sulla Via Roma, nei pressi del Teatro Biondo ad angolo con la via
Venezia esisteva fino a qualche tempo fa un chiosco che funzionava
soprattutto per gli ospiti del teatro, durante gli intervalli, proprio
di fronte a lui, adiacente alla scalinata che porta a Piazza Caracciolo
(vucciria) il chioschetto, negli anni cinquanta, assorbiva alle varie
esigenze degli avventori che si appropinquavano al banco “dù purparu”.
All’angolo della discesa Maccarronai, attaccato al palazzo comunale,
funzionava un piccolo deschetto di legno ancora esistente propria di
fronte a Lucchese il gelataio.
In periferia, parte integrante della città vecchia, oggi, a Sant’Erasmo
l’antico chiosco dove dava sollievo ai vicini pescatori, è divenuto un
evoluto bar con tanto di pasticceria.
A Piazza Indipendenza, dove anticamente si andava a passeggiare, negli
anni cinquanta un eclettico signore dal cognome Santoro, offriva a tutti
i passanti e i viaggiatori che dovevano recarsi in autobus a lavoro, la
possibilità di una bevanda calda, specialmente nelle ore mattutine,
accattivante il suo caffè che serviva, oggi al centro della villetta il
piccolo deschetto che aveva impiantato si è trasformato in un autorevole
posto di ristoro dove si possono degustare dolci di ogni genere, gelati
di cui è molto rinomato, rosticceria e tante altre leccornie.
Un secondo, più antico, è posizionato
all’angolo del crocicchio con la Via
Cappuccini.
Al Papireto, nella piazzetta Filippine, il vecchio chiosco, ubicato al
lato della piccola villetta, è diventato stagionale, offre soltanto
gelato e bibite in periodo estivo.
L’altro collocato alla biforcazione tra Via Papireto e la Piazza Porta
Guccia, lavora tutto l’anno, oltre a bibite d’ogni genere e al gelato,
anche durante la notte si possono gustare cornetti caldi e caffè.
Il vecchio chiosco del corso dei Mille, che a cambiato impiego, in
qualsiasi periodo dell’anno e in qualunque ora, ai suoi avventori dà la
possibilità di gustare un bel
panino con la milza.
Oggi, scomparsi quasi del tutto, anno perso la loro funzione sociale, il
breve ristoro refrigerante in mezzo ad un capannello di persone era
l’occasione per scambiare qualche chiacchiera e rompere con il ritmo
della vita quotidiana.