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PANORMUS - LUOGHI

Alla ricerca del Genio di Palermo [3/6]

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Il giardino detto anche la “Flora”, assunse un formale schema geometrico utilizzando il quadrato dove i giochi s’identificano nei viali che attraversano in direzione ortogonale e diagonale generando quattro partiture.


L’ideatore, il sacerdote Nicolò Palma, volle accentrare in questo quadrato uno spazio circolare che nel 1780 accolse una fontana con un dodecaedro di marmo e dodici orologi solari ideati da Ignazio Marabitti, atti a scandire il tempo per il sollazzo.

Lo stesso scultore, poiché pensò d’abbellire il magnifico giardino di statue, gli fu commissionato dal Senato palermitano di scolpire una statua raffigurante il “Genius” da collocare in una fontana posta al termine del viale principale che aveva il suo ingresso neoclassico dal lato del mare, in prossimità del cancello che dava acceso all’Orto Botanico.

La statua, del Marabitti, si presenta molto più grande rispetto alle altre che s’incontreranno, essa ha un’altezza di 10 palmi (m.2,56) scolpita con marmo di Carrara ed è collocata su di uno scoglio roccioso posto al centro di una vasca circolare in pietra di Billiemi.

Il vecchio Genio vestito con l’armatura romana, porta sul capo la corona reale, con una mano detiene un lungo serpente che si aggroviglia estendendosi per il tronco, nell’altra mano impugna lo scettro, segno del potere regale.

Alcuni simboli che richiamano le virtù, sono stati posti ai suoi piedi, il cane a personificare la “fedeltà”, a destra una cornucopia segno dell’abbondanza, a sinistra si vede un’aquila dalle ali allargate a rappresentare l’insegna della città.

Riguadagnando l’uscita dall’ingresso laterale organizzato nel 1864 in stile dorico su Via Lincoln, il vecchio stradone D’Alcalà, ci si avvia a sopraggiungere, superata porta Reale la Piazza della Kalsa dove fanno quinta diversi edifici e chiese storiche: la chiesa di S. Teresa del XVII secolo, il Palazzo neoclassico dei Torremuzza, l’istituto delle Artigianelle, il Palazzo Forcella con porta dei Greci che fa da sfondo al mare, per la via che costeggia l’ex convento di S. Teresa e oltre passando la compagine dell’Oratorio della Compagnia dei Bianchi, costruito nella seconda metà del XVI secolo, esso ritiene nel piano terreno la chiesa della Vittoria, oggi mutata in zona espositiva per gli stucchi Serpottiani.

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