L’ex convento dei Padri Teatini, oggi sede della
facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo palermitano, la casa della Martorana,
la chiesa di San Nicolò da Tolentino con l’annesso archivio comunale, la
chiesa di S.Orsola, Palazzo Comitini sede della Provincia palermitana, il
palazzo Santa Croce-Celesti, chiesa dell’Assunta con il relativo convento,
palazzo Ramacca, palazzo Filangeri di S.Flavia, Palazzo Filangeri di Cutò
con il caratteristico portale centrale detto “Arco di Cutò” e l’attuale
Porta di Vicari o S.Antonino per la vicinanza al monastero, costruita nel
1789 sostituì la precedente aperta più a monte, di carattere neoclassica
fu progettata dall’architetto Pietro Raineri, costituita da due piloni
separati nei cui ordini inferiori furono inserite delle vasche marmoree.
Girando sulla destra s’imbocca il Corso
Tukòry che si attiene all’antico fossato cinquecentesco con alcuni tratti
di mura e diverse porte.
Il monastero, appena fuori le mura, si
sviluppa attorno a due chiostri e, la chiesa ad unica navata con cappelle
intercomunicanti, edificati dal 1630, su progetto di Mariano Smeriglio,
nella sua primitiva funzione era adibito ad infermeria per i Frati
Francescani di S.Maria di Gesù.
Notevoli le opere d’arte dedicate al Santo
padovano, un prestigioso crocifisso ligneo opera di frate Umile da
Petralia ivi sepolto.
Dalla parte opposta una strada abbastanza
larga consente l'ingresso a quello che è il più vasto per estensione il
mercato di Ballarò, giacché dipartendosi da Piazza Ballarò all’Albergheria,
originariamente fu il luogo che a dato la possibilità di impiantarsi e
successivamente ingrandirsi per le altre strade limitrofe.
E’ il tradizionale mercato di “grascia”
colorato e vitale, la sua visita, immersi nella folla e la confusione
generale, comporta la stimolazione dei propri sensi dove: colori, suoni,
odori e profumi lasciano affascinati.
Giunti in una piccola piazzetta si notano
le vestigia di Porta S.Agata, anticamente si usciva per la campagna
meridionale, ai lati di essa sono notevoli i resti delle mura medioevali
della città.
Continuando s’incontra il Museo di Paleontologia “Gemmellaro”, allogato in un edificio
neogotico del primo novecento, tra le collezioni che vi si conservano resti
di fossili siciliani e palermitani in genere, minerali e conglomerati
marini, di particolare interesse è la collezione di resti d’elefanti nani,
presenti in Sicilia nel pleistocene e che la fantasia dei siciliani ha
creato su di loro infinite storielle.
All’angolo degli attuali corsi Tukòry e Re
Ruggero raggiunge il Palazzo Reale o dei Normanni (vedi percosso Il potere
politico) la sontuosa reggia che al suo interno incastona un preziosismo
scrigno, la Cappella Palatina, una sintesi d’arte, dove fa notare le
quattro opere capolavoro: il pavimento, il soffitto, l’ambone e gli
splendidi mosaici.
Dal cortile Maqueda si perviene allo
scalone costruito nel 1735 con comode rampe in marmo rosso, l’ingresso
alla Cappella dedicata all’apostolo Pietro è preceduta da una loggia con
arcate a sesto acuto, la parete del loggiato è rivestita interamente da
mosaici che furono realizzati nell’ottocento e raffigurano la ribellione
di Assalonne al padre David, la realizzazione si deve all’aretino Santi
Cardini e, sostituirono gli originali del XVI secolo.
Tra le due raffigurazioni musive, spicca un
pannello dove si evidenzia un uomo sontuoso con tanto di corona, vestito
di corazza e, si mostra in un paesaggio selvoso, ai suoi piedi un cane e
il serpente, un’aquila vola sulla sua testa trattenendo tra gli artigli
dei cappi che si dipartono da un medaglione sostenuto dalla mano di quest’ultimo
dove sono effigiati Ferdinando III di Borbone e sua moglie Maria Carolina.
Chiaramente dall’iconografia trattasi del
discusso “Genio” che ancora una volta mette la propria fedeltà a
disposizione dei potenti.
Qui finisce questo lungo itinerario che ci
ha portato non solo alla scoperta di questo curioso "GENIO DI PALERMO"
!