La chiesa, in particolare con un’imponente
navata centrale e due laterali, pur mancando del soffitto, è molto bella
nella sua architettura gotico-ispanizzante.
Nel 1520 nella cappella Basilicò in ricco
altare in marmo di Antonello Gagini viene collocato il dipinto lo Spasimo
di Sicilia di Raffaello Sanzio, oggi al museo del Prado di Madrid, intorno
a questo dipinto sono nate diverse diatribe fra gli studiosi, l’altare
smontato nel periodo bellico a presto ritornerà al suo posto.
Dal grande slargo che racchiude due intere
piazze, quella dello Spasimo e quella della Magione raggiungiamo la Chiesa
di quest’ultima dedicata alla SS. Trinità, convenuta ai Cavalieri
Teutonici dal 1197 al 1492, edificata nella metà del XII secolo sul suo
lato settentrionale l’abbazia è articolata attorno ad un chiostro che
mantiene le originali strutture con arcate ogivali sorrette da colonnine
con avvenenti capitelli.
Dal giardino antistante la chiesa che ha
guadagnato la sua originale facciata tardo-normanna, negli anni Venti del
XX secolo e lasciato il portale barocco impiantato nel 1717 consegue la
Via Garibaldi dove insiste tra Palazzo Torre e Scavezzo, la residenza
degli Ajutamicristo ricchi mercanti Pisani, divenuti nobili per la loro
attività bancaria.
La fabbrica quattrocentesca eseguita da
Matteo Carnalivari ha una notevole estensione, particolare è il duplice
loggiato nella corte interna e, il superbo portale d’ingresso incorniciato
da due fasci di bastoni, raccordandosi alle due sovrastanti cornici
marcapiano collegate, al centro, da un rombo con le insegne di Guglielmo
Ajutamicristo, di proprietà dei Califati di Canalotto attuali residenti
per metà, mentre l’altra è stata acquisita
dalla Regione Siciliana che intende adibirla a museo.
Lasciata la Via Garibaldi si apre uno
strano spazio, piazza della Rivoluzione, così denominata in ricordo dei
moti rivoluzionari del 1848.
Intorno alla sua fontana,
tardo-cinquecentesca, il popolo additato dagli insorti si radunava per
protestare contro i Borboni, ed il “Genio” che la capeggiava diveniva
simbolo di libertà, tra le sue mani, i rivoltosi gli ponevano un vessillo
tricolore, la quale cosa non faceva piacere al governo borbonico che per
evitare queste continue gesta, nel 1852 rimuoveva statua e fontana che
furono conservate nei magazzini municipali dello Spasimo.
In questa piazza prima del 1860 vi era
impiantato un mercato detto “fiera” da qui il nome di “Fieravecchia” già
citato in un tabulario della Magione del 1291 ed al centro di essa
esisteva una fontana dedicata a Cerere, trasferita successivamente alla
passeggiata della Marina, dove fu distrutta nel 1816, la fontana attuale
con la statua del genio si trovava presso il convento dei Mercedari scalzi
è vi fu trasferita nella piazza nel 1684, dopo le vicende antiborbonici
ritorno al suo posto.
La statua troneggiante di un longevo
coronato si erge da un monte roccioso, il cui corpo coperto di tunica,
agguanta un grosso serpente tra le mani.
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